Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero

Massimo Bontempelli, Costanzo Preve
CRT
2000
ISBN: 
9788887296013

Questo libro, scritto da un grande storico e da un filosofo, mette in atto, cosa molto rara in questo campo, un atteggiamento storico scientifico nei confronti dei vangeli, evitando i due opposti estremi che solitamente prevalgono, cioè quello di considerarli articoli di fede da prendere alla lettera oppure racconti leggendari inverificabili. Essi vanno invece attentamente esaminati, analizzati e confrontati con altre fonti, così come si fa con qualsiasi altra fonte storica, specie se antica. Con questo lavoro di analisi dagli stessi Vangeli canonici emergono risultati sorprendenti: per esempio che la predicazione di Gesù non è un tutto unico ma è divisa in almeno tre fasi ben distinte, che non è durata solo un anno ma parecchi, che Maria Maddalena era la legittima moglie di Gesù; ma soprattutto emerge il senso storico della sua predicazione e si scopre il reale significato della Purificazione del Tempio e dell’Anno di grazia del Signore, che altrimenti restano oscuri e incomprensibili.

Per comprendere tutto questo bisogna però fare una premessa: come magistralmente spiegato dallo stesso Bontempelli nei suoi libri di storia per i licei (Antiche civiltà mediterranee, Milano, Trevisini), l’antica Palestina si costituì in origine con un’organizzazione economica e sociale del tutto simile, nella sostanza, a quella egizia. Questo sistema economico (o Modo di Produzione, per esser più precisi) è stato chiamato dagli storici che l’hanno studiato con la definizione di Antico-orientale.

Esso era caratterizzato dal fatto che la terra, il principale mezzo di produzione, era di proprietà dello Stato, rappresentato dal faraone (o dal re, a seconda delle nazioni); dunque essa non poteva appartenere ad alcun altro, non poteva essere venduta o alienata in alcun modo, e i contadini la coltivavano, per così dire, per conto del faraone. Nemmeno le classi superiori come i sacerdoti e i guerrieri avevano possedimenti terrieri. Tuttavia i contadini non consumavano direttamente ciò che coltivavano come nel medioevo europeo: al contrario, tutto ciò che veniva prodotto veniva portato ai templi dove i sacerdoti dividevano i prodotti e li ridistribuivano ai componenti delle varie classi. Come si vede, un sistema molto simile al socialismo, tant’è vero che qualcuno ha parlato di un socialismo ante litteram o protostorico.

In questo sistema anche gli uomini non potevano essere ridotti a proprietà di qualcuno, vale a dire non potevano essere fatti schiavi, fatta eccezione per i prigionieri di guerra. Questo perché l’economia antico-orientale non avrebbe sopportato il dispiegarsi di forme di economia mercantile, che ne avrebbero minato e alla lunga disgregato il tessuto.

Questa premessa era necessaria per comprendere tutta la parabola (è il caso di dirlo) della vita di Gesù, il senso della sua azione e la sua collocazione storica.

Ai tempi di Gesù infatti, la Palestina era stata già conquistata, prima dagli imperi ellenistici eredi di Alessandro Magno, e poi dall’impero di Roma. In queste condizioni, dell’antico assetto antico-orientale era ormai rimasto ben poco, e quel poco si andava velocemente dissolvendo a causa dell’inserimento in un mercato e in un impero a carattere eminentemente schiavistico. Questo portava come conseguenza che strati sempre più vasti della popolazione precipitavano nella miseria più completa. Si era però conservato in tutto il popolo ebraico un vivo ricordo del modo di vita antico-orientale, che era anche parte integrante delle scritture sacre e delle prescrizioni religiose.

In quel modo di produzione infatti, sebbene vi fosse una rigida divisione in caste, non sarebbe stato possibile che un individuo, anche della casta più bassa, venisse privato del necessario per vivere, proprio perché esso non si basava sulla proprietà privata o sullo sfruttamento schiavistico: in esso ognuno trovava la sua collocazione sociale fin dalla nascita e nessuno era condannato all’abbandono e all’emarginazione dalla società, cosa che invece avveniva regolarmente con l’affermarsi del sistema schiavistico.

Inoltre quel periodo era tanto più rimpianto in quanto era stato il periodo della grandezza di Israele.

Nel periodo storico precedente la nascita di Gesù si creò quindi un moto di reazione spontanea alla situazione di umiliazione, dominazione e impoverimento in cui si trovava ormai il popolo ebreo: questa reazione si basò, come era inevitabile, sulla religione, che per quel popolo era inseparabile dalla politica e anche dalla sua identità culturale e nazionale, anzi costituiva essa stessa quella identità.

Questa reazione si concretizzò nel diffondersi di quelle che vengono oggi chiamate “aspettative messianiche”. Si credeva infatti, basandosi su alcune profezie contenute nella Bibbia, che, in un periodo di decadenza storica e morale di Israele, Dio sarebbe venuto incontro al suo popolo mandandogli un uomo capace di rovesciare la situazione mettendosi alla testa dello Stato ebraico e dei suoi eserciti e di ristabilire la giustizia all’interno e lo splendore e l’indipendenza di Israele all’esterno. Quest’uomo avrebbe dovuto essere prescelto da Dio, un messia (in ebraico mashià) ovvero un Unto dal Signore (messia infatti significa proprio questo, unto, così come la sua traduzione greca Christòs, e si riferisce a un’antica cerimonia di investitura regale in cui il futuro re veniva unto sulla fronte con olio profumato, e questo simboleggiava l’origine divina della sua carica).

Tuttavia questo messianismo, pur costituendo una base comune, venne declinato in diverso modo da diverse correnti all’interno dell’ebraismo. Le due correnti principali furono quelle degli Zeloti e degli Esseni.

I primi interpretarono il messianismo come un invito all’azione indipendentista armata e a una ribellione aperta alla dominazione straniera; infatti, essi credevano, si poteva contare sull’appoggio di Dio che avrebbe aiutato i ribelli.

Vi furono infatti in quegli anni parecchie insurrezioni guidate da altrettanti autoproclamati Messia; ma ognuna di queste fu facilmente spazzata via dalle legioni romane.

La seconda corrente, quella degli Esseni, aveva un’impostazione praticamente opposta: essi interpretavano la decadenza del Paese come un segno che si avvicinava la fine dei tempi e che l’arrivo di un messia era prossimo, ma ritenevano che bisognasse dimostrarsi all’altezza del favore di Dio; in tempi di ingiustizia e immoralità bisognava riportare in vita lo spirito autentico della fede dei padri e vivere in preghiera e in penitenza. Per far questo si ritiravano in piccole comunità isolate e autosufficienti nel deserto o in luoghi lontani dalle città, seguendo una morale rigorista, rinunciando a ogni proprietà e chiamandosi “fratello” l’uno con l’altro. In questo furono in qualche modo i precursori del monachesimo medievale.

Infine vi erano i Farisei, che erano il corrispettivo ebraico degli scribi egiziani; essi cioè lavoravano presso i templi ma non erano sacerdoti e avevano funzioni solo esecutive e amministrative. Anch’essi credevano e speravano nell’arrivo di un messia e ritenevano che la società ebraica dovesse essere riformata, tant’è vero che di fronte all’immiserimento di masse enormi di uomini, e alla loro stessa diminuzione d’importanza nell’ambito dell’economia dei templi, avevano organizzato una rete di elemosine che aiutava i più indigenti; ma pensavano che questo messia avrebbe dovuto dimostrare il suo accordo con Dio annientando i nemici di Israele con i suoi poteri divini o comunque mostrare la sua natura con dei segni miracolosi; fino ad allora essi non avrebbero appoggiato alcun messia per non correre il rischio di essere trascinati nell’avventurismo zelotico.

Questa era la situazione quando Gesù cominciò ad affacciarsi sulla scena politico-religiosa del suo Paese; ma già allora vi era stata una novità importante. Si trattava di qualcuno che aveva cominciato una sua predicazione con delle posizioni che si collocavano in qualche modo a metà strada fra quelle degli esseni e quelle degli zeloti. Costui era Giovanni il Battista; la novità della sua posizione stava nel fatto che egli predicava l’attesa del messia e del regno di Dio che questi avrebbe instaurato (come gli esseni), ma lo indicava come imminente (così come lo volevano gli zeloti) e non in un futuro indeterminato; inoltre, al pari degli esseni predicava il digiuno e la penitenza come mezzo per prepararsi spiritualmente a questo evento e rendersene degni, ma lo predicava per tutti e lo riteneva una possibilità aperta a tutti, tant’è vero che usava il suo rito purificatorio di immersione nelle acque del Giordano (il battesimo), per chiunque volesse convertirsi e non solo per una élite ristretta e isolata, anzi, cercava di diffondere il suo messaggio presso il più ampio numero di persone, mirando evidentemente a coinvolgere, se possibile, l’intera società ebraica.

L’influenza del Battista su Gesù fu senza dubbio grande. Attraverso di lui Gesù, che in un primo momento fu sicuramente un suo seguace, comprese che poteva esistere una terza via fra la ribellione disperata e senza prospettive degli zeloti e lo sterile, per quanto nobile, autoisolamento degli esseni.

Questa via consisteva nel fare leva sulle tradizioni e sulla coscienza religiosa e morale del popolo ebreo per indurlo a una pacifica conversione collettiva, che avrebbe preparato e realizzato quella che noi oggi chiameremmo una rivoluzione non violenta.

Questo progetto non era affatto utopico come potrebbe sembrare a noi oggi, dice Bontempelli, per il semplice fatto che esso si richiamava a una cultura e a delle abitudini di vita (quelle antico-orientali) che erano già esistite e che non erano ancora dimenticate, anzi suscitavano un vivo rimpianto presso molti. Una gran parte, se non la maggioranza, del popolo ebreo era ridotta in miseria o aveva visto peggiorare drammaticamente le sue condizioni: la stessa classe media farisaica era stata degradata nelle sue funzioni e anche nelle classi alte vi erano alcuni che, magari a causa della loro formazione sacerdotale, erano angosciati dal progressivo abbandono delle tradizioni e della religione del paese.

Inoltre una rivoluzione non violenta era allora una via molto più realistica di una violenta, proprio perché, come l’esperienza aveva mostrato, qualunque insurrezione armata sarebbe stata schiacciata senza pietà dalla forza preponderante di Roma, che non tollerava ribellioni all’interno dell’impero.

Gesù però fece un passo ulteriore rispetto al Battista; egli affermò che il tempo era compiuto e che il regno di Dio era già stato decretato a livello divino, ma che per realizzarsi sul piano mondano aveva bisogno dell’attivo concorso degli uomini.

In questa logica si inscrive la predicazione di Gesù, e la sua proclamazione di un Anno di misericordia del Signore, che ha un’importanza centrale nella sua visione.

Questo Anno di misericordia del Signore era un’antica consuetudine giuridica dello Stato ebraico; la legge salomonica imponeva infatti che, ogni cinquant’anni, venisse promulgato un anno nel quale tutte le proprietà venivano restituite allo Stato, tutti gli schiavi, o coloro che erano in servitù per debiti, venivano liberati e tutti i debiti condonati.

Questo era l’obiettivo di Gesù: egli voleva instaurare quello che allora si chiamava “il regno di Dio”, un regno che doveva essere su questa terra e doveva basarsi sulla giustizia e fratellanza di tutti; in definitiva una sorta di socialismo antico-orientale.

Sono fin troppo noti (o forse no) i passi evangelici in cui egli invita a rinunciare ai beni e alle proprietà per mettere tutto in comune, e quello in cui proclama beati i poveri, perché di essi è il regno di Dio: questo è il significato che egli dava alla conversione, e questo era il fine a cui tendeva.

In un secondo momento egli, avendo constatato con delusione che la semplice predicazione non bastava a causare una conversione della maggioranza del popolo, scelse la via più apertamente messianica; scelse quindi di farsi riconoscere come messia e di concentrare su di sé le aspettative e la fede del popolo d’Israele. Ma la sua via non era di mettersi alla testa di un esercito: egli scelse, a costo del proprio sacrificio personale, di farsi riconoscere come il “servo sofferente” profetizzato da Isaia, cioè colui che avrebbe preso su di sé i peccati di tutta la nazione e, espiandoli per tutti, l’avrebbe purificata. Così si sarebbe fatto riconoscere come messia senza tuttavia capeggiare rivolte. Forse pensava anche che, con il suo atto di sacrificio, avrebbe causato un intervento diretto di Dio nella storia.

La “passione” dunque fu coscientemente scelta e voluta da Gesù stesso, il quale si recò a Gerusalemme, dove sapeva che sarebbe stato arrestato, proprio nel periodo pasquale, quando il suo arresto avrebbe avuto la massima risonanza e anche la massima valenza simbolica, venendo a coincidere con il sacrificio pasquale di purificazione. Fatto sta che Dio non intervenne e Gesù morì sulla croce o al massimo qualche giorno dopo.

Egli lasciò così i suoi discepoli (che l’avevano vergognosamente abbandonato durante la passione) disorientati e dispersi, e allo stesso tempo la maggioranza della nazione ebraica non riconobbe in lui il messia atteso.

Il fatto che la fede cristiana si sia invece enormemente diffusa anni dopo la morte di Gesù non ci deve far ritenere, dice l’autore, che questo significhi anche un successo del suo progetto e della sua visione, anzi: la Chiesa cristiana (fondata in realtà da Paolo di Tarso e non da Gesù né da Pietro) ha rappresentato nei secoli l’esatto contrario di questa e l’ultimo e più grosso chiodo apposto alla sua croce.

Questo è in estrema sintesi ciò che dicono gli autori, ma il libro è molto più dettagliato e spiega molte altre cose che qui ho saltato per esigenze di brevità; inoltre la seconda parte del libro, scritta da Preve, tratta delle varie interpretazioni e degli usi più o meno ideologici che del cristianesimo sono stati fatti nella storia della filosofia, ed è anch’essa estremamente interessante.

Alberto Compagnone
Giugno 2000

 

Nota: Massimo Bontempelli è scomparso il 31 luglio 2011. Valerio Bruschini ha pubblicato un suo denso ricordo sul blog La Terra di Nessuno.