Dicono che oggigiorno, e me lo dico anch’io,
niente è più scandaloso di non credere in dio.
Mi piacerebbe proprio essere come te:
felice come un papa e pirla come un re.
Un mio dirimpettaio, un certo Blaise Pascal,
mi ha dato dei consigli per incominciar.
«Mettiti giù in gionocchio, implora, prega e vai,
se fingerai di creder presto crederai».
Allora sai che ho fatto? Ho scelto il mio calvario:
mattina, giorno e sera in giro col rosario.
Intanto tra le ortiche vedo spuntare un saio
proprio della mia taglia! Me lo infilo e «ciao».
Chitarra sulle spalle, capello ben rasato,
verso la mia salvezza eccomi lanciato.
Ma dopo due passi incontro sei bigotte
che tutte emozionate quasi fanno a botte.
Per dirmi «Reverendo, ci canti qualche cosa
di veramente sacro cui la fede è sposa!».
Grattando con fervore le corde con le dita
prima canto «Il gorilla» e poi «Donne di vita».
Gridando «All’impostore» «Al vile» ed «Al bastardo»
voglion tagliarmi i cosi come ad Abelardo.
Mi toccherà, chissà, andare nel Kuwait
ad ingrossar le fila degli eunuchi in «tait».
Oppure tra i cantori, con voce bianca anch’io,
potrò cantar sereno le mie lodi a dio.
Sentendo quel baccano ecco arrivare là
per mia fortuna una dama di carità.
«È pieno di figheta di rammolliti e gay
salviamo chi ha i coglioni se no sono guai.»
Così m’han liberato convinte più che mai
poi m’hanno applaudito e m’hanno detto «Vai!».
Per conquistare il cielo non alzerò una suola;
se vuol venir la fede, venga, ma da sola.
Non ho ammazzato mai, neppure ho violentato,
e da due anni circa non ho più scippato.
E se l’eterno esiste, vede che in fondo anch’io
non mi comporto peggio di chi ha fede in dio.