Parallelismo fra le caratteristiche del capo-branco e dell’»Essere potente»
Il capo-branco di un gruppo (in particolare nei gruppi a un solo maschio, SM) esercita il suo potere su un territorio, domina gli eventuali altri maschi, che hanno un comportamento di sottomissione (femminile) nei suoi riguardi, ha la priorità nell’accesso al cibo e possiede le femmine.
A conferma che l’»Essere potente» non è che la proiezione del «capo-branco» possiamo notare nelle divinità delle varie religioni, al di là delle variazioni culturali, il manifestarsi più o meno completo delle prerogative che caratterizzano il secondo:
- Dominio territoriale: può esprimersi come dominio su un singolo popolo, e quindi su un territorio ristretto [dei nazionali, enoteismo], o essere più vasto, fino ad abbracciare tutto il mondo conosciuto.
- Dominio sui maschi. Può manifestarsi in vari modi nei quali ad esempio i maschi:
- assumono posizioni che segnalano la sottomissione e che originano, con maggiore o minore evidenza, dalla presentazione sessuale femminile delle scimmie [cambia l’orientamento, da dorsale a frontale, e si va dall’inginocchiamento, che in talune culture può evolvere in senso simbolico all’inchino o al cenno del capo, alla prosternazione: si veda la figura 1];
- si sottopongono a mutilazioni sessuali (come la circoncisione) che simboleggiano la castrazione e quindi la femminilizzazione o comunque una riduzione della mascolinità, che rimane così attributo esclusivo dell’»Essere potente»;
- si astengono dai rapporti sessuali.
- Priorità nell’accesso al cibo: ovvero offerte rituali, specie delle primizie.
- Possesso delle femmine: riti matrimoniali, di preparazione all’atto sessuale, consacrazione di vergini al servizio del dio o, al contrario, prostituzione sacra, con la quale il dio manifesta la sua magnanimità nei confronti dei maschi suoi sottoposti. In taluni casi la priorità nel possesso delle femmine è delegata dal dio ai suoi rappresentanti in Terra (jus primae noctis). Non sorprende che se i maschi devono assumere un atteggiamento di sottomissione femminile nei confronti dell’»Essere potente» a maggior ragione lo devono assumere le femmine.
Correlazioni neurobiologiche
La riduzione dell’azione inibitrice del Sistema Limbico sull’R-complex è un evento cruciale nella nostra ricostruzione dell’origine della religione. Noi dobbiamo cercare di confrontare la nostra teoria con ciò che attualmente si sa a proposito del Sistema Limbico e dei neurotrasmettitori coinvolti.
La serotonina è un composto prodotto in alcuni centri nervosi, origina dall’aminoacido triptofano ed esercita i suoi effetti agendo come un classico neurotrasmettitore o come un neuromodulatore (questi effetti sono dovuti ai recettori postsinaptici : i recettori per la serotonina sono molti e diversificano gli effetti della serotonina nelle varie regioni encefaliche. Cfr. Baumgarten & Göthert 1997). «I neuroni serotoninergici sono presenti in tutti i phyla che possiedono un sistema nervoso» (Weiger 1997). I centri nervosi nei quali la serotonina è prodotta sono i nuclei del rafe. Nella fig. 5a sono mostrati i vari nuclei del rafe dei Primati e le loro principali proiezioni. Per quanto riguarda i Rettili, «con la tecnica dell’immuno-fluorescenza indiretta che usa gli anticorpi contro la serotonina, la distribuzione dei neuroni immunoreattivi (5-HTi), per la presenza di serotonina, è stata studiata nel Varanus exanthematicus (Wolters et al. 1985). … Nei rettili possono essere distinti solo due nuclei del rafe: e cioè il rostrale, o nucleo del rafe superiore, contenente soprattutto cellule piccole, ed il grande nucleo del rafe inferiore, che contiene cellule di grandezza da media a molto grande.
Considerando la loro grandezza e la loro posizione relativa nel tronco cerebrale caudale, le cellule serotoninegiche (perchè immunoreattive, 5-HTi) trovate nella parte caudale del nucleo del rafe inferiore sono presumibilmente comparabili a quelle del rafe pallido dei mammiferi, quelle trovate più rostralmente (sempre nel nucleo inferiore), dove prevalgono le cellule grandi, al nucleo del rafe magno dei mammiferi. Non è stata osservata alcuna omologia evidente delle cellule serotoninergiche del rafe oscuro dei mammiferi … . … non sono stati ritrovati gruppi di cellule serotoninergiche (immunoreattive) nell’area immediatamente dorsale al fascicolo longitudinale mediale, cioè in una posizione paragonabile a quella del nucleo del rafe dorsale dei mammiferi …Un primordio del nucleo del rafe dorsale, comunque potrebbe essere nascosto nel nucleo del rafe superiore» (ten Donkelaar 1998, p. 1417). Seguendo il modello di MacLean, nel sistema serotoninergico possiamo distinguere una parte rettiliana (cioè dell’R-complex) ed una parte mammaliana (cioè del Sistema Limbico), quest’ultima formata in particolare dai nuclei obscurus e dorsale del rafe. Le fibre ascendenti che partono dai nuclei pontini raggiungono numerose regioni telencefaliche, tra le quali sono comprese quelle dei gangli della base.
Così l’evoluzione del sistema serotoninergico è un esempio dell’evoluzione del cervello secondo il modello di Maclean. Infatti possiamo distinguere in esso una parte rettiliana, che è un sistema regolatore interno allo stesso R-complex e al midollo spinale; e una parte limbica, che incrementa notevolmente il controllo sull’R-complex e inoltre si collega con il Neocortex, in particolare con la corteccia prefrontale che, secondo MacLean (1978), ci aiuta a comprendere più profondamente i sentimenti altrui. Date le sue numerose proiezioni, il sistema serotoninergico costituisce il sistema più importante di integrazione e coordinazione, fra i tre cerebrotipi proposti da Maclean, finora identificato.
Diverse ricerche hanno mostrato che la riduzione dell’azione serotoninergica potrebbe avere conse-guenze differenti, tra le quali quelle che seguono sono particolarmente interessanti:
- incremento della competizione intraspecifica;
- incremento del pensiero magico;
- epilessia temporale.
La competizione intraspecifica è il mezzo mediante il quale vengono formate le gerarchie sociali all’interno di gruppi di Primati non umani, ed essa è legata alle strutture cerebrali dell’R-complex (MacLean 1973c).
Diverse ricerche hanno mostrato che un aumento della competizione intraspecifica è correlato positivamente con una diminuzione del tono serotoninergico in Primati non umani (Raleigh et al. 1980; Raleigh et al. 1991; Higley et al. 1992; Mehlmann et al. 1994). Queste osservazioni sono in consonanza con la concezione del cervello «uno e trino» di MacLean perché confermano che le strutture gerarchizzanti sono caratteristiche dell’R-complex e che sono controllate dal Sistema Limbico, principalmente attraverso il sistema serotoninergico. Una riduzione del tono serotoninergico pertanto riduce la resistenza all’azione delle strutture gerarchizzanti.
Il pensiero magico, come riportato sopra, è una forma di pensiero che prende origine dalle connessioni temporali tra i fenomeni e stabilisce connessioni irrazionali. Esso è presente in vario grado tra gli esseri umani e si manifesta come superstizioni, credenze astrologiche, rituali minori e alcune innocue fobie. In un certo numero di individui esso può peggiorare e manifestarsi con ossessioni e coazioni.
Secondo il DSM III (1987) le prime sono idee ricorrenti e persistenti, immagini di impulsi che non sono avvertiti come prodotti volontariamente, ma piuttosto come pensieri estranei che invadono la coscienza e come idee senza senso o disgustose. …Si fanno sforzi per sopprimerli. … Le coazioni sono comportamenti ripetitivi e apparentemente indirizzati che sono eseguiti in conformità a determinati rituali ed in modo stereotipato. Il comportamento non è fine a se stesso, ma inteso a produrre o prevenire qualche evento o situazione nel futuro. Tuttavia, il comportamento non è realisticamente connesso con ciò che si vuole produrre o prevenire, o può essere chiaramente eccessivo. (Gli individui civilizzati attuali normalmente riconoscono l’insensatezza di tali comportamenti, anche se la loro attuazione produce un certo rilassamento, ma … cosa avveniva nei primi esseri umani?)
Secondo il modello di MacLean le ossessioni sono pensieri prodotti dall’R-complex che irrompono nel Neocortex e si manifestano a livello cosciente: il paziente li avverte come estranei perché l’R-complex manifesta i suoi pensieri senza un adeguato controllo neocorticale o limbico. La mancanza di integrazione delle funzioni del cervello trino fa sì che l’individuo avverta qualcosa di estraneo all’interno del suo pensiero e che è indipendente dalla sua volontà.
La ripetitività e la rigidità comportamentale delle coazioni sono chiaramente tipiche dell’R-complex, come detto sopra.
Rapoport (1989) ha localizzato nei gangli basali (R-complex) la sede del disturbo ossessivo-coatto (obsessive-compulsive disorder, OCD), ed ha osservato in essi una riduzione del tono serotoninergico: i farmaci che aumentano la permanenza della serotonina a livello sinaptico sono attualmente quelli che meglio curano tale disturbo.
L’epilessia del lobo temporale (o epilessia limbica) non è sempre grave, e spesso può essere priva di effetti clinici evidenti: l’individuo che ne soffre rimane conscio ed esperimenta sensazioni come il dejà-vu, visioni cosmiche, stati sognanti. È stata studiata, fra gli altri, da Geschwind: riferendo tali studi, M. S. Gazzaniga (1985) scrive che nella sua forma base essa causa una intensificazione delle credenze religiose e comportamenti sessuali bizzarri, sebbene non necessariamente insieme. Riguardo l’aspetto religioso, non soltanto si intensificano le convinzioni religiose, ma l’aspetto che assumono diviene erratico, ed il soggetto passa facilmente da una credenza ad un’altra. Secondo Gazzaniga questi fenomeni clinici ci fanno pensare che nel cervello si possa stabilire un equilibrio dinamico fra sistemi che generano ipotesi e sistemi che le accettano come rispondenti a criteri razionali. Lo stato normale consente un certo livello di credenze magiche e irrazionali, ma la condizione patologica, disinibita, abbassa la soglia di accettazione a tal punto che nuove credenze possono essere rapidamente accolte senza accertamento critico. Mandell (1980; vedi inoltre Hooper e Teresi, 1986) ha connesso l’epilessia limbica con la riduzione del tono serotoninergico, in particolare nell’ippocampo. Secondo questo autore, la riduzione del tono serotoninergico può essere ottenuta anche mediante allucinogeni (come l’LSD) od altre attività come le preghiere o i canti religiosi ripetitivi, che sono collegati alla deprivazione sensoriale associata alla vita monastica.
In altri lavori (Ernandes e Giammanco 1992; Ernandes, La Guardia e Giammanco 1996) noi abbiamo collegato particolari abitudini alimentari alla riduzione del tono serotoninergico ed alle sue conseguenze. Infatti, la sintesi neuronale della serotonina, che ha come precursore l’aminoacido triptofano, dipende non soltanto dalla disponibilità di triptofano ma anche dal rapporto nel sangue fra il triptofano (trp) e i grandi aminoacidi neutri (LNAAs, Large Neutral Amino Acids), a causa della competizione fra tali LNAAs e il triptofano per l’ingresso nei neuroni, poiché essi usano la stessa proteina trasportatrice per passare dal sangue ai neuroni (Fernstrom e Wurtman 1972; Fernstrom 1988; Lehnert e Wurtman 1993). Il valore del rapporto «trp/LNAAs», inoltre, tende ad essere correlato con la composizione aminoacidica della dieta (Yokogoshi & Wurtman 1986): così una dieta con un basso valore del rapporto «trp/LNAAs» causa una riduzione della sintesi della serotonina. Fra gli alimenti usati dagli esseri umani alcuni, come il mais o il sorgo, hanno un basso valore del rapporto «trp/LNAAs».
La carenza di serotonina, come riportato sopra, comporta diverse conseguenze comportamentali, come la tendenza verso il comportamento aggressivo o il fanatismo ideologico-religioso.
Fra le popolazioni dell’America precolombiana tali conseguenze si mostravano, generalmente, correlate positivamente con la dipendenza alimentare dal mais. Gli Aztechi soffrivano grandemente di carenza di serotonina, cui essi inconsciamente cercavano di porre rimedio consumando alimenti come l’amaranto o la carne umana che, avendo un alto valore del rapporto «trp/LNAAs», permettevano un aumento della sintesi di serotonina. Pertanto il loro cannibalismo poteva ben essere causato da una deficienza di serotonina causata a sua volta da una forte dipendenza alimentare dal mais (Ernandes & Giammanco 1992).
Per altre parti del mondo conseguenze simili sono ipotizzabili per alcune popolazioni africane od anche europee (Ernandes, La Guardia & Giammanco 1996), ad es. per le popolazioni Balcaniche che dipendevano largamente dal mais: Nel 1913 la Carnegie Endowment for International Peace inviò una commissione allo scopo di accertare la fondatezza dei resoconti delle atrocità commesse dai belligeranti nella I Guerra Balcanica. I Commissari accertarono «che la guerra combattuta pochi mesi prima in Macedonia era stata d’una crudeltà medievale. Stupri di massa, mutilazioni genitali, la popolazione d’interi villaggi scannata nelle case e per le strade, corpi messi ad arrostire sugli spiedi, bambini decapitati sotto gli occhi delle madri» (S. Viola 1997). Da tali osservazioni noi riteniamo che un basso valore del rapporto «trp/LNAAs» nei cibi consumati abitualmente da una popolazione possa costituire un fattore di rischio verso la violenza o l’intolleranza. Sarebbe interessante studiare le abitudini nutrizionali nella storia del fanatismo religioso per trovare possibili correlazioni positive.
L’»Essere potente» e l’»Essere perfetto»
L’»Essere potente» di cui abbiamo delineato la formazione ha il suo substrato neurobiologico nell’R-complex, ed è presente maggiormente nelle religioni.
L’essere umano ha successivamente elaborato il concetto di «Essere perfetto». Tale Essere, frutto di una elaborazione filosofica, ha il suo fondamento nel Neocortex.
La speculazione teologica e filosofica ha tentato di conciliare l’Essere «potente» con quello «perfetto», per lo più tentando di razionalizzare e giustificare azioni associate alla fede nell’Essere potente che sembravano incompatibili con gli standards morali degli esseri umani.
Gli esseri umani sono pervenuti a varie concezioni dell’ «Essere perfetto», come il Deus sive natura di Spinoza, il deismo della maggior parte degli Illuministi, lo Spirito Assoluto dell’idealismo, il «Grande Architetto dell’Universo» dei Massoni. Noi non possiamo fare alcuna scelta a questo riguardo, anche se riteniamo molto più plausibile l’esistenza di un «Essere perfetto», che è l’immagine della parte neocorticale umana, piuttosto che quella dell’»Essere potente», che è l’immagine della parte rettiliana del cervello umano.
[Noi abbiamo delineato la formazione dell’idea dell’Essere potente, a maggiore componente rettiliana; d’Aquili e Newberg, 1999 e 2001, hanno studiato le componenti mistiche del pensiero religioso, rivolgendo in pratica la loro indagine al divino di origine limbica; McNamara ha recentemente evidenziato la componente neocorticale. Noi parliamo di «componenti» rettiliane, limbiche e neocorticali nelle concezioni degli esseri divini, Newberg e McNamara (che fingono di ignorare il «triune brain» di MacLean) ritengono che l’oggetto della loro indagine sia l’essere divino in toto: un giorno o l’altro dovranno ricredersi]
Conclusioni
In ultima analisi le basi biologiche della religione, ovvero la predisposizione genetica al suo instaurarsi, che noi abbiamo supposto all’inizio del nostro studio, si riduce a poche e generalizzate caratteristiche strutturali del pensiero umano, e in particolare:
- alla capacità di attribuire ruoli «dominanti» e «subordinati» all’interno di una gerarchia sociale, e di portare tale capacità a livello cosciente e razionale, ovvero concettualizzandoli;
- alla capacità induttiva di astrarre da osservazioni singole regole generali, e quindi, nella fattispecie, costruire, dal fatto della morte, una teologia basata sul fatto della mortalità [pervenire, dai singoli eventi di morte, al concetto di mortalità generale];
- al rifiuto della morte come termine dell’esistenza;
- alla necessità di trovare un rapporto causa-effetto` per gli eventi osservati [questa necessità può anche dirsi «bisogno di spiegazione»];
- alla capacità di «proiettare» i propri contenuti mentali (idee, sentimenti, valori) attribuendoli agli altri o riconoscendoli in essi. Questa capacità caratterizza, secondo Maser e Gallup (1990) la «mente». Essa può essere «definita come la capacità di (1) riflettere sui propri pensieri e sulle proprie emozioni (cioè essere coscienti di essere coscienti) e (2) usare tale capacità come base per inferire le esperienze altrui (p. 522). Ciò spiega l’antropomorfismo, da mentale a fisico, dell’ «Essere dall’immensa potenza.» Inoltre si deve rilevare l’importanza del linguaggio, il quale, dando all’esperienza concettuale soggettiva e particolare la capacità di diventare collettiva e generale, deve aver permesso la trasformazione della coscienza della morte da individuale a collettiva. Possiamo pertanto aggiungere che il sorgere della religiosità nell’Uomo deve probabilmente aver seguito lo sviluppo del linguaggio.
Nulla di preciso però si può dire sulle concezioni che dell’»Essere (Esseri) potente» ebbero i primi uomini. Le religioni dei popoli senza scrittura non possono essere considerate religioni «primi-tive» od «originarie», avendo anche questi popoli una storia culturale.
Le differenti forme che gli esseri divini e il sacro assumono nelle diverse religioni dipendono dalle strutture economiche e sociali (Harris 1977, 1979) e dalla storia culturale.
L’ipotesi sull’origine della religione che abbiamo precedentemente illustrato si basa su tre punti fondamentali:
- la coscienza che l’Uomo ha del proprio essere mortale;
- la tendenza umana a cercare di spiegare i fenomeni osservabili (in questo caso la morte) mediante cause non osservabili, con un’inferenza di tipo magico;
- l’»Essere potente» come proiezione dell’Uomo, ovvero dell’idea di «capo-branco» che l’Uomo porta dentro di sè.
Diversi studiosi hanno fondato sull’uno o sull’altro di questi punti le loro idee sull’origine della religione; per esempio:
- sulla coscienza di essere mortale: Koestler (1978); B. Chiarelli (1983); Maser e Gallup (1990);
- sul pensiero magico: Gazzaniga (1985);
- sull’ «Essere potente» come proiezione umana: Spinoza; Feuerbach; Freud (1913); Morris (1967)
In questo lavoro li abbiamo tutti e tre collegati.
Ringraziamenti: Ringraziamo i Sigg. Michele Colletti e Renato Serio per il supporto tecnico, e la Sig. Francesca Castigliola per la tempestiva trascrizione del manoscritto; la Sig.na Daniela Carrillo per l’editing e l’aiuto linguistico; il Dr. Maurizio La Guardia per la collaborazione nelle ricerche sul sistema serotoninergico; le Sigg. Angela Costanzo e Giuseppina Raspanti, mogli degli autori, per l’aiuto e i commenti apportati; particolari ringraziamenti per il Prof. Brunetto Chiarelli, che ha seguito lo sviluppo della nostra ipotesi dall’origine, ha contribuito con utili commenti durante il suo sviluppo, e ne ha sollecitato la prima esposizione pubblica al XII Congresso Nazionale della AAI (Associazione Antropologica Italiana), tenutosi a Palermo ed Alia dal 16 al 20 settembre 1997.
Per la versione in italiano si ringraziano inoltre: la Dott.ssa Giuliana Ricciardi per la traduzione e le Sign.ne Jolanda Librici e Claudia La Mela per la trascrizione.
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