Bioetica e clonazione

PREMESSA
LA POSIZIONE DELLA SCIENZA: QUALE PROGRESSO ATTRAVERSO LA RICERCA
LA POSIZIONE CATTOLICA: L’EMBRIONE È UN ESSERE UMANO
LA POSIZIONE DELLA SCIENZA: PRIMA DEL QUATTORDICESIMO GIORNO NON SI PUÒ PARLARE DI EMBRIONE
ALLESTERO SI VA AVANTI
MENTRE IN ITALIA IL VATICANO BLOCCA TUTTO
IL BLITZ A STRASBURGO
IL DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE SULLE CELLULE STAMINALI
CHI SI OPPONE ALLA RICERCA
I RAELIANI E LA CLONAZIONE UMANA
ULTIMI SVILUPPI
PERCORSI DI APPROFONDIMENTO

PREMESSA

Decenni di ricerche biologiche compiute nell’anonimato sono state spazzate via, agli occhi dell’opinione pubblica, dalla “clonazione” della pecora Dolly, avvenuta nel 1997. L’avvenimento ha come al solito scatenato polemiche, dibattiti e interventi interessati, generando alla fine una notevole confusione (ripetutasi nel 2018, quando con la stessa tecnica sono stati clonati due macachi). Un caos che si manifesta sin dall’abuso del termine “clonazione” che, scientificamente, non indica altro che la coltivazione e la moltiplicazione delle cellule, mentre sui media è invalsa l’abitudine di utilizzarlo per indicare individui identici, un po’ come per la produzione di fotocopie o per il copia-incolla effettuato col personal computer. Anche sull’utilizzo del termine «embrione» vi è un’assoluta confusione tra quello che dice la scienza, quello che sostengono i cattolici e quello che passa per i mass media.

Il risultato è la diffusa ignoranza sulla questione e un notevole senso di paura ingenerato nella popolazione dalla paventata possibilità di generare masse di esseri umani geneticamente identici.

Cercando di fare chiarezza, abbiamo anche redatto un piccolo glossario al quale rimandiamo per i termini tecnici utilizzati in questa scheda.

LA POSIZIONE DELLA SCIENZA: QUALE PROGRESSO ATTRAVERSO LA RICERCA

La cellula staminale, in presenza di determinati impulsi, può differenziarsi e moltiplicarsi così da ricomporre i tessuti di vari organi, deterioratisi in seguito a una malattia o a una malformazione congenita.

Perché si raggiunga questo scopo, sono allo studio principalmente due metodi:

  • clonazione terapeutica per via embrionale: si elimina il nucleo di uno zigote umano fecondato, si sostituisce con quello prelevato dalle cellule del paziente, si crea un pre-embrione dal quale si isolano immediatamente delle cellule staminali che, cresciute in vitro, mantengono la totipotenza anche per anni;
  • trasferimento nucleare da cellule somatiche: dal paziente sono prelevate alcune cellule sane che vengono messe a coltura in vitro, moltiplicate e iniettate nel paziente stesso per rigenerare specifici tessuti.

Questo secondo metodo è molto più costoso: inoltre, al momento, il suo utilizzo sembra più impegnativo e offre minori garanzie rispetto al primo.

Si calcola che almeno dieci milioni di italiani siano affetti da malattie potenzialmente curabili attraverso le cellule staminali embrionali: la casistica interessata spazia dai trapianti di midollo e di epidermide al diabete alle malattie neurovegetative (Parkinson e Alzheimer). Si intravedono possibilità di utilizzo anche per i pazienti sottoposti a trattamenti chemioterapici, allo scopo di rinnovare i tessuti danneggiati dall’applicazione.

LA POSIZIONE CATTOLICA: L’EMBRIONE È UN ESSERE UMANO

Nel febbraio 1987 la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò l’Istruzione Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione, meglio nota come Donum Vitae, nella quale il passaggio decisivo sottolineava come «l’essere umano è da rispettare, come una persona, fin dal primo istante della sua esistenza»: un concetto condivisibile, se solo i cattolici non facessero coincidere il «primo istante» con la fecondazione.

Conseguenza di queste tesi è la richiesta di riconoscimento di personalità giuridica per gli embrioni e il divieto di utilizzarli, o generarli apposta, per la ricerca scientifica.

Tali posizioni sono state ribadite anche recentemente dalla Dichiarazione sulla produzione e sull’uso scientifico e terapeutico delle cellule staminali embrionali umane, diffuso dalla Pontificia Accademia della Vita il 24 agosto 2000: esse vengono presentate con una base scientifica che, alle strette, si riduce al documento Identità e statuto dell’embrione umano redatto nel 1989 dall’Università Cattolica romana.

Va ricordato, per completezza di informazione, che Giovanni Paolo II, presenziando al diciottesimo congresso di trapiantologia il 30 agosto 2000, ha perorato come via alternativa la tecnica degli xenotrapianti, ovvero l’uso di organi provenienti da specie animali, non privo di rischi (la rivista Nature ha contemporaneamente diffuso la notizia che i virus PERV dei maiali, innocui per essi, provocano invece leucemie negli esseri umani).

Al fine di giustificare queste nette posizioni di chiusura, il cardinale Castrillon Hoyos è arrivato a formulare un originale versione del concepimento di Gesù, «uno zigote con una dotazione cromosomica propria, nel quale c’era il verbo di Dio… in seguito alla divina azione soprannaturale di fecondazione di un ovulo».

Queste opinioni dimenticano sia quanto sostenuto dai padri della Chiesa (alcuni dei quali giustificavano l’aborto fino al terzo mese), sia da Tommaso d’Aquino, il quale sostenne che la «persona è sostanza individuale di natura razionale» (e la corteccia cerebrale dell’embrione si forma solo parecchi giorni dopo il concepimento), che nel supplemento alla Summa Teologica (80, 4) scrisse anche che gli embrioni non parteciperanno alla risurrezione della carne, prima che in essi sia stata infusa. Ancor più recentemente Jacques Maritain, il più importante filosofo cattolico del Novecento, ha detto che «ammettere che il feto riceva l’anima è un’assurdità filosofica».

Sull’inconsistenza logica delle tesi cattoliche è disponibile, sul sito UAAR, un documento di Marco Musy.

LA POSIZIONE DELLA SCIENZA: PRIMA DEL QUATTORDICESIMO GIORNO NON SI PUÒ PARLARE DI EMBRIONE

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che, dopo la fecondazione e fino all’incirca al quattordicesimo giorno, il prodotto del concepimento potrebbe dividersi dando vita a un parto con più nascituri. Inoltre, allo stato dell’arte non sappiamo quali cellule formeranno la placenta e quali il nascituro: ragion per cui è stata formulata la nozione di pre-embrione, volta a identificare l’organismo in questa prima fase del suo sviluppo.

Lo scienziato scozzese Jan Wilmut, il «padre» di Dolly, ha affermato che «l’embrione diventa persona con la nascita, il momento in cui si taglia il cordone ombelicale ed entra in funzione il sistema nervoso».

Il premio Nobel italiano Rita Levi Montalcini ha ribadito il concetto: «sono del parere che lo zigote (l’ovocita fecondato) allo stadio di morula o di blastula (i primi stadi di moltiplicazione delle cellule dopo la fecondazione) non sia una persona. Ogni cellula di questi elementari aggregati può infatti generare a sua volta una persona completa. In altre parole ritengo che, prima dell’inizio della differenziazione, cellule totipotenti non possano essere considerate un individuo».

Senza la fede, nessuno può ragionevolmente pensare che un gruppo indifferenziato di cellule sia già un individuo. Il problema, comunque, sarebbe solo di lana caprina se gli embrioni (o i pre-embrioni) non fossero utili proprio per la clonazione terapeutica.

Nel mondo vi sono svariati milioni di embrioni e pre-embrioni criocongelati (solo in Italia si stimano in 30.000), prodotti in soprannumero per le pratiche di fecondazione assistita, e la cui «scadenza» non è scientificamente nota. Milioni di potenziali uomini che non diverranno mai uomini perché nessuno li vuole. Che farne? Per la Chiesa cattolica non si devono toccare, al massimo adottare, tanto da spingere il Comitato Nazionale di Bioetica a emanare un provvedimento ad hoc.

Il premio Nobel per la medicina Edmond Fischer ha dichiarato in proposito che «quel che è veramente immorale, e persino idiota, è non usare le nostre conoscenze di scienza e biologia per curare le malattie e aiutare l’umanità».

Qualcuno, interessatamente, arriva anche a fare confusione tra clonazione umana e clonazione cellulare: non sa o non ricorda che i cloni già esistono in natura, e sono i gemelli monozigoti. Tra loro non vi è minore differenza di quella che vi è tra una matrice e un clone.

ALLESTERO SI VA AVANTI

Molti governi hanno identificato nella clonazione cellulare non solo una strada per risolvere una quantità notevole di problemi nel campo della medicina, ma anche un mezzo per far progredire la ricerca biologica nella propria nazione.

Danimarca, Svezia e persino la cattolicissima Spagna si sono date da tempo leggi che autorizzano la ricerca sugli embrioni: in Danimarca è stata consentita anche la creazione di embrioni a uso scientifico.

Nel Regno Unito il 19 dicembre 2000 il parlamento ha approvato il Rapporto Donaldson, già presentato il 17 agosto dal primo ministro Tony Blair, dando il via libera alla clonazione di embrioni umani per scopi scientifici. Confermando da un lato il divieto alla clonazione umana «a scopo riproduttivo», il provvedimento ha autorizzato invece la creazione di embrioni a scopo scientifico.

Una settimana dopo i britannici anche il governo USA ha deciso nuove norme, basate sull’esplicita affermazione che le cellule staminali non possono essere considerate «umane». L’impiego di materiale abortivo è stato autorizzato mentre la produzione di embrioni è stata vietata: conseguentemente si potranno usare solo embrioni congelati creati per le cure di fertilità e in eccedenza rispetto ai fabbisogni delle cliniche. «Possiamo cambiare il futuro dell’umanità», disse l’allora presidente Clinton annunciando la decisione. Gli studi, bloccati dal suo successore George W. Bush, sono stati nuovamente legalizzati (e finanziariamente supportati) da Barack Obama all’indomani del suo insediamento.

Anche il cancelliere tedesco Schröder ha affermato, il 20 dicembre 2000, che «ci si deve anche chiedere se non sia giusto permettere anche in Germania le tecniche della selezione genetica degli embrioni attualmente vietata qui ma consentita altrove».

MENTRE IN ITALIA IL VATICANO BLOCCA TUTTO

Dal 1990 è poi operativo il Comitato Nazionale di Bioetica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, quasi sempre presieduto da esponenti cattolici. Nonostante la formulazione di diversi documenti (22 giugno 1996, 31 marzo 2000, 27 ottobre 2000…), i pareri formulati non hanno mai ottenuto l’unanimità di consensi a causa delle irriducibili posizioni ostentate dai componenti cattolici del Comitato.

Disse nel corso di una riunione Rita Levi Montalcini, che di quel comitato è stata membro: «Noi lavoriamo, produciamo: ma chi ci ascolta?». Non certamente i politici italiani, attenti casomai alle minacce di incitamento all’obiezione di coscienza dei ricercatori cattolici formulate da monsignor Sgreccia. Il risultato di questo atteggiamento lo si poté amaramente gustare nel 1997 con un decreto dell’allora ministro della Sanità Rosi Bindi, con il quale veniva vietata qualsiasi forma di sperimentazione volta alla clonazione, «dimenticando» di specificare e differenziare tra cellule, organi, animali, esseri umani…

Nell’agosto 2000 una petizione di militanti di Comunione e Liberazione è stata inviata all’ambasciata britannica di Roma «allo scopo di investire il Parlamento inglese di un’ondata di indignazione» contro la decisione di dare il via alla clonazione umana. Peccato solo che la clonazione umana fosse già stata espressamente vietata dal governo di Londra. Non contenti della brutta figura, al meeting riminese da loro organizzato, mentre il ministro Veronesi spiegava loro che si erano sbagliati, la sua voce fu coperta da urla e fischi e da una sinistra domanda: «Ma insomma ministro, lei è cattolico o no? Lo sa che il Vaticano ha detto di no alla scelta di Blair e Clinton?». Che il Vaticano sia uno stato straniero non passa neanche per la testa a questi pericolosi pasdaran di casa nostra.

IL BLITZ A STRASBURGO

Sull’onda del rapporto inglese, il 7 settembre 2000 l’Europarlamento approvò con una maggioranza risicata (237 voti a favore contro 230) una risoluzione sulla clonazione volta a bloccare quei governi troppo disponibili verso la ricerca sulle cellule staminali (in primis, appunto, il Regno Unito) e a fermare per tempo quelli ancora privi di un orientamento. Il testo approvato, pur senza ricadute concrete (la materia è di pertinenza dei singoli Stati), esprimeva contrarietà verso la clonazione terapeutica di embrioni umani. Strasburgo chiedeva inoltre alla Commissione europea che nessun ente scientifico finanziato dai programmi europei di ricerca «sia implicato, in un modo o nell’altro, nella clonazione di embrioni umani».

Primo firmatario della risoluzione fu Francesco Fiori di Forza Italia, vicecapogruppo PPE a Strasburgo: in effetti il provvedimento è servito, anche in questo caso, soprattutto a scompaginare il gioco politico italiano e ad «accreditare» presso il Vaticano la maggioranza politica di centrodestra.

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, fatta propria dal Consiglio Europeo di Nizza del 7/8 novembre 2000, nell’ambito del comma 2 dell’articolo 3 formula invece «il divieto della clonazione riproduttiva degli esseri umani», non quindi della clonazione terapeutica, cancellando in pratica gli effetti della precedente votazione.

Nell’aprile 2003 l’Europarlamento ha ribadito il proprio «no», bocciando sia la creazione di embrioni al fine di produrre cellule staminali, sia la clonazione umana.

IL DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE SULLE CELLULE STAMINALI

Dopo l’immediata bocciatura dell’idea di un referendum sulla materia e il voto di Strasburgo, il ministro Veronesi promosse la costituzione di una commissione specifica di 25 scienziati apitanati dal Premio Nobel Renato Dulbecco, con «l’obiettivo di individuare una direttrice da seguire per sviluppare nel nostro paese la ricerca in un settore delicato e che può offrire la soluzione per il trattamento e la guarigione di molte patologie oggi ancora poco curabili. Compito della commissione sarà quello di ridefinire i confini tra i bisogni della ricerca scientifica e le diverse istanze etiche».

Immediato l’altolà del segretario dei vescovi italiani Camillo Ruini: «alla luce degli orientamenti del Parlamento europeo, appare ben strano che il ministro della Sanità abbia nominato una commissione». Curioso che analoga opinione non sia stata formulata dal cardinale nei confronti della risoluzione europea sulle coppie gay.

I tentativi di «sabotaggio» non sono mancati neanche all’interno della commissione da parte della minoranza formata dai sette componenti cattolici (tra cui un cardinale): prima Girolamo Sirchia fece uscire sulla stampa delle false anticipazioni; poi fecero mettere a verbale nel documento finale il loro dissenso sull’uso degli embrioni soprannumerarî; e infine, mezz’ora prima della presentazione del documento, chiesero di pubblicare un’ulteriore dissociazione anche sul metodo TNSA.

Il documento fu quindi reso pubblico lo stesso (la relazione, in PDF), con i cattolici a dichiarare che si trattava solo di un testo provvisorio.

La commissione, oltre a esprimersi favorevolmente all’utilizzo delle cellule staminali fetali e a dividersi sulle cellule embrionali, propose un nuovo metodo, il TNSA, ovvero la produzione in vitro di cellule staminali del malato stesso (autologhe) attraverso la riprogrammazione del nucleo di cellule somatiche (mature) prelevate dal paziente e trasferite all’interno di un ovocita non fecondato (o citoplasmi artificiali e/o animali) precedentemente svuotato del suo nucleo. I vantaggi scientifici consisterebbero nella mancanza di rigetto da parte del paziente di tessuti con le sue stesse caratteristiche genetiche, mentre i vantaggi etici sarebbero dati dalla mancata formazione di embrione, ovvero, per i cattolici, di un essere umano.

Affrettatamente definito «terza via» o «via italiana» alla clonazione, è un metodo ancora poco studiato che pone problemi non da poco nella ricerca di ovociti umani. Presentato come un compromesso tra i commissari laici e cattolici, questi ultimi ne presero immediatamente le distanze dichiarando che «l’ipotesi è più complicata e al momento è solo speculativa e teorica».

CHI SI OPPONE ALLA RICERCA

Appena pubblicato il documento, Carlo Casini del cattolico Movimento per la vita disse che «il ministro e la sua commissione si fanno beffe del parlamento italiano e di quello europeo». Se il quotidiano dei vescovi L’Avvenire titolava eloquentemente «Embrioni, passo azzardato», mentre l’Osservatore Romano del 29 dicembre, con il teologo Gino Concetti, concordava col documento purché non si tocchino gli embrioni: «sarebbe aberrante deviazione l’uso di embrioni crioconservati». «Schiere di monsignori, vescovi e cardinali impegnati a discettare di clonazione e cellule staminali, senza accorgersi che al credente va ricordato, prima di tutto, la verità evangelica», fu il commento dello scrittore cattolico Vittorio Messori. Questa purtroppo è l’opinione della Chiesa cattolica: quelle protestanti, e anche altre religioni, la vedono molto diversamente.

Se i cattolici ponevano paletti, alcuni politici alzarono palizzate: Maria Burani Procaccini, segretaria della Consulta per i problemi etici di Forza Italia, si proclamava «fermamente contraria a qualsiasi ipotesi di sperimentazione sugli embrioni conservati», per Fioroni (PPI) «il diritto del malato non può scavalcare quello dell’embrione», fino alle minacce di Irene Pivetti (UDEUR: «giù le mani dall’embrione») e a quelle di Alfredo Mantovano (AN): «ogni decisione spetterà comunque al Parlamento», come dire, la scienza ci fa un baffo. Riccardo Pedrizzi, vicepresidente dei senatori di An, si spinse oltre i confini della realtà proponendo che «gli embrioni congelati si adottino invece di ucciderli».

Invano il ministro Veronesi insisteva sull’altra grande questione in ballo: «il mondo cattolico non può insistere sul diniego di utilizzare gli embrioni criocongelati. Occorre una risposta». Che ovviamente non giunse: «è abbastanza curioso che uno scienziato e ministro “laico” solleciti i cattolici a sbrogliare una matassa che non hanno contribuito ad aggrovigliare e alla quale si sono anzi sempre opposti. La Chiesa ha comunque già risposto, prima» (Elio Maraone, Avvenire del 30/12). Quando e come, non si sa.

I RAELIANI E LA CLONAZIONE UMANA

Il 27 dicembre 2002 la società Clonaid - legata alla setta dei raeliani - annunciò per bocca della sua portavoce, la farmacista francese Brigitte Bousselier, la nascita di una bimba, Eva, frutto di una non meglio precisata «clonazione umana». Il 3 gennaio ne annunciò un’altra. Tuttavia, questa società non ha mai prodotto alcuna prova a supporto delle proprie affermazioni.

Probabilmente un bluff, quindi, volto ad attirare finanziamenti verso la setta (che propugna una non molto chiara «religione atea» di origine extraterrestre): ma sufficiente comunque a preoccupare il Ministro della Sanità Girolamo Sirchia, che pretese una presa di posizione sull’argomento da parte del Comitato Nazionale di Bioetica.

Quest’ultimo, nella seduta plenaria del 17 gennaio 2003, approvò una mozione di condanna, sulla quale hanno espresso le proprie perplessità cinque membri laici (Battaglia, Caporale, Neri, Piazza e Flamigni), secondo i quali la non eticità della clonazione umana va sottolineata «fino a quando non venga definito un possibile protocollo sperimentale praticabile e con percentuale di rischio accettabile».

ULTIMI SVILUPPI

La XIV legislatura è stata caratterizzata dall’approvazione della legge 40 (PDF) sulla procreazione medicalmente assistita, all’interno della quale è stata vietata la ricerca scientifica sugli embrioni.

Nel giugno 2006 il neo-ministro Mussi rimosse il blocco del governo italiano alla ricerca europea sulle staminali. Il provvedimento, tuttavia, avversato dalla lobby cattolica raccolta intorno alla senatrice Binetti, non ha avuto significative ripercussioni sull’attività scientifica italiana.

Da allora il tema sembra letteralmente scomparso dall’agenda politica italiana.

PERCORSI DI APPROFONDIMENTO

  • Il sito ADUC pubblica un notiziario dedicato alle celulle staminali;
  • Riccardo Baschetti. «L’embrione», dall’Ateo 1/1997;
  • il blog Bioetica propone un’informazione costante con notizie e commenti;
  • Bioetiche. Notizie e commenti dal mondo della bioetica;
  • il blog Biovisioni tratta temi di bioetica e in generale del rapporto scienza-società;
  • sul sito della Consulta di Bioetica appaiono diversi documenti dedicati all’argomento;
  • Gilberto Corbellini, Pino Donghi, Armando Massarenti, Biblioetica. Dizionario per l’uso (Einaudi 2006);
  • Gilberto Corbellini, Chiara Lalli, Bioetica per perplessi. Una guida ragionata (mondadori Università 2017);
  • il sito dell’Associazione Luca Coscioni;
  • «Dialogo su bioetica e clonazione» tra Edoardo Boncinelli e Giovanni Berlinguer, apparso sul numero 4/2000 della rivista MicroMega;
  • Carlo Flamigni, Armando Massarenti, Maurizio Mori, Angelo Petroni, Manifesto di bioetica laica (Il Sole 24 Ore, 9 giugno 1996);
  • Carlo Flamigni, La questione dell’embrione (Baldini Castoldi Dalai 2010);
  • Giovanni Fornero, Bioetica cattolica e bioetica laica (Bruno Mondadori, 2005);
  • The IHEU Appignani Center for Bioethics. Nato nel 2004 e situato nelle immediate adiacenze del palazzo dell’ONU, il Centro si prefigge di sostenere l’attività dell’IHEU e delle organizzazioni laiche che ne fanno parte (tra cui anche l’UAAR) per difendere e promuovere un approccio bioetico che abbia come punto di riferimento l’uomo. È attivo presso le Nazioni Unite, l’UNESCO e il Consiglio d’Europa.
  • Chiara Lalli, Dilemmi della bioetica (Liguori 2007);
  • Ann Zeuner, Elisabetta Palio, Le cellule staminali: spunti per un’azione didattica (Istituto Superiore di Sanità): una dispensa facilmente accessibile e liberamente scaricabile da internet.
  • Armando Massarenti, Staminalia (Guanda 2008).
  • Pareri del Comitato Nazionale di Bioetica.

Ultimo aggiornamento: 28 gennaio 2018