Camera dei Deputati Proposta di legge n. 36 del 28/4/2006

PROPOSTA DI LEGGE

d’iniziativa del deputato BOATO

Norme sulla libertà religiosa e abrogazione della legislazione sui culti ammessi

Presentata il 28 aprile 2006

Onorevoli Colleghi!

Nella XIV legislatura non è stato possibile giungere ad approvare le nuove norme sulla libertà religiosa il cui testo nella XIII legislatura era stato elaborato in modo ampio e condiviso. L’iniziativa del Governo Prodi, di cui era stato relatore l’onorevole Maselli, che a quell’importante obiettivo era giunto consapevole delle profonde lacune e contraddizioni della legislazione vigente, è stata riproposta dall’onorevole Valdo Spini nella scorsa legislatura, con la presentazione di una proposta di legge (atto Camera n. 1576), che riproduceva il contenuto del disegno di legge presentato dal Governo Prodi il 3 luglio 1997. Questa proposta di legge riprende quel lavoro e allo stesso tempo fa riferimento all’approfondito dibattito che nelle ultime due legislature ha avuto luogo nella Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati.
Nella XIV legislatura anche il Governo Berlusconi ha presentato un disegno di legge, nel merito ampiamente condivisibile, il cui iter è stato reso difficile per l’ostruzionismo posto in essere da una componente della maggioranza di centro-destra e la cui discussione in Assemblea è stata possibile solo grazie all’impegno delle opposizioni. Una pagina paradossale, che ha impedito un esito positivo di un provvedimento volto, in attuazione della nostra Costituzione, a garantire alcuni dei princìpi fondamentali della dignità della persona.
Attuare la Costituzione. Tanto più importante in questa fase storica e geo-politica in cui a ciò che dovrebbe essere proprio di uno Stato costituzionale e di diritto, ovvero l’attuazione di diritti fondamentali, sono contrapposte in forme ideologiche questioni che richiederebbero ben altra riflessione. Fra queste - giacché anche nella XIV legislatura essa è stata posta a ostacolo di una possibile convergenza fra l’allora maggioranza e le opposizioni - la questione della cosiddetta «reciprocità». Problema reale, giacché laicamente occorre operare affinché la libertà religiosa sia rispettata in tutto il mondo, ma che non può costituire un vincolo per dare attuazione, nel nostro Paese, ai nostri princìpi costituzionali. La nostra coscienza, il nostro ordinamento costituzionale e i patti internazionali liberamente sottoscritti sono i riferimenti di un confronto parlamentare che in questa legislatura deve necessariamente giungere a un esito positivo.
La presente proposta di legge si articola in 4 capi: libertà di coscienza e di religione (capo I, articoli 1-14); confessioni e associazioni religiose (capo II, articoli 15-26); stipulazioni di intese (capo III, articoli 27-36); disposizioni finali e transitorie (capo IV, articoli 37-41, con la previsione, in particolare, all’articolo 41, dell’abrogazione della legge 24 giugno 1929, n. 1159, e del regio decreto 28 febbraio 1930, n. 289).
Essenziali, nel capo I, sono il riconoscimento della libertà di coscienza e di religione «quale diritto fondamentale della persona» (articolo 1), la tutela del diritto di professare la propria libertà religiosa «in qualsiasi forma individuale o associata» (articolo 2), il divieto assoluto di ogni forma di discriminazione «in ragione della propria religione o credenza» (articolo 3), i diritti dei genitori nell’educazione dei figli e nel contempo l’autonomia delle scelte del minore oltre i quattordici anni di età (articolo 4), la tutela dei diritti di riunione e di associazione anche per finalità di religione o di culto in conformità con gli articoli 17 e 18, primo comma, della Costituzione (articolo 5), il diritto di libera adesione a una confessione o associazione religiosa come espressione del diritto alla libertà religiosa (articolo 6), il diritto dei cittadini di operare «secondo i dettami imprescindibili della propria coscienza», nel rispetto della Costituzione (articolo 7).
Gli articoli 8 e 9 disciplinano e tutelano l’esercizio della libertà religiosa nei casi di appartenenza alle Forze armate o di polizia e nei casi di degenza in ospedale e di detenzione; si prevede, inoltre, «il divieto di licenziamento determinato da ragioni di fede religiosa nei luoghi di lavoro» e «di indagine sulle opinioni religiose».
All’articolo 10 è tutelata la libertà del ministero spirituale dei ministri di culto. All’articolo 11 la libertà religiosa è coniugata con i diritti e con i doveri relativi al matrimonio e alle disposizioni civili che lo regolano. All’articolo 12 si afferma che «l’insegnamento è impartito nel rispetto della libertà di coscienza e della pari dignità senza distinzione di religione» e si riconosce il ruolo di alunni e di genitori in ambiti e con responsabilità essenziali nel processo educativo.
La libertà di pubblicazione e di affissione (articolo 13) e la tutela degli edifici di culto delle confessioni aventi personalità giuridica (articolo 14) concludono il capo I.
Con il capo II si stabiliscono i criteri e si regolano le procedure previste per la domanda di riconoscimento di una confessione religiosa o dell’ente esponenziale che la rappresenta come persona giuridica agli effetti civili, per la definizione e le modifiche dello statuto adottato, prevedendo tra l’altro l’obbligo, per «la confessione religiosa o l’ente esponenziale che ha ottenuto la personalità giuridica» di «iscriversi nel registro delle persone giuridiche» (articolo 19). All’articolo 23, in particolare, si afferma che «associazioni e fondazioni con finalità di religione o di culto possono ottenere il riconoscimento della personalità giuridica con le modalità ed i requisiti previsti dalla normativa vigente in materia».
Al capo III si afferma, tra l’altro, che «Le confessioni religiose organizzate secondo propri statuti non contrastanti con l’ordinamento giuridico italiano, le quali chiedono che i loro rapporti con lo Stato siano regolati per legge sulla base di intese ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione, presentano la relativa istanza» (…) al Presidente del Consiglio dei ministri (articolo 27) e, nei successivi articoli, si definiscono i requisiti conseguenti.

PROPOSTA DI LEGGE

Capo I

LIBERTÀ DI COSCIENZA E DI RELIGIONE

Art. 1.

1. La libertà di coscienza e di religione, quale diritto fondamentale della persona, è garantita a tutti in conformità alla Costituzione, alle convenzioni internazionali sui diritti inviolabili dell’uomo e ai princìpi del diritto internazionale generalmente riconosciuti in materia.

Art. 2.

1. La libertà di coscienza e di religione comprende il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa o credenza, in qualsiasi forma individuale o associata, di diffonderla e farne propaganda, di osservare i riti e di esercitare il culto in privato o in pubblico. Comprende inoltre il diritto di mutare religione o credenza o di non averne alcuna. Non possono essere disposte limitazioni alla libertà di coscienza e di religione diverse da quelle previste dagli articoli 19 e 20 della Costituzione.

Art. 3.

1. Nessuno può essere discriminato o soggetto a costrizioni in ragione della propria religione o credenza, né essere obbligato a dichiarazioni specificamente relative alla propria appartenenza confessionale.

Art. 4.

1. I genitori hanno diritto di istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio, in coerenza con la propria fede religiosa o credenza, nel rispetto della loro personalità e senza pregiudizio della salute dei medesimi.
2. Fermo restando quanto disposto dall’articolo 316 del codice civile, i minori, a partire dal quattordicesimo anno di età, possono compiere autonomamente le scelte pertinenti all’esercizio del diritto di libertà religiosa; in caso di contrasto fra i genitori decide il giudice competente, tenendo conto dell’interesse primario del minore.

Art. 5.

1. I diritti di riunione e di associazione previsti dagli articoli 17 e 18, primo comma, della Costituzione sono liberamente esercitati anche per finalità di religione o di culto.

Art. 6.

1. La libertà religiosa comprende il diritto di aderire liberamente ad una confessione o associazione religiosa e di recedere da essa, nonché il diritto di partecipazione, senza ingerenza da parte dello Stato, alla vita e all’organizzazione della confessione religiosa di appartenenza in conformità alle sue regole.
2. Non possono essere posti in essere atti aventi lo scopo di discriminare, nuocere o recare molestia a coloro che hanno esercitato i diritti di cui al comma 1.

Art. 7.

1. I cittadini hanno diritto di agire secondo i dettami imprescindibili della propria coscienza, nel rispetto dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione.

2. Le modalità per l’esercizio dell’obiezione di coscienza nei diversi settori sono disciplinate dalla legge.

Art. 8.

1. L’appartenenza alle Forze armate, alla Polizia di Stato o ad altri servizi assimilati, la degenza in ospedali, case di cura e di assistenza, la permanenza negli istituti di prevenzione e pena non impediscono l’esercizio della libertà religiosa e l’adempimento delle pratiche di culto, l’adempimento delle prescrizioni religiose in materia alimentare e di quelle relative all’astensione dalle attività in determinati giorni o periodi previsti come festività dagli statuti delle confessioni e associazioni religiose di cui al capo II, purché non derivino nuovi o maggiori oneri per le pubbliche amministrazioni interessate.
2. I Ministri competenti, con regolamenti da adottare ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, definiscono le modalità di attuazione del comma 1 del presente articolo. Sugli schemi di regolamento è acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari.
3. In caso di decesso in servizio dei soggetti di cui al comma 1, che appartengono a una confessione avente personalità giuridica, l’ente di appartenenza adotta le misure necessarie, di intesa con i familiari del defunto, per assicurare che le esequie siano celebrate da un ministro di culto della confessione di appartenenza.

Art. 9.

1. L’adempimento dei doveri essenziali del culto nel lavoro domestico, il divieto di licenziamento determinato da ragioni di fede religiosa nei luoghi di lavoro, il divieto di indagine sulle opinioni religiose e la nullità di patti o atti diretti a fini di discriminazione religiosa sono regolati dalle disposizioni vigenti in materia.
2. I contratti collettivi e individuali di lavoro contemplano l’esercizio della libertà religiosa, con riferimento alle sue varie espressioni, come indicate negli articoli 1, 2 e 3.
3. La macellazione rituale in conformità a prescrizioni religiose è regolata dalla normativa vigente in materia.

Art. 10.

1. I ministri di culto di una confessione religiosa sono liberi di svolgere il loro ministero spirituale.
2. I ministri di culto di una confessione religiosa avente personalità giuridica, in possesso della cittadinanza italiana, che compiono atti rilevanti per l’ordinamento giuridico italiano, dimostrano la propria qualifica depositando presso l’ufficio competente per l’atto apposita certificazione rilasciata dalla confessione di appartenenza.

Art. 11.

1. Coloro che intendono celebrare il matrimonio davanti a un ministro di culto di una confessione religiosa avente personalità giuridica che ne abbia fatto esplicita richiesta al ministro competente devono specificarlo all’ufficiale dello stato civile all’atto della richiesta della pubblicazione prevista dagli articoli 93 e seguenti del codice civile. Nella richiesta al ministro competente la confessione religiosa specifica, altresì, se preferisce che gli articoli del codice civile riguardanti il matrimonio siano letti durante il rito o al momento delle pubblicazioni. L’ufficiale dello stato civile, il quale ha proceduto alle pubblicazioni richieste dai nubendi, accerta che nulla si oppone alla celebrazione del matrimonio secondo le vigenti norme di legge e ne dà attestazione in un nulla osta che rilascia ai nubendi in duplice originale. Il nulla osta deve precisare che la celebrazione del matrimonio avrà luogo nel comune indicato dai nubendi, che essa seguirà davanti al ministro di culto indicato o in caso di impedimento di questi davanti a un ministro di culto allo scopo delegato dai medesimi, che il ministro di culto ha comunicato la propria disponibilità e depositato la certificazione di cui all’articolo 10, comma 2. Attesta inoltre che l’ufficiale dello stato civile ha spiegato ai nubendi i diritti e i doveri dei coniugi, dando ai medesimi lettura degli articoli del codice civile al riguardo.
2. Il ministro di culto, nel celebrare il matrimonio, osserva le disposizioni di cui agli articoli 107 e 108 del codice civile, omettendo la lettura degli articoli del codice civile riguardanti i diritti e i doveri dei coniugi qualora la confessione abbia optato per la lettura al momento delle pubblicazioni. Lo stesso ministro di culto redige subito dopo la celebrazione l’atto di matrimonio in duplice originale e allega il nulla osta rilasciato dall’ufficiale dello stato civile.
3. La trasmissione di un originale dell’atto di matrimonio per la trascrizione nei registri dello stato civile è fatta dal ministro di culto davanti al quale è avvenuta la celebrazione all’ufficiale dello stato civile di cui al comma 1. Il ministro di culto ha l’obbligo di effettuare la trasmissione dell’atto non oltre i cinque giorni dalla celebrazione e di darne contemporaneamente avviso ai contraenti. L’ufficiale dello stato civile, constatate la regolarità dell’atto e l’autenticità del nulla osta allegato, effettua la trascrizione entro le ventiquattro ore dal ricevimento dell’atto e ne dà notizia al ministro di culto.
4. Il matrimonio ha effetti civili dal momento della celebrazione anche se l’ufficiale dello stato civile che ha ricevuto l’atto ha omesso di effettuare la trascrizione nel termine prescritto.
5. All’articolo 83 del codice civile le parole: «dei culti ammessi nello Stato», ovunque ricorrono, sono sostituite dalle seguenti: «delle confessioni religiose aventi personalità giuridica».
6. Il presente articolo non modifica né pregiudica le disposizioni che danno attuazione ad accordi o intese stipulati o da stipulare ai sensi dell’articolo 7, secondo comma, e dell’articolo 8, terzo comma, della Costituzione.

Art. 12.

1. Nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado l’insegnamento è impartito nel rispetto della libertà di coscienza e della pari dignità senza distinzione di religione.
2. Su richiesta degli alunni e dei loro genitori le istituzioni scolastiche possono organizzare, nell’ambito delle attività di promozione culturale, sociale e civile previste dall’ordinamento scolastico, libere attività complementari relative al fenomeno religioso e alle sue applicazioni, in conformità ai criteri e con le modalità stabilite da tale ordinamento senza oneri aggiuntivi a carico delle pubbliche amministrazioni interessate.

Art. 13.

1. Le affissioni e la distribuzione di pubblicazioni e di stampati relativi alla vita religiosa e le collette effettuate all’interno e all’ingresso dei rispettivi luoghi o edifici di culto avvengono liberamente.

Art. 14.

1. Gli edifici aperti al culto pubblico delle confessioni religiose aventi personalità giuridica non possono essere occupati, requisiti, espropriati o demoliti se non per gravi ragioni, sentite le confessioni stesse o i loro enti esponenziali.

Capo II

CONFESSIONI E ASSOCIAZIONI RELIGIOSE

Art. 15.

1. La libertà delle confessioni religiose garantita dalle norme costituzionali comprende, tra l’altro, il diritto di celebrare i propri riti, purché non siano contrari al buon costume; di aprire edifici destinati all’esercizio del culto; di diffondere e fare propaganda della propria fede religiosa e delle proprie credenze; di formare e nominare liberamente i ministri di culto; di emanare liberamente atti in materia spirituale; di fornire assistenza spirituale ai propri appartenenti; di comunicare e corrispondere liberamente con le proprie organizzazioni o con altre confessioni religiose; di promuovere la valorizzazione delle proprie espressioni culturali.

Art. 16.

1. La confessione religiosa o l’ente esponenziale che la rappresenta può chiedere di essere riconosciuta come persona giuridica agli effetti civili. Il riconoscimento ha luogo con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’interno, udito il parere del Consiglio di Stato, ai sensi degli articoli 17 e 18.

Art. 17.

1. La domanda di riconoscimento è presentata al Ministro dell’interno unitamente allo statuto e alla documentazione di cui all’articolo 18.
2. La domanda di riconoscimento può essere presa in considerazione solo se la confessione o l’ente esponenziale ha sede in Italia e se è rappresentata, giuridicamente e di fatto, da un cittadino italiano avente domicilio in Italia.

Art. 18.

1. Dallo statuto o dalla documentazione allegata alla domanda di riconoscimento devono risultare, oltre alla indicazione della denominazione e della sede, le norme di organizzazione, amministrazione e funzionamento e ogni elemento utile alla valutazione della stabilità e della base patrimoniale di cui dispone la confessione o l’ente esponenziale in relazione alle finalità perseguite. Il Consiglio di Stato, nel formulare il proprio parere anche sul carattere confessionale del richiedente, accerta, in particolare, che lo statuto non contrasti con l’ordinamento giuridico italiano e non contenga disposizioni contrarie ai diritti inviolabili dell’uomo.

Art. 19.

1. La confessione religiosa o l’ente esponenziale che ha ottenuto la personalità giuridica deve iscriversi nel registro delle persone giuridiche. Nel registro devono risultare le norme di funzionamento ed i poteri degli organi di rappresentanza della persona giuridica. La confessione o l’ente può concludere negozi giuridici solo previa iscrizione nel registro predetto.

Art. 20.

1. Le modificazioni allo statuto della confessione religiosa o dell’ente esponenziale che abbiano ottenuto la personalità giuridica devono essere comunicate al Ministro dell’interno.
2. In caso di mutamento che faccia perdere alla confessione o all’ente uno dei requisiti in base ai quali il riconoscimento è stato concesso, il riconoscimento della personalità giuridica è revocato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’interno, udito il parere del Consiglio di Stato.

Art. 21.

1. Per gli acquisti delle confessioni religiose o dei loro enti esponenziali che abbiano ottenuto la personalità giuridica si applicano le disposizioni delle leggi civili concernenti gli acquisti delle persone giuridiche.

Art. 22.

1. Le disposizioni in tema di concessioni e locazioni di beni immobili demaniali e patrimoniali dello Stato e degli enti locali in favore di enti ecclesiastici, nonché in tema di disciplina urbanistica dei servizi religiosi, di utilizzo dei fondi per le opere di urbanizzazione secondaria o comunque di interventi per la costruzione, il ripristino, il restauro e la conservazione di edifici aperti all’esercizio pubblico del culto, si applicano alle confessioni religiose aventi personalità giuridica che abbiano una presenza organizzata nell’ambito del comune. L’applicazione delle predette disposizioni ha luogo, tenuto conto delle esigenze religiose della popolazione, sulla base di intese tra le confessioni interessate e le autorità competenti.
2. Fermo il disposto dell’articolo 100 del regolamento di polizia mortuaria, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n. 285, la sepoltura dei defunti è effettuata nel rispetto delle prescrizioni rituali della confessione o associazione religiosa di appartenenza avente personalità giuridica, compatibilmente con le norme di polizia mortuaria.
3. Gli edifici di culto costruiti con contributi regionali o comunali non possono essere sottratti alla loro destinazione se non sono decorsi venti anni dalla erogazione del contributo. L’atto da cui trae origine il vincolo, redatto nelle forme prescritte, è trascritto nei registri immobiliari. Gli atti e i negozi che comportano violazione del vincolo sono nulli.

Art. 23.

1. Associazioni e fondazioni con finalità di religione o di culto possono ottenere il riconoscimento della personalità giuridica con le modalità ed i requisiti previsti dalla normativa vigente in materia. Alle stesse si applicano le norme relative alle persone giuridiche private, salvo quanto attiene alle attività di religione o di culto.

Art. 24.

1. Agli effetti tributari le confessioni religiose aventi personalità giuridica o i loro enti esponenziali aventi fine di religione, credenza o culto, nonché le attività dirette a tali scopi, sono equiparati agli enti e alle attività aventi finalità dì beneficenza o di istruzione. Le attività diverse da quelle di religione, credenza o culto da essi svolte restano soggette alle leggi dello Stato concernenti tali attività e al regime tributario previsto per le medesime.

Art. 25.

1. Agli effetti civili, si considerano comunque:

a) attività di religione, credenza o culto quelle dirette all’esercizio del culto e dei riti, alla cura delle anime, alla formazione di ministri di culto, a scopi missionari e di diffusione della propria fede e alla educazione religiosa;

b) attività diverse da quelle di religione, credenza o culto, quelle di assistenza e beneficenza, istruzione, educazione e cultura e, in ogni caso, le attività commerciali o a scopo di lucro.

Art. 26.

1. Ai ministri di culto delle confessioni religiose che hanno ottenuto la personalità giuridica, che sono residenti in Italia, si applica l’articolo 42, comma 6, della legge 23 dicembre 1999, n. 488.

Capo III

STIPULAZIONE DI INTESE

Art. 27.

1. Le confessioni religiose organizzate secondo propri statuti non contrastanti con l’ordinamento giuridico italiano, le quali chiedono che i loro rapporti con lo Stato siano regolati per legge sulla base di intese ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione, presentano la relativa istanza, unitamente alla documentazione e agli elementi di cui all’articolo 18 della presente legge, al Presidente del Consiglio dei ministri.

Art. 28.

1. Se la richiesta è presentata da una confessione religiosa non avente personalità giuridica, il Presidente del Consiglio dei ministri comunica la richiesta al Ministero dell’interno affinché verifichi che lo statuto della confessione religiosa non contrasta con l’ordinamento giuridico italiano. A tale fine il Ministro dell’interno acquisisce il parere del Consiglio di Stato ai sensi dell’articolo 18.

Art. 29.

1. Il Presidente del Consiglio dei ministri, acquisite le necessarie valutazioni, prima di avviare le procedure di intesa, invita la confessione religiosa interessata a indicare chi, a tale fine, la rappresenta.

Art. 30.

1. Ai fini della stipulazione dell’intesa, il Governo è rappresentato dal Presidente del Consiglio dei ministri, il quale delega un Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, per la conduzione della trattativa con il rappresentante della confessione religiosa interessata, sulla base delle valutazioni espresse e delle proposte formulate dalla commissione di studio di cui all’articolo 31.
2. Il Sottosegretario di Stato, conclusa la trattativa, trasmette al Presidente del Consiglio dei ministri, con propria relazione, il progetto di intesa.

Art. 31.

1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è istituita, ai sensi dell’articolo 5, comma 2, lettera i), della legge 23 agosto 1988, n. 400, una commissione di studio con il compito di predisporre un progetto per le trattative ai fini della stipulazione dell’intesa.
2. La commissione di cui al comma 1 è composta dal direttore della Direzione centrale degli affari dei culti del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno e da funzionari delle amministrazioni interessate con qualifica non inferiore a dirigente generale o equiparato, nonché da altrettanti esperti, cittadini italiani, designati dalla confessione religiosa interessata. Il presidente della commissione è scelto tra le categorie indicate dall’articolo 29, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400.
3. Dal funzionamento della commissione di cui al comma 1 non devono derivare nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato.

Art. 32.

1. Il Presidente del Consiglio dei ministri sottopone il progetto di intesa alla deliberazione del Consiglio dei ministri, ai sensi dell’articolo 2, comma 3, lettera l), della legge 23 agosto 1988, n. 400, e informa, quindi, il Parlamento sui princìpi e sui contenuti del progetto stesso.

Art. 33.

1. Il Presidente del Consiglio dei ministri, qualora si renda necessario in relazione alle osservazioni, ai rilievi e agli indirizzi emersi in seno al Consiglio dei ministri o in sede parlamentare, rimette il testo al Sottosegretario di Stato per le opportune modifiche al progetto di intesa.
2. Anche in ordine al nuovo progetto si procede ai sensi di quanto previsto dagli articoli 30 e 32.

Art. 34.

1. Concluse le procedure per la stipulazione dell’intesa, il Presidente del Consiglio dei ministri firma l’intesa stessa con il rappresentante della confessione religiosa.

Art. 35.

1. Il disegno di legge di approvazione dell’intesa che disciplina i rapporti della confessione religiosa con lo Stato è presentato al Parlamento con allegato il testo dell’intesa stessa.

Art. 36.

1. Per l’applicazione di disposizioni di legge relative a specifiche materie che coinvolgono rapporti con lo Stato delle singole confessioni religiose aventi personalità giuridica, si provvede, ove previsto dalla legge stessa, con decreti del Presidente della Repubblica previa intesa con la confessione che ne faccia richiesta.

Capo IV

DISPOSIZIONI FINALI E TRANSITORIE

Art. 37.

1. Le confessioni religiose e gli istituti di culto riconosciuti ai sensi della legge 24 giugno 1929, n. 1159, conservano la personalità giuridica. Ad essi si applicano le disposizioni della presente legge. Essi devono richiedere l’iscrizione nel registro delle persone giuridiche, ai sensi dell’articolo 19, entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Art. 38.

1. I ministri di culto, la cui nomina è stata approvata ai sensi dell’articolo 3 della legge 24 giugno 1929, n. 1159, sino a quando mantengono la qualifica loro riconosciuta conservano il regime giuridico e previdenziale loro riservato dalla medesima legge, dal regio decreto 28 febbraio 1930, n. 289, e successive modificazioni, e da ogni altra disposizione che li riguardi.

Art. 39.

1. Le confessioni religiose che sono persone giuridiche straniere restano regolate dall’articolo 16 delle disposizioni sulla legge in generale. Ove abbiano una presenza sociale organizzata in Italia e intendano essere riconosciute ai sensi della presente legge, esse devono presentare domanda di riconoscimento della personalità giuridica alle condizioni e secondo il procedimento previsti dalle disposizioni di cui al capo II.

Art. 40.

1. Le norme della presente legge non modificano né pregiudicano le disposizioni che danno attuazione ad accordi o intese stipulati ai sensi dell’articolo 7, secondo comma, e dell’articolo 8, terzo comma, della Costituzione.
2. La presente legge non modifica e non pregiudica le disposizioni di cui al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205.

Art. 41.

1. Sono abrogati la legge 24 giugno 1929, n. 1159, e il regio decreto 28 febbraio 1930, n. 289, e successive modificazioni.

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