Appello sulla procreazione medicalmente assistita

Cara Senatrice, caro Senatore,

Le scrivo come portavoce di una comunità di donne e uomini che ricorrono alla procreazione assistita. Ci incontriamo in un forum telematico sul sito www.mammeonline.net e abbiamo un sito dedicato alla procreazione assistita, www.mammeonline.net/pma.

Da quando è iniziata alla Camera la discussione della legge sulla procreazione assistita ci stiamo battendo con forza per contrastarla, nella convinzione che si tratti di una legge aberrante che avrà come unico effetto, se sarà approvata, quello di trasformare una pratica medica già adesso dolorosissima in uno spaventoso calvario, dagli esiti ancora più incerti di quelli che ha oggi e dagli effetti devastanti per la salute delle donne.

Poiché a breve la legge approvata dalla Camera approderà alla Commissione di cui Lei fa parte, Le rivolgiamo sin d’ora un appello ad adoperarsi attivamente per modificare il testo in modo che sia ancora consentito, in questo nostro Paese, nutrire la speranza di mettere al mondo un figlio grazie alle tecniche di procreazione assistita.

In particolare Le chiediamo di riflettere su alcune delle norme che la legge introduce:

  1. Sottrazione della procreazione assistita dal Servizio Sanitario Nazionale
  2. Già oggi molte coppie con problemi riproduttivi sono costrette a rivolgersi a centri privati, a causa dei lunghi tempi di attesa dei centri pubblici. Ma se la legge sarà approvata diverrà obbligata la scelta dei centri privati, i cui costi sono altissimi (circa 10 milioni di vecchie lire per ogni tentativo di fecondazione in vitro). Dunque la legge consentirà l’accesso alla procreazione assistita solo alle coppie facoltose, negando a gran parte delle persone sterili la possibilità di concepire un figlio con l’aiuto della medicina.

    È una discriminazione odiosa, e tanto più odiosa perché colpisce una sfera così delicata e preziosa, sia individualmente che socialmente, come quella della procreazione. Certo, senza un figlio non si muore; ma si soffre molto, come individui e come famiglie, ed è una sofferenza che riguarda un numero crescente di persone (si calcola che l’infertilità colpisca il 15% della popolazione ed è in netto aumento in tutto il mondo occidentale). Può lo Stato limitarsi a chiudere gli occhi e a dire «chi ha i soldi si curi e tutti gli altri si arrangino», dove arrangiarsi significherà anche rivolgersi a medici incompetenti, improvvisatisi esperti di riproduzione solo per speculare sui desideri delle coppie meno abbienti?

  3. Divieto di ogni forma di fecondazione eterologa
  4. Il ricorso alla donazione di gameti, siano essi ovociti o spermatozoi, riguarda una percentuale minima, tra l’1% e il 3%, degli interventi di procreazione assistita. Sono dunque, fortunatamente, casi rari, ma non per questo meno degni di attenzione e rispetto. Una diagnosi di sterilità assoluta è un trauma devastante per la persona, anche perché spesso arriva a seguito di altre gravi patologie (ad esempio malattie oncologiche che hanno richiesto l’asportazione delle gonadi o chemioterapie prolungate). E la scelta dell’eterologa non si motiva certo, come taluni sostengono, col capriccio di avere figli alti biondi e con gli occhi azzurri (capriccio che peraltro già adesso nessun centro medico asseconderebbe), ma col desiderio di vivere l’esperienza della genitorialità naturale all’interno della coppia anche quando uno dei genitori sia privo della capacità riproduttiva.

    Questo desiderio non si fermerà di fronte ad una legge che vieta la fecondazione eterologa, ma si tradurrà in viaggi della speranza (ancora una volta discriminanti tra abbienti e meno abbienti) in uno dei molti Paesi europei che consentono la donazione di gameti. Non sarebbe meglio avere una legge che tuteli anche in Italia la praticabilità della fecondazione eterologa, eventualmente istituendo commissioni mediche che valutino caso per caso l’ammissibilità dei pazienti a questa terapia?

  5. Limite al numero di embrioni producibili
  6. Chiunque abbia una vaga idea di come funziona una fecondazione in vitro sa che il limite di tre embrioni producibili significa renderla un calvario con minime probabilità di successo e con costi altissimi per la salute delle donne. È un punto che noi pazienti riteniamo assolutamente fondamentale e sul quale La invitiamo a soffermarsi con la massima attenzione.

    La riuscita di una fecondazione in vitro si basa sulla possibilità di ottenere, tramite una stimolazione ormonale massiccia, che le ovaie producano contemporaneamente molti ovociti, che saranno poi prelevati con un intervento chirurgico e fecondati. Nessun medico al mondo è però in grado di prevedere, osservando un ovocita, se esso si feconderà o no, e per questo motivo attualmente vengono fecondati tutti gli ovociti prelevati.

    Cosa accadrà invece se il medico, per non rischiare di violare la legge, potrà fecondare solo tre ovociti? Se, con un miracolo, si feconderanno tutti e tre, la paziente avrà tre embrioni da trasferire in utero; ma se il miracolo non avverrà (e purtroppo i miracoli sono rari) la paziente avrà due, o uno, o magari nessun embrione da trasferire. Mesi di analisi preliminari, settimane di iniezioni, ecografie e prelievi di sangue quotidiani, un intervento chirurgico in anestesia generale, milioni di lire spesi, per sentirsi dire che non si è formato neanche un embrione e che dunque non si può procedere.

    Riteniamo che la norma che fissa un limite al numero di embrioni producibili sia una mostruosità, e Le chiediamo di adoperarsi perché questa mostruosità venga corretta. Tutt’altro discorso è fissare un limite al numero di embrioni trasferibili in utero, per evitare gravidanze plurigemellari pericolose per la vita della donna e dei nascituri; già adesso, infatti, la maggior parte dei centri trasferisce non più di tre embrioni, e spesso anche due, quando vi sono alte probabilità di attecchimento degli embrioni stessi.

  7. Divieto di crioconservazione degli embrioni
  8. Il testo di legge approvato alla Camera ammette la crioconservazione degli embrioni solo quando le condizioni di salute della donna non consentano di procedere immediatamente al loro trasferimento in utero. Si tratta certo di un’apertura rispetto alla formulazione originaria della legge (apertura che del resto aveva come unica alternativa istituire un nucleo di polizia ginecologica destinata ad eseguire trasferimenti coatti di embrioni, a dispetto della volontà o delle condizioni fisiche della paziente!). Noi chiediamo che questa apertura venga ampliata, ammettendo la crioconservazione degli embrioni in tutti i casi in cui si siano formati più embrioni di quanti siano trasferibili in un unico tentativo.

    La crioconservazione serve ad evitare alle donne di ripetere la trafila medico-chirurgica che porta alla creazione degli embrioni, conservandone alcuni per trasferirli in un tentativo successivo qualora il primo non abbia successo, come purtroppo di norma avviene (le percentuali di riuscita di una fecondazione in vitro sono in media del 25% ma possono essere molto più basse a seconda dell’età e delle condizioni generali della donna). L’alternativa sancita dalla legge approvata alla Camera è invece non produrre questi embrioni, costringendo le donne a sottoporsi a più cicli terapeutici per produrne altri o, più probabilmente, a rinunciare alle terapie. Quale delle due strade è, a Suo avviso, più rispettosa della potenzialità di vita dell’embrione, e più probabilmente destinata a condurre alla nascita di un bambino?

Rifletta attentamente, La preghiamo, su quanto ha letto e leggerà di seguito, e sulle conseguenze che avrebbe una legge che non tiene conto in alcun modo dei nostri argomenti e delle nostre richieste di pazienti.

Nessuna persona infertile smetterà di ricorrere alla procreazione assistita solo perché in Italia c’è una legge che lo impedisce. L’unica conseguenza effettiva sarà un penoso turismo riproduttivo in altri Paesi della Comunità, le cui leggi sono più rispettose della libertà delle persone, fertili o infertili che siano, di decidere secondo coscienza se e come procreare.

E in un Paese dove almeno 250.000 persone si rivolgono ogni anno ai centri di infertilità e dove il 68% della popolazione, secondo gli ultimi sondaggi, è favorevole alle tecniche di procreazione assistita, non passerà certo sotto silenzio la scelta di varare una legge che limita fortemente, quando non lo impedisce del tutto, l’accesso alla medicina riproduttiva.

Noi, dal canto nostro, lotteremo con tutte le nostre forze perché aumenti il dissenso, fortunatamente già ampio, contro questa legge. Le associazioni di pazienti infertili sono numerose e contano migliaia di iscritti, e contro la legge sulla procreazione assistita si è costituito un cartello cui aderiscono più di cinquanta organizzazioni trasversali agli schieramenti politici, unite, pur nella varietà delle loro posizioni, nella volontà di opporsi a una legge ritenuta illiberale, discriminatoria, lesiva della laicità dello Stato e del diritto alla libertà di coscienza dei suoi cittadini e delle sue cittadine.

Stiamo sollecitando e continueremo a sollecitare l’attenzione dei politici, dei sindacati, dei mass-media, delle associazioni mediche, dei gruppi femminili, di chiunque sia disponibile ad appoggiare la nostra battaglia.

Il nostro impegno a batterci con ogni mezzo democratico contro la legge non sarà inferiore a quello con cui perseguiamo il nostro sogno di diventare genitori. È già difficile accettare di non poter concepire un figlio senza l’aiuto della scienza, ma non accetteremo mai che ci sia negata per legge anche questa possibilità.

Federica Casadei,
portavoce Mammeonline per la Procreazione Assistita

Siti Internet: www.mammeonline.net, www.mammeonline.net/pma.
E-mail: appello.pma@virgilio.it.
E-mail personale: f.casadei@mclink.it.
Cell. personale: 333 171 1567.

1. L’OPINIONE DEI MEDICI

1.1 Intervista al Prof. Carlo FLAMIGNI, pioniere della procreazione assistita
di Paolo Cascella1

BOLOGNA. Una censura pesante per i cattolici, ma anche per l’opposizione «perché sappiamo che fin dal divieto alla donazione dei gameti, la fecondazione eterologa, la legge è passata con un voto trasversale. Ed è una brutta legge. Basti pensare che se una donna scoprirà di avere la rosolia un giorno prima dell’intervento di impianto degli ovociti prelevati, non potrà rinviare, perché il congelamento o l’eliminazione ora sono vietati».

Professor Carlo Flamigni, lei è uno dei pionieri italiani della fecondazione assistita. Cosa le suggerisce questa legge?
«Mi viene da dire che è l’inizio della trasformazione dei laici in anticlericali. Per forza. Diventa obbligatorio come atto di difesa, perché se il Parlamento vara una legge con questi contenuti lo dobbiamo alla prepotenza e al cinismo dei cattolici che hanno costruito una lobby. Questa è la prima legge di uno stato etico, che pretende di dire ciò che è moralmente buono per ciascuno di noi. Mentre è solo attraverso la laicità che lo stato garantisce a tutti lo stesso livello di libertà e la possibilità di operare le proprie scelte».

E la sinistra?
«La sinistra bacchettona non ha capito che il tema della libertà di scelta non si sporca con le questioni che hanno a che vedere col sesso».

Che cosa danneggerà di più le donne da oggi in avanti?
«Molte cose, questa è una legge così cattiva. Per esempio non si potranno più congelare, e neppure eliminare gli embrioni. Così una donna che si accorga di avere la rosolia prima dell’impianto non potrà rinviare, sarà costretta a partorire un bimbo magari sordomuto. Poi c’è il problema del numero degli embrioni che si potranno impiantare, mai più di tre».

Anche il vostro centro bolognese si era dato una regola in materia di numero di embrioni da impiantare ben prima della legge.
«Sì, non più di due per le donne con meno di 36 anni, non più di tre per quelle oltre i 36. Ma era prevista la conservazione degli embrioni, che potevano essere utilizzati in futuro, se la procedura fosse fallita una prima volta. Così invece si costringe la donna a ripetere i trattamenti anche parecchie volte, con forti danni per la salute e costi pesanti. Se avessi bisogno di soldi sarei contento perché si apre un periodo favorevole per i tecnici».

Perché l’obiezione di coscienza per medici e personale paramedico che non voglia partecipare agli interventi?
«Rispondo ricordando che nel ‘90 i cattolici chiesero alla Commissione bioetica che si pronunciasse sull’opportunità di stabilire l’obiezione di coscienza per i tecnici impiegati per lo spermiogramma fatto con la masturbazione. Ora cosa succederà? Uno scenario possibile è che l’anestesista chiamato per un intervento di fertilizzazione si rifiuti invocando l’obiezione di coscienza».


1.2. Intervista al Dott. Yves MÉNÉZO2, Fondazione Mérieux-Bron di Lione (Francia)
di Elisa Manacorda3

«Un errore vietare la fecondazione eterologa. Un errore impedire il congelamento degli embrioni. Un errore anche cancellare il supporto del Sistema Sanitario Nazionale. La vostra legge incrementerà il turismo medico e molte coppie italiane saranno costrette a emigrare…». Così il francese Yves Ménézo, tra i massimi esperti europei di fecondazione artificiale, commenta la posizione dell’Italia in materia di procreazione. E sì che Ménézo, direttore del servizio di procreazione medicalmente assistita dei laboratori Marcel Mérieux di Lione, non è certo un pasdaran della provetta. Ma questa legge non lo convince.

Perché?
«Quando ci sono organismi in grado di controllare i centri nazionali, una normativa seria e condizioni sanitarie ottimali, impedire la donazione di sperma e ovociti per la fecondazione eterologa è assurdo. L’importante è scongiurare il rischio di malattie - epatite, fibrosi cistica, Aids - e malformazioni».

Ma in Italia il problema, più che scientifico, è etico…
«Anche da questo punto di vista non vedo il motivo del divieto. Da trent’anni a questa parte la fertilità maschile è in declino. E per molte coppie ricorrere ad un donatore esterno è un imperativo».

In Francia la fecondazione eterologa è consentita?
«Certo: bisogna solo essere sposati o dimostrare che si convive da almeno due anni».

Tra le proposte in esame, c’è quella che prevede la creazione di tre soli embrioni, e il divieto di congelare quelli in soprannumero.
«È un errore gigantesco, noi che lavoriamo nei laboratori lo sappiamo bene. La maggior parte degli embrioni arresta il suo sviluppo tra il secondo e il quarto giorno. Se vengono trasferiti in utero troppo presto, le possibilità di insuccesso sono molto alte. Noi ne mettiamo in coltura un certo numero - tra i sette e i dieci - per cinque o sei giorni, e questo ci consente di selezionare i migliori. Se dovessimo lavorare con tre soli embrioni, non sapremmo quali sono quelli con le maggiori possibilità di sopravvivenza.
Quanto alla cosiddetta crioconservazione, ogni anno riusciamo a far nascere una cinquantina di bambini con embrioni congelati. Non vedo proprio il motivo di negare alle coppie questa possibilità»
.

Altro tema caldo: la sperimentazione sugli embrioni.
«Non sono contrario a priori. Dipende dalla sperimentazione. Sono contro clonazione, manipolazione genetica, creazione di chimere. Ma se l’obiettivo è lo studio delle anomalie cromosomiche, l’analisi dei meccanismi di sviluppo dell’embrione, allora sì. La scienza non progredisce senza la ricerca. In Italia purtroppo il dibattito è inquinato dalla presenza di Severino Antinori. Un personaggio molto pericoloso, che spaventa l’opinione pubblica con le sue idee sui cloni e le mamme-nonne».

Quale dovrebbe essere l’età massima per l’accesso alla procreazione assistita?
«In Francia la legge dice che la donna deve essere ancora in età fertile: Quarantaquattro anni è il limite che non possiamo superare [per la fecondazione omologa, n.d.r.], e lo trovo ragionevole. Per quanto riguarda gli uomini, il nostro centro ha individuato un limite nel fatto che un padre deve poter accompagnare un figlio fino alla sua maggiore età. Considerando che l’aspettativa di vita è di settantacinque anni, il nostro spartiacque è dato dai cinquantasette anni».

Con una legge così restrittiva, ricominceranno i viaggi della speranza?
«Nel nostro centro di Lione, su 1.200 coppie circa 100 sono italiane: vengono dalla Sicilia, da Milano, da Torino… E la situazione non può che peggiorare. Sì, ricomincerà il turismo medico: verso la Francia, il Belgio, la Spagna…».


1.3. Intervista alla Dott.ssa Claudia LIVI, segretaria nazionale di Cecos Italia
di Stefania Giorgi4

ROMA. «La legge sulla procreazione assistita che il Parlamento sta approvando? È la peggiore che potevamo pensare. Pessima per il numero di divieti, sanzioni e limiti che produrranno paradossi a catena: aumenteranno insieme il lavoro dei centri, giocheranno contro la salute della donna e renderanno più difficile raggiungere quello che dovrebbe essere l’obiettivo della legge, cioè il concepimento».

Questo il giudizio, netto e appassionato, di Claudia Livi, segretaria nazionale di Cecos Italia, l’associazione che riunisce 26 tra i maggiori centri privati italiani che si interessano di medicina riproduttiva. Giudizio e passione che le vengono dall’esperienza e dalla pratica diretta di ginecologa che da vent’anni si occupa di diagnosi e trattamento dell’infertilità.

Partiamo dall’ultimo no della Camera, quello sulla fecondazione eterologa…
«Come centri Cecos abbiamo avuto il raddoppio esatto delle inseminazioni con sperma di donatori: duemila cicli nel biennio 2000-2001, contro i mille dei due anni precedenti. Il numero è raddoppiato per motivi diversi, complicati e anche difficili da spiegare. Spesso le coppie tentano la via dell’inseminazione omologa due-tre volte, o anche di più, e poi ricorrono all’eterologa. Ma spesso vi si affidano direttamente, di comune accordo, perché la giudicano una pratica meno invasiva, meno pesante per il corpo e la salute della donna».

Che conseguenze avrà questo divieto?
«Porterà al turismo procreativo. Chi ha soldi andrà fuori dall’Italia, in Europa, dove è consentita l’eterologa in tutti i paesi, compresa la cattolica Spagna. I siciliani andranno a Malta, i lombardi in Svizzera. Poi c’è sempre il ricorso possibile alla banche del seme, rintracciabili via Internet».

E come giudica il fatto che il ricorso alle tecnologie riproduttive sarà escluso dal Sistema Sanitario Nazionale?
«Ci sono centri pubblici con liste d’attesa di mesi e dunque si ricorre ai centri privati. Esattamente quello che accade per quel che riguarda la salute tout court, con differenze di costi che variano a seconda della zona e della regione. Un ciclo di fecondazione in vitro nell’Italia del nord costa da 2.600 a 4.000 Euro; le cifre sono più alte a Roma, più basse al sud. Che dire? Che anche la sacralità dell’embrione, di cui all’art. 1 della legge, potrebbe soggiacere alle logiche dei bilanci delle aziende sanitarie».

La legge stabilisce anche il numero di embrioni da produrre. A partire dalla sua esperienza cosa produrrà questo limite?
«Da diversi anni gli operatori in Italia e all’estero limitano il numero di embrioni da trasferire in utero per contenere il rischio di gravidanze plurigemellari; ma per avere maggiori possibilità di ottenere embrioni da trasferire di ottima qualità - in senso morfologico - dobbiamo poter scegliere. Il numero degli embrioni producibili diventa così fondamentale. Ora la legge vieta, con sanzioni anche pesanti, di produrre un numero di embrioni superiore a tre: in tal modo rischierò con frequenza di non averne nemmeno uno da trasferire.
Va spiegato a chi legifera in materia, ma non sa di cosa parla, che dieci ovociti più dieci spermatozoi non producono dieci embrioni. Generalmente sono sette, a volte solo cinque e di questi ancor meno sono quelli adatti al trasferimento. Limitare a tre gli embrioni da produrre e stabilire per legge che tutti vadano impiantati, indipendentemente dalla loro qualità, significa, inoltre, mettere nel conto gravidanze a rischio di malformazioni e di nascite premature. Qui entra in campo l’altro grave divieto della legge, quello all’aborto selettivo in caso di gravidanze multigemellari che tutti noi operatori - che spesso siamo più saggi dei legislatori - tentiamo di contenere.
Avere meno embrioni e non poter scegliere significa infine che le donne dovranno sottoporsi a più cicli di trattamento e stimolazioni ormonali, aumenteranno i tentativi, ci saranno più prelievi di ovociti»
.

La legge vieta anche il congelamento degli embrioni…
«Non prendendo in considerazione il fatto che oggi il congelamento è una risorsa per le coppie. Gli embrioni congelati possono essere trasferiti se il primo tentativo fallisce, senza dover ripetere l’intero ciclo di stimolazione ormonale».

2. SCHEMA COMPARATIVO DELLE LEGISLAZIONI EUROPEE IN MATERIA DI PROCREAZIONE ASSISTITA5

UK FRA SPA SVE NOR AUT GER

Limite alla produzione d’embrioni

No No No No No No No

Numero embrioni trasferibili

Tre - - - - - Tre

Obbligo di trasferire gli embrioni

No No No No No No No

Crioconservazione

- -

Fecondazione eterologa

Donne single

No No No No No

Coppie portatrici di malattie genetiche

- - - - -

Inseminazione post mortem

No - - No No
  • Numero di embrioni trasferibili
  • Limitato a tre in Regno Unito (ma non sanzionato) e Germania.
    La legislazione spagnola prevede che il trasferimento sia limitato al numero di embrioni «scientificamente più adeguato ad assicurare la gravidanza».

  • Crioconservazione di embrioni
  • Consentita espressamente in Regno Unito, Spagna, Svezia, Austria e Germania (allo stadio di zigote).

  • Fecondazione eterologa
  • Consentita in tutti i Paesi considerati.
    Al di fuori dei Paesi considerati, il divieto di fecondazione eterologa è presente nei paesi islamici.

  • Accesso alle tecniche da parte di donne single
  • Consentito in Regno Unito e Spagna.
    Vietato in Francia, Svezia, Norvegia, Austria e Germania.

  • Accesso alle tecniche da parte di coppie portatrici di malattie genetiche
  • Consentito espressamente in Spagna e Norvegia.

  • Utero in affitto
  • Consentito nel Regno Unito.
    Vietato in Francia, Spagna, Svezia, Austria e Germania.

  • Inseminazione post mortem
  • Consentita in Regno Unito e Spagna.
    Vietata in Francia, Austria e Germania.

IN NESSUNA LEGISLAZIONE EUROPEA È PREVISTO UN LIMITE ALLA PRODUCIBILITÀ DI EMBRIONI, UN OBBLIGO DI TRASFERIRE CONTEMPORANEAMENTE TUTTI GLI EMBRIONI PRODOTTI.

3. L’OPINIONE DEI CITTADINI ITALIANI

SONDAGGIO ISPO «FECONDAZIONE ASSISTITA»
pubblicato il 17 giugno 2002

dati disponibili sul sito www.sondaggipoliticoelettorali.it6

Il sondaggio è stato realizzato tra il 13/6/2002 e il 14/6/2002 dall’ISPO, basandosi su un campione di 800 persone rappresentativo della popolazione italiana adulta per sesso, età, scolarità, area di residenza, tipo di comune di residenza. Dal sondaggio emerge che:

3.1. Il 68% degli italiani è favorevole alla fecondazione assistita, e di questi il 24% ritiene che debba essere permessa anche ai single.
Nei giovani la percentuale dei favorevoli arriva all’82%.

TABELLA 1

La fecondazione artificiale…

tra tutti 18-34 anni 35-54 anni 55 anni e oltre

Dovrebbe essere permessa solo alle coppie, sposate o conviventi

44% 50% 38% 45%

Dovrebbe essere permessa a tutte le coppie e anche ai single

24% 32% 28% 13%

Non dovrebbe essere permessa

30% 17% 32% 40%

Non so

2% 1% 2% 2%

3.2. Il 48% degli italiani ritiene che la fecondazione assistita deve essere gratuita per tutti, e un altro 29% che dovrebbe essere gratuita solo per chi ha un reddito basso.
Solo il 13% ritiene che debba essere sempre a pagamento.

TABELLA 2

La fecondazione artificiale dovrebbe essere un servizio…

Gratuito per tutti

48%

Gratuito solo in certi casi, per esempio per le coppie con reddito basso

29%

A pagamento per tutti

13%

Non so

10%

3.3. Sulla fecondazione eterologa gli italiani sono divisi quasi a metà: il 46% ritiene che non sia mai ammissibile e il 41% ritiene che sia ammissibile in caso di assoluta sterilità di uno dei due partner. Vi è inoltre un altissimo numero di indecisi, il 13%.
Nella popolazione giovanile predominano i favorevoli: è favorevole all’eterologa il 56% degli italiani, contrario il 37%.

TABELLA 3

La fecondazione artificiale eterologa…

tra tutti 18-34 anni 35-54 anni 55 anni e oltre

Non è mai ammissibile

46% 37% 46% 55%

In certi casi è ammissibile

41% 56% 42% 27%

Non so

13% 7% 12% 18%

4. L’ESPERIENZA DEI PAZIENTI

a commento di alcuni articoli del disegno di legge

approvato dalla Camera dei Deputati il 18 giugno 2002

Le testimonianze sono disponibili sul sito www.mammeonline.net/pma.

Art. 1, comma 1 [«Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito»]

Art. 14, comma 1 [«È vietata la crioconservazione e la soppressione degli embrioni…»]

Era da due anni che non pensavo alla «fatica» di fare un figlio, da quando è nato il mio piccolo fiore.
Poi oggi ho letto le vostre testimonianze e mi è venuta voglia di raccontare la mia storia, che forse potrà dare un po’ di speranza alle coppie che non sono ancora riuscite a realizzare il loro sogno.
Oligospermia: una parola sino ad allora sconosciuta; è da qui che è incominciato il doloroso cammino. Per mio marito un anno intero di esami, cure ed anche una biopsia testicolare, sino alla decisione di procedere con la ICSI in un centro privato a Bologna.
Il primo tentativo a dicembre, fallito. Un secondo trasferimento di embrioni congelati a febbraio, fallito. Un nuovo ciclo a giugno e questa volta è andato tutto bene.
Credo di essere stata fortunata, dopo tutto ci abbiamo messo solo sei mesi, ma sei mesi da incubo, in cui non si riesce a pensare ad altro, in cui la speranza si alterna alla delusione. Avanti e indietro dal medico per le ricette, avanti e indietro Milano - Bologna con campioni di sangue, giorni di ferie utilizzati per fare cicli di stimolazione anziché godersi una bella vacanza al mare, denaro speso in quantità industriali, lividi per mesi grazie ai medicinali e lacrime, lacrime a non finire: «Mi dispiace signora il test è negativo»
Ma varrà la pena soffrire così? E quante volte ancora dovrò sentirmi ripetere questa frase? Non sto più vivendo una vita normale! Ne varrà la pena? Senti i giorni, i mesi che passano, fai i calcoli su quanto tempo ti resta per fare altri tentativi in rapporto alla tua età.
E poi nove mesi di gravidanza difficilissimi, due distacchi di placenta, tre volte di corsa al pronto soccorso ed un ricovero, i primi sette mesi completamente a riposo… sempre con il terrore che possa succedere l’irreparabile. Forse sarebbe stato lo stesso con un figlio «naturale», oppure il pensare che probabilmente non ci sarebbe stata un’altra possibilità ha influito.
Ho tenuto un diario di questa «avventura» e penso che quando sarà più grande lo farò leggere al mio bambino per fargli capire quanto lo amiamo, che non è arrivato «per caso», quanto lo abbiamo desiderato e quello che abbiamo passato pur di averlo. A volte lo guardo dormire nel suo lettino ed ancora non mi sembra vero che lui ci sia.
È valsa la pena. È veramente valsa la pena. Adesso stiamo pensando di adottare un bambino, sappiamo che non sarà facile, ma abbiamo ancora tanto amore da dare.

Paola

Art. 4, comma 3 [«È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo»]

Per noi il prossimo transfert sarà l’ultimo tentativo. Così abbiamo deciso, ma se così non fosse forse non potremmo comunque più riprovarci, se la nuova legge dovesse passare.
Noi facciamo parte della categoria dei «cattivi»; infatti, essendo mio marito sterile, siamo dovuti ricorrere al seme di un donatore.
Un anno e mezzo fa abbiamo scoperto questa cosa terribile; ricorderò per sempre il giorno che ritirai lo spermiogramma, con quell’esito: azoospermia. Mio marito mi propose subito di utilizzare un donatore, ma prima che arrivassimo a ciò si sottopose ad esami imbarazzanti e dolorosi, cercando di trovare anche una piccolissima speranza di avere un figlio biologicamente di entrambi.
Ci siamo rivolti ad un centro di Milano consigliatoci dal ginecologo che in tutto questo tempo ci ha seguito amorevolmente. Questo centro fa parte ed è affiliato ad altri centri che si sono dati un codice di autoregolamentazione. Questo significa che i potenziali donatori devono, prima di poter donare, sottoporsi a molti esami, che ripetono dopo che il seme è stato messo in «quarantena» per sei mesi e solo allora il seme congelato può essere utilizzato dal centro.
La cosa bella è che spesso ci dimentichiamo che se dovessi rimanere incinta, questo bimbo non avrebbe i geni di mio marito; spesso mi è capitato di dirgli, accarezzandolo, che forse avrà i suoi occhi o i suoi capelli…
Ho fatto quattro inseminazioni artificiali, andate male, ed una Fivet, tra poco mi trasferiranno i tre embrioni che abbiamo congelato. Nel dramma mi posso comunque ritenere fortunata, in questo lungo cammino ho incontrato persone meravigliose che ci sono state molto vicino e, cosa più importante, siamo stati seguiti da dei medici eccezionali, umani e disponibili.

Crissi

Art. 8, comma 1 [«I nati a seguito delle tecniche di procreazione medicalmente assistita hanno lo stato di figli legittimi o di figli riconosciuti della coppia…»]

Ho due figlie e sono un padre felice. Le ho cresciute, amate, mi sono sacrificato per loro, ho avuto alcune gravi preoccupazioni per la loro vita, ho lavorato duro per mantenerle, ho gioito per i loro successi; sono fiero della mia famiglia.
Questo il quadro di qualunque padre soddisfatto, il ritratto di un uomo normale, con una famiglia normale. La differenza la vedono solo quelli che danno alla paternità una visione limitata e riduttiva, per me è tutto normale. Anche se nessuna delle mie due figlie porta i miei geni. Non me ne importa nulla, io le ho desiderate così. Non ho cercato un catalogo coi geni del campione di atletica, né con il QI del piccolo genio… né mi interessava il colore degli occhi o altro. Desideravo solo un figlio da amare, come tutti.
Tutti gli uomini se dicono di desiderare un figlio sono bravi padri, io invece per averlo desiderato sono forse un depravato, per molte menti vittime di pregiudizî e di luoghi comuni? Siamo ricorsi all’inseminazione eterologa e non mi sento sminuito da questo ma, anzi, arricchito, consapevole di aver superato una visione limitata dell’essere genitore.
Io sono un vero padre non biologico.

Charlie - marito di Paola

Ho come l’impressione di camminare controvento… io mi sforzo di avanzare… mi equipaggio, ma questo vento mi riporta sempre al punto di partenza… continuare o fermarsi? È quello che mi chiedo ogni giorno. Poi mi asciugo le lacrime… esco a prendere un po’ di aria e inevitabilmente incrocio lo sguardo di un bambino e ritrovo tutta la forza necessaria per ricominciare… Io voglio diventare madre… noi vogliamo diventare genitori e lo saremo, non sappiamo ancora come e quando, ma sento che lo saremo.

Le madri e i padri «nel cuore» di

A cura di M. Gabriella Ruggiero e Cristina Zuppa
Roma, Luglio 2002

NOTE

  1. in La Repubblica, mercoledì 19 giugno 2002
  2. Socio fondatore di Alpha International - Scientists in Reproductive Medicine, Forum internazionale per scienziati che si occupa di: diffondere la conoscenza in materia di TRA; promuovere la cooperazione a livello internazionale tra paesi e scienziati per lo sviluppo delle TRA; promuovere codici di autoregolamentazione dei centri di riproduzione assistita nel mondo; organizzare simposi internazionali sulle TRA.
  3. in L’Espresso, N.26 - anno XLVIII, 27 giugno 2002
  4. in Il Manifesto, giovedì 13 giugno 2002
  5. Paesi considerati: Regno Unito, Francia, Spagna, Svezia, Norvegia, Austria, Germania.
  6. I dati riportati sono tratti da Andrea Panzavolta. La procreazione medicalmente assistita in Italia, e da Stefano Rodotà. Tecnologie e diritti, Il Mulino, 1995, p.301 ss.

  7. Sito Ufficiale dei Sondaggi Politici ed Elettorali, a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria