Leggiamo nel risvolto di copertina: «“Componenda”: è accordo, compromesso, transazione intesa a sanare un contenzioso tra parti. […] La più simbolica è incredibile fra tutte è quella che il potere ecclesiastico garantiva a chi, pagando un obolo più o meno grande secondo il reato, acquisiva diritto preventivo all‘assoluzione». Ma questo memorabile libriccino - che è insieme documento storico, saggio e affabulazione - ci fa capire molto di più di quanto non possano fare studi e trattati “meridionalisti” sull‘essenza della mafia siciliana quale creazione storica originale della Chiesa, radicatasi essa medesima in quanto tale, identificatasi in maniera indistinguibile dalla creazione sociale che le è più congeniale. Vera evangelizzazione, insomma, rivelatrice della natura ecumenica del cristianesimo: corruzione delle menti.
- Un lontano brillìo della componenda tornò ad affiorare, anni appresso, mentre stavo sceneggiando con due amici Più fucili che pane, un momento del «brigantaggio» postunitario nell‘Italia meridionale. Brigantaggio l‘ho scritto tra virgolette per farmi arrasso dalle tesi della storiografia ufficiale, almeno come ancor oggi risulta dai libri di scuola, che mistificano, spacciano per banditismo quella che in realtà fu anche una gigantesca rivolta contadina. E valgano le cifre… (19).
- Chi di componenda visse, e molto riccamente, e per componenda morì di corda e sapone nel 1725, fu un inglese, Jonathan Wild, che diventerà il notissimo personaggio dell‘Opera da tre soldi di Bertolt Brecht (ma aveva già ispirato Fielding e Gray) (22).
- Qualche anno dopo il racconto di Vecchietti, mi capitò di leggere il Dizionario storico della mafia di Gino Pallotta (Roma 1977) e mi imbattei in una voce che faceva al caso mio. COMPONENDA. Forma di compromesso, transazione, accordo fra amici. Veniva stipulata tra il capitano della polizia a cavallo e i malviventi o i loro complici in una data età storica della Sicilia […] (32).
- […] Era una «bullailochisanti», incomprensibile a trascriverla così come erano solite pronunciarla mia madre e mia nonna. Tradotta in italiano, significava semplicemente «Bolla dei luoghi santi» (34).
- Dunque la «bullailochisanti» in altri territori della mia terra aveva poteri diversi e più ampii. Nel suo Retablo (e qui viene il diluvio) Vincenzo Consolo cita la componenda senza spiegarla, ma si capisce che le dà lo stesso significato assegnatole da Pallotta nel suo Dizionario storico della mafia. Le due cose però, bolla e componenda, non le mette in rapporto: se l‘avesse fatto, mi sarei risparmiata la fatica di queste pagine (41).
- L‘interrogativo che lo turba [Tenente Generale Casanova, Commissario governativo a Palermo dal 1875] e che non riesce ad esprimere è questo: fino a che punto un uomo che ha commesso un reato ma che ha la coscienza a posto in virtù di una speciale concessione della Chiesa, può definirsi e sentirsi colpevole? (60)
- La bolla di componenda invece, abilmente, la si è tramutata in una bolla di sapone.
- …La quale invece consiste in un incredibile tariffario a stampa, emesso ufficialmente dal clero («bolla») con le percentuali da pagare alla Chiesa per i reati commessi. La compera della bolla da parte dei malfattori viene automaticamente a costituire sottoscrizione di patto (79).
- Dalle lettere Sulla pubblica sicurezza in Sicilia del professor Giuseppe Stocchi (1874). […] «Questa bolla di componenda si vende da speciali incaricati, che ordinariamente sono i parrochi, al prezzo di lire una e tredici; e mediante essa uno è autorizzato a ritenere con tranquilla coscienza fino a lire trentadue e ottanta di roba o denaro rubato. […] Ma non è solamente per il furto che uno si può comporre. Lo può fare per altri diciannove titoli, che comprendono ogni specie reale e immaginabile di furfanterie. […] Tale è la morale a cui il clero cattolico educa il popolo e specialmente le plebi in Sicilia, e tale era l‘indirizzo favoreggiato e protetto e inculcato dai passati governi. […] E quando il siciliano ignorante si è persuaso che una cosa non è peccato, di tutto il resto non teme o non si cura, soccorrendogli mille mezzi e infinite vie a non cadere o a sfuggire alle sanzioni della giustizia umana. Gli basta esser certo (stolta ma esiziale certezza) che non andrà all‘inferno; e da questa unica paura lo guarentisce l‘esempio e l‘assoluzione del prete» (85-87).
- E in quanto alla bolla di componenda, la superstizione non c‘entra per niente: in chiesa veniva venduta, dai parroci stessi o dal sagrestano, per delega del parrino. Era, a tutti gli effetti, cosa di Dio (90).
- Si tenga presente che in molte chiese, a tutt‘oggi, il sagrestano è l‘alter ego del prete. Dico questo perché, nel caso specifico, i parroci, sapendo benissimo di star «male oprando», demandando quel compito al sagrestano, potevano in ogni momento chiamarsene fuori. E infine: la bolla di componenda, come quella d‘indulgenza, era emanata da un‘autorità superiore a quella del parroco. Al minimo, un vescovo (92).
- …un puro e semplice, ma torno a ripetere devastante, pactum sceleris: solo che uno dei contraenti è la più alta autorità spirituale, la Chiesa, qui certamente non mater ma cattiva magistra (97).
- Ma se mi tornano a mente quegli anni che furono detti di piombo, della bolla di componenda mi assale una sottile nostalgia […] ci avrebbe risparmiato, non la scia di sangue certamente, ma la tarantella dei pentimenti, delle dissociazioni, della crisi di coscienza, dei rimorsi, dei distinguo, dei cristiani perdoni. Tutti, assassini e no, innocenti o colpevoli, avremmo goduto di tranquilla coscienza (107).
- Quando il disegno di questo scritto mi divenne chiaro, dissi a Leonardo Sciascia che avrei voluto scrivere qualcosa sulla bolla di componenda. Non ne sapeva niente, conosceva solo la componenda, quella laica. […] Dovevo assolutamente trovare una bolla di componenda originale per dare maggior credito a quanto avevo in mente di scrivere. Sciascia fece una pausa, mi taliò, sorrise del suo sorriso. «Tu una carta così non la troverai mai», mi disse.
E infatti non l‘ho trovata. FINE (108).
L‘AUTORE
Andrea Camilleri (1925 Porto Empedocle, AG), vive a Roma dove è regista teatrale e televisivo. Negli anni 90 sono diventati bestseller i suoi romanzi aventi per protagonista il commissario Montalbano nella città immaginaria di Vigata: La forma dell‘acqua, Il cane di terracotta, Il ladro di merendine.
Luciano Franceschetti
Giugno 2000