Il testo di Baricco è la riscrittura dell’Iliade in un libro s/composto da venti monologhi e un’aggiunta finale. Il poema è un classico dell’umanità e l’intervento di Baricco si caratterizza per una scrittura moderna, un ritmo incisivo, l’uso dell’italiano corrente, la narrazione in soggettiva, qualche piccolissima aggiunta testuale. Un’ultima innovazione rappresenta il motivo per cui questo libro è presentato su questo sito: la rinuncia, da parte di Baricco, alle apparizioni degli dei. Si tratta di un interessante esperimento che porta alla luce il sostrato umano (anche “troppo umano”, si potrebbe aggiungere) che si cela, talvolta bene mimetizzato, nelle pieghe di opere ritenute troppo frettolosamente “religiose”.
Nella premessa, l’autore fornisce le motivazioni di questa scelta controcorrente: «L’Iliade ha una sua forte ossatura laica che sale in superficie appena si mettono tra parentesi gli dèi. Dietro al gesto del dio il testo omerico cita quasi sempre un gesto umano che raddoppia il gesto divino e lo riporta, per così dire, in terra. Per quanto i gesti divini tramandino l’incommensurabile che spesso si affaccia nella vita, l’“Iliade” mostra un’ostinazione sorprendente a cercare, comunque, una logica degli eventi che abbia l’uomo come ultimo artefice. Se quindi si tolgono gli dei da quel testo, quel che resta non è tanto un mondo orfano e inspiegabile, quanto un’umanissima storia in cui gli uomini vivono il proprio destino come potrebbero leggere un linguaggio cifrato di cui conoscono, quasi integralmente, il codice. In definitiva: togliere gli dei dall’“Iliade” non è probabilmente un buon sistema per comprendere la civiltà omerica: ma mi sembra un ottimo sistema per recuperare quella storia riportandola nell’orbita delle narrazioni a noi contemporanee. Come diceva Lukács: “il romanzo è l’epopea del mondo disertato dagli dei”».