Parola di Galileo

Andrea Frova e Mariapiera Marenzana. Parola di Galileo. Attualità del grande scienziato in una scelta commentata dei suoi scritti.

Saggi SuperBur, Rizzoli, Milano 1998, pp. 505, € 10,20

Ogni persona mediamente colta sa cosa di Galileo si dice, ma non quello che Galileo dice. Qui si lascia a lui la parola, affinché porti all’attenzione di tutti - in particolare dei giovani - il suo messaggio di ragione, di onestà intellettuale, di indipendenza e libertà di pensiero. Un messaggio più che mai attuale nel frastuono della devastante irrazionalità del millennio che si chiude. Anche se la Chiesa romana, rappresentata da Wojtyla, ha inscenato all’Università di Padova (novembre 1992) una penosa «riabilitazione» dello scienziato, per tentare di accreditare la scolastica tesi della conciliabilità tra scienza e fede.

IO CREDO NELLUOMO, QUESTO VUOL DIRE CHE CREDO NELLA SUA RAGIONE

  • Mi convinsi allora senza più scrupolo alcuno della bontà della teoria di Copernico, e delle molte non concludenti ragioni e fallacie delle dottrine per tanti secoli frequentate nelle scuole. E decrepite e fatte ridicolose dal nuovo sapere scientifico mi si palesarono le proposizioni della Bibbia sul moto del Sole attorno alla Terra immobile (27).
  • Era nei miei intenti di far la Chiesa partecipe delle nuove mirabili verità. Quella Chiesa che, depositaria del sapere, era giudice vigile e saldo di tutto quel che in Italia si scriveva allora: fuori di lei non v’era che il silenzio, scelta che fosse o imposizione. La museruola che serrava la bocca di Giordano Bruno mentre che, denudato, era trascinato al rogo, era per me prova assai accomodata a significar le intenzioni della Curia (29).
  • Fu forse l’error mio più grande: un errore che per sicuro rifarei quando di nuovo percorrer dovessi il cammino della vita, poiché stimo la ragione la sola scorta adeguata a far uscire l’uomo dall’oscurità, e a quietar la sua mente (29).
  • Ignoravo allora che il potente cardinal Bellarmino cominciava a nutrir sospetti circa le conseguenze delle mie scoperte sulla tradizionale vision del mondo, quella tenuta dalla Chiesa (30).
  • E nel febbraio 1616 il Sant’Uffizio condannò la proposizione del moto della Terra intorno al Sole, e furono proibiti i libri che insegnavano la dottrina sospetta. Quante calunnie, frodi, stratagemmi e inganni usati per abbarbagliar la vista ai superiori!
  • Qual cosa fu che spinse la Chiesa a perseguitarmi? Qual cosa le fece giudicare il mio sventurato Dialogo esecrando e più pernicioso per lei che gli scritti di Lutero e di Calvino? Paura d’esser travolta dal crollo di verità antiche, di perdere il dominio d’un gregge che principiava a pensare? O ancora, ottusità, gelosia dei dotti padri gesuiti, sinistro affetto di anime invidiose, o forse solo la miopia che nei secoli pare ottenebrare le scelte sue? (35)
  • …e lessi la mia abiura. Odio, empietà, frode e menzogna avevano prevalso. Ero stato costretto a negare ciò che sta scritto a chiare lettere nel gran libro della natura, ciò che si impone a chiunque abbia occhi per vedere e orecchie per sentire, ciò che la Bibbia medesima apertamente affermerebbe ove fosse riscritta. Era il 22 giugno 1633 (36).
  • A nulla era valso condurmi quale pecorella del gregge di San Pietro. […] Io che, se rispetto portai alla rivelata religione, unicamente fu per la sua azione nella storia e il suo potere sulle genti.
  • Mai volli indagare quel che Dio poteva essere o fare, ma quello solo che Egli ha fatto, il libro della natura, scritto in caratteri matematici, che perpetuamente ci sta aperto dinanzi agli occhi (37).
  • Grandi cose in verità io propongo in questo breve trattato all’osservazione a alla contemplazione degli studiosi della natura. Grandi, dico, sia per l’eccellenza della materia stessa, sia per la novità non mai udita in passato, sia anche per lo Strumento, grazie al quale tali cose si sono rese manifeste alla nostra percezione (181).
  • …nella Scrittura si trovano molte proposizioni le quali, quanto al nuovo senso delle parole, hanno aspetto diverso dal vero, ma son poste in cotal guisa per accomodarsi all’incapacità del vulgo.

dalle «Lettere copernicane»

  • …se bene la Scrittura non può errare, potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno de’ suoi interpreti ed espositori, in vari modi: tra i quali uno sarebbe gravissimo e frequentissimo, quando volessero fermarsi sempre nel puro significato delle parole, perché così vi apparirebbono non solo diverse contradizioni, ma gravi eresie e bestemmie ancora; poi che sarebbe necessario dare a Iddio e piedi e mani e occhi, e non meno affetti corporali e umani, come d’ira, di pentimento, d’odio, e anco talvolta l’obblivione delle cose passate e l’ignoranza delle future (290).
  • Ma quel medesimo Dio che ci ha dotati di sensi, di discorso e d’intelletto, abbia voluto, posponendo l’uso di questi, darci con altro mezzo le notizie che per quelli possiamo conseguire, non penso che sia necessario il crederlo, e massime in quelle scienze delle quali una minima particella e in conclusioni divise se ne legge nella Scrittura; qual appunto è l’astronomia, di cui ve n’è così piccola parte, che non vi si trovano neppur nominati i pianeti (294).
  • …io non dubito punto che di esse per conseguenza non si può avere scienza, ma solamente opinione e fede, ivi piamente convenga conformarsi assolutamente col puro senso della Scrittura (Scienza e fede, 307).
  • La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intendere la lingua, e conoscere i caratteri, nei quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica […] (433).
  • […] ed alcun, costretti e convinti dalle mie ragioni, hanno cercato spogliarmi di quella gloria ch’era pur mia, e, dissimulando d’aver veduto gli scritti miei, dopo di me farsi primieri inventori di meraviglie così stupende (469).

Condanna e abiura

  • Del resto son qua nelle loro mani, faccino quel che gli piace (dai documenti del processo).
  • Testo della sentenza, Roma, 22 giugno 1633. «Il Galileo fu abiurato mercordì mattina nel Convento della Minerva alla presenza di tutti i Cardinali della Congregazione del Santo Uffizio, e gli abbruciarono in faccia il suo libro, dove tratta del moto della terra».

dalla Lettera di Antonio Badelli a ignoto, Roma, 25/6/1633

  • Testo dell’abiura. …con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto li sudetti errori et heresie, e generalmente ogni e qualunque altro errore, heresia e setta contraria alla Santa Chiesa; e giuro che per l’avvenire non dirò mai più né asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali si possa aver di me simil sospicione; ma se conoscerò alcun eretico o che sia sospetto d’eresia lo denunziarò a questo S.Offitio, o vero all’Inquisitore o Ordinario del luogo dove mi troverò.[…]

La «riabilitazione» di Galileo

  • In questi ultimi decenni la Chiesa ha dato il via a una campagna di «riabilitazioni» nei riguardi di grandi pensatori del passato, a suo tempo colpiti da anatema. Ha cominciato con Galileo, com’era naturale, visto che la storia e la cultura gli hanno reso giustizia da sempre. Ma poiché l’abiura è un’imposizione violenta e come tale motivo di vergogna e di colpa per chi la impone, la riabilitazione avrebbe dovuto essere della Chiesa, e non di Galileo (497).
  • […] Ma c’è di più. La riabilitazione di Galileo da parte della Chiesa appare un’operazione di propaganda, grazie alla risonanza avuta nei mezzi di comunicazione.
  • […] A distanza di tempo, la maggior parte della gente crede sicuramente che Galileo abbia commesso qualcosa di male, e che la Chiesa - facendo mostra di magnanimità - abbia deciso di perdonarlo (498).
  • Come scrive lo studioso spagnolo Antonio Beltràn: «Il fatto che il papa continui a sentirsi un’autorità nel dire qualcosa di pertinente su Galileo e la sua scienza, dimostra che presso di lui non è cambiato nulla. Si sta comportando in maniera esattamente eguale quella dei giudici di Galileo il cui errore adesso riconosce».

GLI AUTORI

Andrea Frova è ordinario di Fisica generale all’Università di Roma “La Sapienza”, autore tra l’altro di Perché accade ciò che accade; la coautrice Mariapiera Marenzana è docente di Lettere.

IL LIBRO IN INGLESE

Caso abbastanza raro per un testo in lingua italiana, esso è ora disponibile anche nella versione inglese della Oxford University Press con il titolo Thus Spoke Galileo (si può acquistare on line su siti quali ad esempio Amazon).