Il dibattito all’interno della mailing list

di Baldo Conti

Le polemiche che hanno accompagnato il Gay Pride hanno avuto riflessi importanti sulla mailing-list di «ateismo»: quasi tutti i messaggi erano fortemente critici nei confronti dell’atteggiamento del governo, giustamente scandalizzati dal comportamento del Presidente del Consiglio. Ma dato che l’associazione ateismo è democratica, c’è stato naturalmente spazio anche per opinioni diverse, che sono state discusse e approfondite. Per quanto mi riguarda, la questione pare quasi superflua: come può un ateo/agnostico d’impianto razionalista essere omofobico, quando l’omofobia si basa esclusivamente su pregiudizi a carattere irrazionale o d’origine cattolica (attenzione: non cristiana)?

 

A prescindere da simpatie e antipatie, la maggior parte degli interventi si è giustamente concentrata sulla forte inquietudine suscitata dalla totale subalternità delle istituzioni alla chiesa: se gli atei e gli agnostici avessero deciso di fare una loro manifestazione dell’orgoglio, credete forse che sarebbero stati accolti meglio? Tutto quello che oggi i gay soffrono, lo soffriremo anche noi quando decideremo di uscire allo scoperto, di fatto lo subiamo già ogni giorno, con la differenza che molti cattolici presumono (erroneamente) di poter convertire più facilmente un ateo che un omosessuale… Si era già parlato di Gay Pride prima che scoppiassero le polemiche del Vaticano tese a proibire il corteo (che non è l’intera manifestazione, ma ne sarà comunque l’apice, se vogliamo). Allora, di fronte all’impressionante dimostrazione di forza da parte della chiesa cattolica, le reazioni non solo degli atei non si sono fatte attendere. Il giorno dopo il famigerato «purtroppo» di Amato, il 25 maggio, Tiziana scriveva:

    «[…] forse sono retorica, ma vorrei ricordare che l’Italia è uno Stato laico e il Vaticano è uno stato che ha i propri confini nella città di Roma.

     

    Sinceramente, non comprendo perché il giubileo che interessa solo la città del Vaticano debba necessariamente limitare la libertà di manifestare liberamente in una città che fa parte di uno Stato laico. Sono profondamente indignata delle parole del presidente del consiglio non solo perché è un attentato alla mia libertà di manifestare liberamente, ma soprattutto perché “confinando” una manifestazione quale la Gay Pride è anche un attentato alla libera sessualità dell’essere umano.

     

    Ieri nessuno è insorto davanti alle dichiarazioni di Amato, solo Bertinotti e Vendola, per il resto c’è stato un applauso generale. Governo di sinistra??? Ma dove? Vergogna».

E questo era in assoluto un intervento tranquillo rispetto alle decine di mail che riprendevano come subject «inopportuni sono 365 giorni di Giubileo» inviata per primo da Massimo quello stesso giorno:

 

    «Che certe persone amino sottomettersi alle autorità (politiche, religiose, ecc.) può essere un tratto “acquisito” o una caratteristica “innata” ma ci sono. Ci sono persone che amano sottomettersi ai “forti” e combattere i “deboli” (sottolineo tutte le virgolette!). I dirigenti delle istituzioni italiane hanno amato sottomettersi per un anno intero, a spese delle nostre tasche e della loro dignità, al clero cattolico. Un anno intero italiano, 365 giorni, ore ed ore di TV dedicate agli interessi del clero; 365 giorni di stupidaggini, di elogio dell’ignoranza, del culto della superstizione, della sottomissione acritica. Si potrebbero vietare ai minori quasi tutte le cose trasmesse. Era opportuno chiudere tutte le scuole di Roma il giorno “successivo” alla parata per padre Pio? Per far posto a ben 20.000 pellegrini, il prefetto Mosino fece addirittura chiudere tutte le scuole di Roma: era opportuno? Dov’era Amato, e dov’erano i rocciosi leader della destra, sempre pronti a sottomettersi a chi ha più potere? È grottesco tale atteggiamento sottomesso ai potenti, e avverso a tutti coloro che non si adeguano alle norme cattoliche e sociali in genere. Tutti hanno diritto di manifestare. La vera grande inopportunità è stata quella di svendere l’identità romana e l’Italia al Vaticano (con denaro pubblico). Se una persona è omosessuale, non fa male a nessuno. Se il “signor” Amato ha paura che si offendano le gerarchie cattoliche, se ha paura che Ruini o Vespa gli tolgano il saluto, sono affari suoi strettamente personali. Le manifestazioni pacifiche, di chiunque, sono legittime e mai inopportune. Semmai è inopportuno farci pagare 200.000 ciascuno per l’autocelebrazione di uno Stato estero espressione di una cultura dogmatica, autoritaria, violenta, autoritaria, superstiziosa e razzista. Inoltre […] credo che il movimento omosessuale stia portando dei benefici di portata rivoluzionaria e positiva che ricordano quelli del movimento femminista. Amato, se ne stia a casa. Oppure si vada a confessare… I preti, se ne restino al Vaticano, e si facciano i […] propri. Nessuno critica come “inopportuna” la loro pseudoscelta di rinunciare al sesso, quindi nessuno ha il diritto di entrare nella privata vita sessuale altrui. Cosa che invece il clero fa quotidianamente, con i richiami alla sessualità legata a Dio, alla procreazione, ecc. Roma è laica, non è una città santa, non è del Vaticano. Anche se Rutelli s’è venduto, Roma è una città laica, aperta (come il film) e i romani saranno fieri di ospitare gli omosessuali. Sempre più motivato a partecipare al Gay Pride»

Cui si aggiungeva Giovanni:

    «Come ateo ed omosessuale vorrei dire la mia in due battute che esemplificano quanto la Chiesa Cattolica abbia potere in Italia quest’anno […]: hanno preteso il 1° Maggio, festa dei lavoratori, hanno piegato ai loro voleri anche il sindacato laico (e ateo) con la scusa che il lavoro è di tutti e quindi anche cattolico. Verissimo che il lavoro è di tutti, ma il 1° Maggio nasce come festa socialista e, comunque, di una sinistra laica. Non mi stupisce quindi come le pressioni del Vaticano sulla marcia gay si siano fatte avanti piegando non solo il Presidente del Consiglio, che di sinistra ha ben poco, ma anche la sinistra stessa (salvo poche eccezioni), che di sinistra ha ben poco. Si prenda pure la destra il Paese: come uomo di sinistra potrei sopportarlo per le regole dell’alternanza politica, ma non potrei sopportare che il Paese sia preso dal Vaticano».

L’unico che ha storto il naso è stato un certo Matteo, che ricordava come la scelta dei gay di marciare a Roma fosse una provocazione, senza però che si capisse bene (come gli è stato fatto notare), perché lo dicesse, dal momento che nella stessa lettera ammetteva che questo non era un motivo sufficiente per limitare il diritto dei cittadini a manifestare: comunque, ci teneva a sottolineare che i gay stavano urtando i sentimenti dei cattolici (senza però spiegare perché):

    «[…] sarebbe anche ora di smetterla con questa assurda distinzione tra Roma e Vaticano. Se vogliamo fare dei giochi di parole e basare le nostre argomentazioni su questioni amministrative, ok… però sappiamo tutti che non è così. In Vaticano i pellegrini mica ci vanno volando con l’elicottero o col teletrasporto… a parte il fatto che il giubileo non si svolge solo in Vaticano (non è colpa mia, ma è così), e comunque la gente che viene da tutto il mondo per il giubileo sta anche e soprattutto a Roma, in Italia!».

Dunque, un ateo (che però non risulta iscritto alla mailing list!) chiede di abolire la distinzione tra Roma e Vaticano… ancora più di così! La propaganda cattolica qualche risultato lo porta, che ne dite? Matteo concludeva

    «Se fossi a Roma in quei giorni mi piacerebbe anche parteciparvi… pensate un po’… sia per curiosità sia per solidarietà».

Bene, visto che ti piacerebbe partecipare, spero che tu abbia deciso di farlo, caro Matteo. Noi ti aspettiamo.

Massimo è stato uno dei più attivi nel proporre mail aggressive, ma sempre interessanti (inviandoci per esempio il manifestino elettronico del CCD contro il Pride, grondante servilismo), ma anche Calogero si è reso benemerito inviando materiale interessante. Calogero, che non a caso abita a Napoli, terra di machos e di femminielli, ha mandato anche un messaggio sottilmente polemico:

 

    «[…] che ne facciamo e che ne pensiamo di chi nasce o sceglie di avere un altro qualunque orientamento sessuale? Giacché, a ben vedere, anche i massimi tolleranti hanno dei limiti precisi di fronte a certi orientamenti sessuali. Che tipo di limiti saranno? Culturali? Innati? O piuttosto, anche quelli, ancora una volta “morali”, vale a dire di scelta operata sui concetti di bene e male? In quest’ottica, beh, perché un gay dovrebbe essere “bene” e un necrofilo “male” E se un gay è “bene”, perché non è bene anche un “sadico”? Vogliamo forse dire che gay si nasce e voyeur si diventa? Mi pare un azzardo che per di più non spiega niente. E se si nasce comunque questo piuttosto che quello, come si può trasformare questo in un orgoglio e quello in una colpa? […]. Quindi, scusate l’apparente paradosso, se sfilano i gay dobbiamo permettere a tutti gli altri orientamenti sessuali (ma proprio tutti tutti) di sfilare, di manifestare e di reclamare il proprio diritto all’esistenza».

Naturalmente, Anna gli ha risposto che infatti non vedeva il problema:

    «Pensiamo - o perlomeno, io penso - che chiunque può fare quel che cavolo gli pare purché non faccia del male ad altri e non spaventi i cavalli. Per quanto mi riguarda, uno può anche nutrire una passione perversa per le macchine da scrivere (ci sono, giuro, ci sono). Sono fatti suoi. La necrofilia mi va benissimo se fatta con cadaveri di gente che ha acconsentito a farli usare in questo modo (ci sono anche questi!). Il sadomasochismo mi va benissimo se praticato fra adulti consenzienti, come qualunque altra pratica, combinazione o fantasia. Ci sono molte pratiche umane che mi ripugnano, per esempio il calcio. Sono problemi miei, non dei calciatori. Non posso pretendere che si astengano dal dare calci ad una palla perché la cosa mi disturba».

Anna concludeva che:

    «permettere a tutte le sessualità di sfilare, e anzi accompagnarli nelle rivendicazioni mi sembra sacrosanto. Sono dispostissima anche ad andare una sfilata di eterosessuali promiscui (anzi, potrebbe essere divertente!), di sadomasochisti (per quanto avendone conosciuti alcuni, tendono ad essere gente molto noiosa), di feticisti eccetera. Diavolo. Questi eretici giudei ci hanno sottratto il culto di Dioniso che pareva molto divertente. Non è giusto. Rinnoviamo l’augusto e tradizionale culto dei baccanali!».

D’altra parte, per fortuna, si potrebbe aggiungere che noi non abbiamo il diritto di «permettere» a qualcuno di sfilare quando tutti ne hanno il diritto (in Italia tutti hanno diritto di sfilare: cattolici, protestanti, atei, testimoni di Geova, indù, ecc., come maoisti, fascisti, ecc.)? Comunque, Calogero si è poi esposto in prima persona sia sulla mailing-list sia fuori a favore del Gay Pride in maniera assolutamente benemerita.

 

Sconforto da molti soci (ancora una volta, l’iniziatore è stato Massimo) è venuto alla brutta storia del ritiro del patrocinio al Gay Pride da parte del sindaco di Roma. Ma questa è un’altra storia, che ci porta su terreni troppo politici. Sabato 6 giugno Giorgio ha scritto:

    «Penso proprio che l’UAAR ci sarà, col suo bravo striscione giallo come punto di riferimento per atei, agnostici e indifferenti alle religioni (o allergici al regime clericale) e possibilmente con un banchetto!».

ricordando che la lettera è un preavviso per i soci affinché si mobilitino… E noi ci saremo.