L’ultima bozza del progetto di legge sulla libertà religiosa, disegnata dall’onorevole Roberto Zaccaria, discrimina gli atei e gli agnostici, semplicemente perché non ne parla. Questa la critica mossa da una delegazione dell’UAAR, accolta oggi dalla Commissione affari costituzionali della Camera. L’udienza di oggi fa seguito a una precedente udienza del 10 gennaio scorso, quando l’UAAR aveva espressamente richiesto che nella legge si citassero anche i diritti degli atei e degli agnostici. La risposta dei deputati, allora, fu che l’ateismo non è una religione. L’obiezione dell’UAAR, oggi, è che per lo Stato italiano non è esattamente così.
La Corte Costituzionale, infatti, ha già sottolineato che «il nostro ordinamento costituzionale esclude ogni differenziazione di tutela della libera esplicazione sia della fede religiosa sia dell’ateismo, non assumendo rilievo le caratteristiche proprie di quest’ultimo sul piano teorico» (sentenza n. 117 del 1979). E poi (sentenza n. 203 del 1989) ha evidenziato il divieto a che «il pluralismo religioso limiti la libertà negativa di non professare alcuna religione».
Del resto, aggiunge Raffaele Carcano, coordinatore delle iniziative giuridiche dell’UAAR, «è la stessa commissione a dimostrare concretamente come una simile distinzione non sia realizzabile, chiamandoci per un’audizione. E lo dimostra anche non avendo in programma l’emanazione di una legge a parte, che disciplini la libertà di non credere». Tantissimi articoli della bozza di legge attuale, poi, riguardano gli atei come tutti i cittadini, laddove si parla di matrimoni civili o dell’insegnamento della religione a scuola. Solo che, come ha sottolineato Giorgio Villella, segretario nazionale dell’UAAR, «così come è scritta questa legge sembra limitarsi a disciplinare i rapporti tra religioni, ignorando che, nel nostro Paese, si stima che il numero dei non credenti sia tra i 3 e i 10 milioni».