A distanza di quattro anni dalla famosa (e censuratissima) campagna dei cosiddetti “ateobus” l’Uaar torna a proporre messaggi pubblicitari incentrati sui diritti dei non credenti. Una grande immagine giallo-nera (i colori sociali Uaar) che ricorda ai cittadini che “dieci milioni di italiani vivono bene senza D”. E che “quando sono discriminati, c’è l’Uaar al loro fianco”.
Perché questa campagna? “Viviamo in una società in cui i non credenti sono ritenuti pochi, sono presentati negativamente e sono spesso oggetto di disparità di trattamento”, spiega Raffaele Carcano, segretario Uaar. “Con la nostra campagna vogliamo invece ribadire che in Italia vivono (generalmente bene) circa dieci milioni di non credenti, e che c’è chi si impegna per eliminare le discriminazioni nei loro confronti”.
Un messaggio d’impatto, perché non tutti sono disposti ad accettare che si rivendichi orgogliosamente la propria incredulità. Anzi, capita non raramente che non solo religiosi, ma anche politici, opinionisti, addirittura giudici sostengano che persino la semplice, pubblica manifestazione di non credenza in D può costituire un’offesa al sentimento religioso dei credenti. “Forse i credenti sono più permalosi di atei e agnostici”, conclude ironicamente Carcano: “ebbene, questa pubblicità costituisce per loro un’occasione per smentirlo”.
La campagna è stata ideata dalla creative agency Zowart.
Sviluppi
Nel settembre del 2013 la Giunta di Verona, guidata dal sindaco leghista Flavio Tosi, censura l’affissione dei manifesti sostenendo che il messaggio della campagna sia «potenzialmente lesivo nei confronti di qualsiasi religione». Dopo una lunga battaglia legale portata avanti dall’Uaar la Cassazione con un’ordinanza annulla una sentenza della Corte d’appello di Roma, accogliendo quindi nel 2020 il ricorso dell’associazione. Nel 2023 la Corte d’appello di Roma condanna il Comune di Verona per aver rifiutato l’affissione dei manifesti della campagna Uaar: l’amministrazione comunale deve risarcire 50 mila euro e le spese legali all’associazione e provvedere all’affissione dei manifesti censurati.
Manifesto 6×3: PNG
Le città che hanno visto i nostri manifesti:
Affissione in piazza Ospedale Maggiore.
Ancona (atti di vandalismo)
Firenze
Verona (una affissione da privati, censura della giunta nelle postazioni comunali)
Torino
Porcia (Pn) Affissioni vandalizzate
Ragusa
La Spezia
Parma