Parma, proiezione di “Laïcité Inch’Allah!”

FILM GRATIS ALL’ARENA ESTIVA DEL CINEMA EDISON

Per questo film – in italiano: “Laicità, se Dio vuole” - vincitore del Prix International de la Laïcité della città di Parigi, la regista tunisina Nadia El Fani è minacciata di morte da fondamentalisti islamici.

 

La regista tunisina Nadia El Fani è stata minacciata di morte per aver dichiarato di non credere in Dio e per aver realizzato un film dal titolo “Ni Allah ni maître” (”Né Dio né padrone”) in seguito cambiato in “Laïcité, inch’Allah” (’Laicità, se Dio vuole’) le cui riprese sono state effettuate durante un ramadan.

La regista per completare il film con scene aggiornate in seguito alla rivoluzione tunisina ha lanciato un appello per ricevere dei contributi. L’UAAR (Unione Atei ed Agnostici Razionalisti) ha donato un proprio contributo in denaro ed in più ha realizzato la traduzione in italiano (con sottotitoli).

Grazie al patrocinio dell’UAAR stessa e di Solares delle Arti, gestore del cinema Edison, è ora possibile vedere il film, mai entrato nella comune distribuzione, anche a Parma.

La Tunisia è stata sempre considerata come il paese arabo più “laico” del Magreb, al punto che il vecchio Habib Bourguiba aveva potuto impunemente permettersi, a suo tempo, di bere del succo d’arancia in pubblico durante un ramadan.

Oggi però, dopo la rivoluzione e la caduta di Ben Ali, lo scenario sembra totalmente diverso e chi ostenta libertà di coscienza e dichiara apertamente d’essere ateo mette in serio pericolo la propria vita.

E’ quello che sta accadendo alla franco-tunisina Nadia El Fani, dopo che si è dichiarata atea ed in particolare dopo l’uscita del suo film.

Un centinaio di islamisti ha tentato di bloccarne la prima proiezione a Tunisi. Scandendo slogan come ‘La Tunisia è uno Stato islamico’ e ‘Allah Akbar’ (Dio è il più grande), i manifestanti hanno spaccato i vetri del Cinema Africa, nel centro di Tunisi, e otto di loro hanno fatto anche irruzione nello stesso cinema, aggredendo gli spettatori e il direttore della sala, Habib Belhedi. Sono quindi intervenute le forze dell’ordine e ci sono stati dei feriti. Interpellato dall’Associated Press, il critico cinematografico Naceur Saâdi ha detto che “i salafiti volevano impedire la proiezione del film, gli abbiamo suggerito di vederlo per poi fornire il proprio punto di vista, ma si sono rifiutati”. La proiezione era stata organizzata dal collettivo Lam Echaml per denunciare le aggressioni verbali e fisiche contro gli artisti tunisini non allineati.

E’ successivamente emersa una diversa inquietante versione. Secondo Human Rights Watch, durante l’assalto dei salafiti la polizia non sarebbe intervenuta in maniera adeguata. Lo sostiene tra gli altri Sarah Leah Whitson, direttore dell’Human Right Watch per il Medio Oriente e il Nord Africa, in un recente comunicato. Durante un sopralluogo, la polizia avrebbe consigliato di non proiettare il film e poi sarebbe intervenuta tardi e con scarsa decisione, al momento dell’attacco alla sala.

Dopo l’episodio, la regista ha deciso di cambiare il titolo del film in questione, passando appunto da “Né Dio né padrone”ad un meno perentorio ma comunque ironico ‘Laicità, se Dio vuole’. Lo ha fatto perché alcuni critici sostenevano che il titolo costituiva un attacco all’islam. Il partito islamista tunisino, Ennahdha, ha formalmente condannato l’assalto contro il cinema, ma sostiene che si tratti comunque di una “provocazione” anti-islamica.

La menzione del Prix International de Laicité cita fra l’altro “il film, realizzato prima e durante la rivoluzione dei gelsomini, è testimone di un impegno a favore di una Tunisia democratica e laica”; con questo premio si vuole “inviare un messaggio di solidarietà al popolo tunisino” e “a tutti i popoli arabi che aspirano alla democrazia, alla libertà di coscienza, all’uguaglianza dei diritti in particolare tra uomini e donne, alla giustizia sociale e alla laicità”.

Mer, 02/07/2014 - 21:30
Cinema Edison
L.go 8 marzo
Parma , PR
Italia
Parma IT