La Chiesa e i non credenti: dal deposito della tradizione cattolica, anatemi, insulti e maldicenze nei confronti degli atei, degli agnostici, degli scettici e degli increduli. Con qualche recente esternazione, e la consapevolezza che molto altro è rimasto (per ora?) escluso.
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Di questa pagina è disponibile anche Atheism and Agnosticism. 20 Centuries of Smear Campaign, un estratto tradotto in inglese da Vera Pegna, che ringraziamo vivamente per la collaborazione.
12 Hanno rinnegato il Signore,
hanno proclamato: «Non è lui!
Non verrà sopra di noi la sventura,
non vedremo né spada né fame.
13 I profeti sono come il vento,
la sua parola non è in essi».
14 Perciò dice il Signore,
Dio degli eserciti:
«Questo sarà fatto loro,
poiché hanno pronunziato questo discorso:
Ecco io farò delle mie parole
come un fuoco sulla tua bocca.
Questo popolo sarà la legna che esso divorerà.
Sacra Bibbia, libro di Geremia, 5, circa VI secolo ante era volgare
5 Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
che pone nella carne il suo sostegno
e il cui cuore si allontana dal Signore.
6 Egli sarà come un tamerisco nella steppa,
quando viene il bene non lo vede;
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Sacra Bibbia, libro di Geremia, 17, circa VI secolo a.e.v.
22 Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell’angoscia ti nascondi?
23 Il misero soccombe all’orgoglio dell’empio
e cade nelle insidie tramate.
24 L’empio si vanta delle sue brame,
l’avaro maledice, disprezza Dio.
25 L’empio insolente disprezza il Signore:
«Dio non se ne cura: Dio non esiste»;
questo è il suo pensiero.
Sacra Bibbia, Salmi, 10 (T.M.), datazione controversa
1 Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.
2 Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3 Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.
4 Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5 perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.
6 Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l’empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
Sacra Bibbia, Salmi, 11, datazione controversa
1 Lo stolto pensa: «Non c’è Dio».
Sono corrotti, fanno cose abominevoli:
nessuno più agisce bene.
Sacra Bibbia, Salmi, 14, datazione controversa
1 Dicono fra loro sragionando:
«La nostra vita è breve e triste;
non c’è rimedio, quando l’uomo muore,
e non si conosce nessuno che liberi dagli inferi.
2 Siamo nati per caso
e dopo saremo come se non fossimo stati.
È un fumo il soffio delle nostre narici,
il pensiero è una scintilla
nel palpito del nostro cuore.
3 Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere
e lo spirito si dissiperà come aria leggera.
4 Il nostro nome sarà dimenticato con il tempo
e nessuno si ricorderà delle nostre opere.
La nostra vita passerà come le tracce di una nube,
si disperderà come nebbia
scacciata dai raggi del sole
e disciolta dal calore.
5 La nostra esistenza è il passare di un’ombra
e non c’è ritorno alla nostra morte,
poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro.
6 Su, godiamoci i beni presenti,
facciamo uso delle creature con ardore giovanile!
7 Inebriamoci di vino squisito e di profumi,
non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera,
8 coroniamoci di boccioli di rose prima che avvizziscano;
9 nessuno di noi manchi alla nostra intemperanza.
Lasciamo dovunque i segni della nostra gioia
perché questo ci spetta, questa è la nostra parte.
10 Spadroneggiamo sul giusto povero,
non risparmiamo le vedove,
nessun riguardo per la canizie ricca d’anni del vecchio.
11 La nostra forza sia regola della giustizia,
perché la debolezza risulta inutile.
12 Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo
ed è contrario alle nostre azioni;
ci rimprovera le trasgressioni della legge
e ci rinfaccia le mancanze
contro l’educazione da noi ricevuta.
13 Proclama di possedere la conoscenza di Dio
e si dichiara figlio del Signore.
14 È diventato per noi una condanna dei nostri sentimenti;
ci è insopportabile solo al vederlo,
15 perché la sua vita è diversa da quella degli altri,
e del tutto diverse sono le sue strade.
16 Moneta falsa siam da lui considerati,
schiva le nostre abitudini come immondezze.
Proclama beata la fine dei giusti
e si vanta di aver Dio per padre.
17 Vediamo se le sue parole sono vere;
proviamo ciò che gli accadrà alla fine.
18 Se il giusto è figlio di Dio, egli l’assisterà,
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
19 Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti,
per conoscere la mitezza del suo carattere
e saggiare la sua rassegnazione.
20 Condanniamolo a una morte infame,
perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà».
21 La pensano così, ma si sbagliano;
la loro malizia li ha accecati.
22 Non conoscono i segreti di Dio;
non sperano salario per la santità
né credono alla ricompensa delle anime pure.
23 Sì, Dio ha creato l’uomo per l’immortalità;
lo fece a immagine della propria natura.
24 Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo;
e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono.
Sacra Bibbia, libro della Sapienza, 2, circa I secolo a.e.v.
«In realtà l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto».
San Paolo, in Sacra Bibbia, Lettera ai Romani, 1,18-19, circa 57-58 era volgare
Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi?»
Sacra Bibbia, Vangelo secondo Matteo, 17,17, circa 80-90 e.v.
«Evita le chiacchiere profane, perché esse tendono a far crescere sempre più nell’empietà; la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena».
San Paolo (attribuzione rifiutata dagli studiosi), in Sacra Bibbia, Seconda lettera a Timoteo, 2, 16-17, circa 90 e.v.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.
Sacra Bibbia, Vangelo secondo Giovanni, 3,17-19, circa 100-110 e.v.
«Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio incombe su di lui».
San Giovanni Battista, in Sacra Bibbia, Vangelo secondo Giovanni, 3,36, circa 100-110 e.v.
«Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano».
Gesù Cristo, in Sacra Bibbia, Vangelo secondo Giovanni, 15,6, circa 100-110 e.v.
«Così che crediamo che i tormenti del Diavolo, di tutti i negatori di Dio e di tutti gli empî che in cuore hanno detto: “Dio non esiste”, saranno eterni».
San Girolamo, in Isaiam, circa 398 e.v.
«È nella natura dell’uomo non opporsi mentalmente alle ispirazioni interne e alla predicazione esterna della verità. Ed è per questo che l’incredulità è contro natura […] Il peccato di incredulità è più grave di tutti i peccati che avvengono nel campo delle virtù morali […] L’incredulità è peccato mortale […] A Dio, nessuno può essere gradito senza la fede […] Chi si oppone alla fede già abbracciata pecca più gravemente di colui che si oppone alla fede non ancora accettata: come uno che non sta alle promesse pecca più gravemente di chi non ha fatto alcuna promessa […] Ci sono infedeli […] che non hanno mai abbracciato la fede […] I fedeli hanno il dovere di costringerli, se ne hanno la facoltà, a non ostacolare la fede […] Ci sono infedeli che un tempo accettarono la fede e la professarono: come gli eretici e gli apostati di ogni genere. E costoro devono essere costretti anche fisicamente ad adempiere quanto promisero, e a ritenere ciò che una volta accettarono […] La Chiesa proibisce ai fedeli di comunicare con quegli infedeli che deviano dalla fede ricevuta […] Se si tratta di persone semplici e deboli nella fede, di cui si può temere come probabile la perversione, bisogna proibire loro di comunicare con gli infedeli […] Se si toglie la fede non rimane nulla all’uomo che possa servire alla salvezza eterna. Per cui la Scrittura afferma che “l’apostata è un uomo che non ha nulla di buono”. […] [La Chiesa] può punire in giudizio l’incredulità di coloro che avevano abbracciato la fede.
san Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, circa 1270
«Il legislatore proibì tuttavia, animato da una rigorosa religiosità, che qualcuno mortificasse la dignità umana affermando che l’anima muoia con il corpo, o che il mondo sia governato a caso, senza la provvidenza divina. Gli Utopiani credono che dopo questa vita i vizi saranno puniti e le virtù ricompensate. Chi pensa diversamente non è considerato uomo, poiché degrada la sublimità della sua anima alla bassa materialità animale. E non è neppure ammesso tra i cittadini, dal momento che, non trattenuto dal timore, disprezzerebbe le leggi e i costumi dello Stato. […] Chi pensa così, perciò, è interdetto da ogni onore, magistratura e incarico pubblico. È ovunque disprezzato come un essere di bassa natura e privo di ogni risorsa».
san Tommaso Moro (Thomas More), Utopia, 1516.
«Qualcosa di molto più grave esige un Nostro discorso, e addirittura chiede in abbondanza le Nostre lacrime: trattasi di quel morbo pestilenziale che la malvagità dei nostri tempi ha generato. Unanimi, riunendo tutte le nostre forze, apprestiamo la medicina necessaria affinché, per Nostra negligenza, tale peste non cresca nella Chiesa, fino a diventare incurabile. […] Questi si erigono a maestri “assolutamente menzogneri”, come li chiama il principe degli Apostoli, Pietro, e introducono principi di perdizione; negano quel Dio che li riscattò, procurando a se stessi una celere rovina. Dicono di essere sapienti, e sono invece diventati stolti; oscurato e insipiente è il loro cuore. Voi stessi, che siete stati posti quali scrutatori nella casa d’Israele, vedete chiaramente quanti trionfi consegua ovunque quella filosofia piena d’inganni, che sotto un nome onesto nasconde la propria empietà, e con quanta facilità tragga a sé ed alletti tanti popoli. Chi potrà dire dell’iniquità dei dogmi e degl’infami vagheggiamenti che tenta d’insinuare? […] Arrivano addirittura al punto di dichiarare empiamente o che Dio non esiste, o che è ozioso e scioperato, che non si cura per niente di noi, e che non rivela nulla agli uomini. Perché non ci si debba meravigliare se qualcosa è santo o divino, blaterano che ciò è stato inventato ed escogitato dalla mente di uomini inesperti, preoccupati dell’inutile timore del futuro, allettati dalla vana speranza dell’immortalità. Ma codesti sapienti truffatori addolciscono ed occultano l’immensa perversità dei loro dogmi con parole ed espressioni così allettanti, che i più deboli – che sono la maggioranza – come presi dall’esca, irretiti in modo penoso, o abiurano completamente la fede, o la lasciano vacillare in gran parte, mentre seguono qualche conclamata dottrina ed aprono gli occhi verso una falsa luce che è più dannosa delle stesse tenebre. Senza dubbio il nostro nemico, desideroso e capace di nuocere, come assunse le sembianze del serpente per ingannare i primi uomini, così armò le lingue di costoro, lingue certamente bugiarde, dalle quali il Profeta (Sal 119) chiede che sia liberata l’anima sua: dal veleno di quella falsità che costituì l’arma per sedurre i fedeli. […] In verità, questi perversi filosofi, sparse queste tenebre e strappata dai cuori la religione, cercano oltretutto di far sì che gli uomini sciolgano tutti quei legami dai quali sono uniti fra di loro e ai loro sovrani con il vincolo del loro dovere; essi proclamano fino alla nausea che l’uomo nasce libero e non è soggetto a nessuno. Quindi la società è una folla di uomini inetti, la stupidità dei quali si prosterna davanti ai sacerdoti (dai quali sono ingannati) e davanti ai re (dai quali sono oppressi), tanto è vero che l’accordo fra il sacerdozio e l’impero non è altro che una immane congiura contro la naturale libertà dell’uomo. Chi non vede che tali follie, e altre consimili coperte da molti strati di menzogne, recano tanto maggior danno alla tranquillità e alla quiete pubblica quanto più tardi viene repressa l’empietà di siffatti autori? E che tanto più danneggiano le anime, redente dal sangue di Cristo, quanto più si diffonde, simile al cancro, la loro predicazione, e s’introduce nelle pubbliche accademie, nelle case dei potenti, nei palazzi dei re e s’insinua – orribile a dirsi – persino negli ambienti sacri?».
Papa Pio VI, enciclica Inscrutabile divinae, 25 dicembre 1775
«La divina autorità della Chiesa viene contestata e, calpestati i suoi diritti, si vuole assoggettarla a ragioni terrene; con suprema ingiustizia si vuole renderla odiosa ai popoli e ridurla ad ignominiosa servitù. Intanto s’infrange l’obbedienza dovuta ai Vescovi, e viene conculcata la loro autorità. Le Accademie e le Scuole echeggiano orribilmente di mostruose novità di opinioni, con le quali non più segretamente e per vie sotterranee si attacca la Fede cattolica, ma scopertamente e sotto gli occhi di tutti le si muove un’orribile e nefanda guerra. Infatti, corrotti gli animi dei giovani allievi per gl’insegnamenti viziosi e per i pravi esempi dei Precettori, si sono dilatati ampiamente il guasto della Religione ed il funestissimo pervertimento dei costumi. Scosso per tal maniera il freno della santissima Religione, che è la sola sopra cui si reggono saldi i Regni e si mantengono ferme la forza e l’autorità di ogni dominazione, si vedono aumentare la sovversione dell’ordine pubblico, la decadenza dei Principati e il disfacimento di ogni legittima potestà. Ma una congerie così enorme di disavventure si deve in particolare attribuire alla cospirazione di quelle Società nelle quali sembra essersi raccolto, come in sozza sentina, quanto v’ha di sacrilego, di abominevole e di empio nelle eresie e nelle sette più scellerate. […] Da questa corrottissima sorgente dell’indifferentismo scaturisce quell’assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo, a cui apre il sentiero quella piena e smodata libertà di opinione che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato, non mancando chi osa vantare con impudenza sfrontata provenire da siffatta licenza qualche vantaggio alla Religione. […] Si determina il cambiamento degli spiriti, la depravazione della gioventù, il disprezzo nel popolo delle cose sacre e delle leggi più sante: in una parola, la peste della società più di ogni altra esiziale, mentre l’esperienza di tutti i secoli, fin dalla più remota antichità, dimostra luminosamente che città fiorentissime per opulenza, potere e gloria per questo solo disordine, cioè per una eccessiva libertà di opinioni, per la licenza delle conventicole, per la smania di novità andarono infelicemente in rovina. A questo fine è diretta quella pessima, né mai abbastanza esecrata ed aborrita “libertà della stampa” nel divulgare scritti di qualunque genere; libertà che taluni osano invocare e promuovere con tanto clamore. Inorridiamo, Venerabili Fratelli, nell’osservare quale stravaganza di dottrine ci opprime o, piuttosto, quale portentosa mostruosità di errori si spargono e disseminano per ogni dove con quella sterminata moltitudine di libri, di opuscoli e di scritti, piccoli certamente di mole, ma grandissimi per malizia, dai quali vediamo con le lacrime agli occhi uscire la maledizione ad inondare tutta la faccia della terra. Eppure (ahi, doloroso riflesso!) vi sono taluni che giungono alla sfrontatezza di asserire con insultante protervia che questo inondamento di errori è più che abbondantemente compensato da qualche opera che in mezzo a tanta tempesta di pravità si mette in luce per difesa della Religione e della verità».
Papa Gregorio XVI, enciclica Mirari vos, 15 agosto 1832
«Voi conoscete e insieme a Noi vedete, venerabili fratelli, con quanta perversità si siano recentemente imposti taluni empî nemici della verità, della giustizia e di ogni onestà, i quali, sia con l’inganno e insidie di ogni genere, sia manifestamente e spumeggiando le proprie turpitudini come le onde del mare in tempesta, cercano di diffondere ovunque, tra i popoli fedeli d’Italia, una sfrenata licenza di pensiero, di parola e di ascolto d’ogni empietà, meditano di abbattere e, se mai fosse possibile, distruggere dalle fondamenta la religione cattolica nella stessa Italia. Apparve manifesta tutta la trama del loro diabolico progetto sia in molti altri luoghi, sia soprattutto nell’alma città, sede del Nostro supremo pontificato, nella quale, dopo che fummo costretti ad andarcene, essi imperversarono più liberamente, sia pure per pochi mesi. Ivi il loro furore giunse a tal punto che, confondendo con nefasta audacia le cose divine e quelle umane, ostacolarono l’opera e disprezzarono l’autorità dell’eccellentissimo clero dell’Urbe e dei presuli, che per Nostro ordine ivi continuarono a curare senza timore le sacre funzioni, o talora costrinsero i poveri infermi, in lotta con la morte e privati di tutti i conforti della religione, a rendere l’anima fra gli allettamenti di qualche sfrontata meretrice. E inoltre, sebbene la stessa città di Roma e le altre province dello Stato Pontificio siano state restituite, per misericordia di Dio, al Nostro governo civile con le armi delle nazioni cattoliche, e così pure benché sia cessato il tumulto delle guerre nelle altre regioni d’Italia, tuttavia quegli scellerati nemici di Dio e degli uomini non desistettero né desistono dalla loro empia impresa, incalzando se non con aperta violenza, certo con altri mezzi subdoli e non sempre occulti […] Gli odierni nemici della religione e della società umana, con spirito davvero diabolico, mirano con tutte le loro arti a pervertire fin dalla prima età le menti e i cuori dei giovani […]»
Papa Pio IX, enciclica Nostris et Nobiscum, 8 dicembre 1849
«I suddetti Nostri Predecessori con apostolica forza continuamente resistettero alle nefande macchinazioni di uomini iniqui che, schizzando come i flutti di procelloso mare la spuma delle loro fallacie e promettendo libertà mentre sono schiavi della corruzione, con le loro opinioni ingannevoli e con i loro scritti perniciosissimi si sono sforzati di demolire le fondamenta della Religione cattolica e della società civile, di levare di mezzo ogni virtù e giustizia, di depravare gli animi e le menti di tutti, di sviare dalla retta disciplina dei costumi gl’incauti, e principalmente la gioventù impreparata, e di corromperla miseramente, di imprigionarla nei lacci degli errori e infine di strapparla dal seno della Chiesa cattolica. […] Venerabili Fratelli, che in questo tempo si trovano non pochi i quali, applicando al civile consorzio l’empio ed assurdo principio del naturalismo (come lo chiamano) osano insegnare che “l’ottima regione della pubblica società e il civile progresso richiedono che la società umana si costituisca e si governi senza avere alcun riguardo per la religione, come se questa non esistesse o almeno senza fare alcuna differenza tra la vera e le false religioni”. Contro la dottrina delle sacre Lettere della Chiesa e dei Santi Padri, non dubitano di affermare “essere ottima la condizione della società nella quale non si riconosce nell’Impero il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della Religione cattolica, se non in quanto lo chieda la pubblica pace”. […] Ma chi non vede e non sente pienamente che una società di uomini sciolta dai vincoli della religione e della vera giustizia non può avere altro proposito fuorché lo scopo di acquisire e di accumulare ricchezze, e non può seguire nelle sue operazioni altra legge fuorché un’indomita cupidigia di servire alle proprie voluttà e comodità? […] Con tali empie opinioni e macchinazioni codesti fallacissimi uomini intendono soprattutto eliminare dalla istruzione e dalla educazione la dottrina salutare e la forza della Chiesa cattolica, affinché i teneri e sensibili animi dei giovani vengano miseramente infettati e depravati da ogni sorta di errori perniciosi e di vizi. Infatti, tutti coloro che si sono sforzati di turbare le cose sacre e le civili, e sovvertire il retto ordine della società e cancellare tutti i diritti divini ed umani, rivolsero sempre i loro disegni, studi e tentativi ad ingannare specialmente e a corrompere l’improvvida gioventù, come sopra accennammo, e nella corruzione della medesima riposero ogni loro speranza […]
Né ignorate come anche in questa nostra età si trovino alcuni che, mossi ed incitati dallo spirito di Satana, pervennero a tanta empietà da non paventare di negare con scellerata impudenza lo stesso Dominatore e Signore Nostro Gesù Cristo ed impugnare la sua Divinità».
Papa Pio IX, enciclica Quanta cura, 8 dicembre 1864
«Se qualcuno negherà l’unico vero Dio Creatore e Signore di tutte le cose visibili ed invisibili: sia anatema. Se qualcuno non arrossirà affermando che nulla esiste all’infuori della materia: sia anatema».
Concilio Vaticano I, costituzione dogmatica Dei filius, 24 aprile 1870
«Il fatto più doloroso e più triste di tutti è che tante anime, redente dal sangue di Gesù Cristo, come afferrate dal turbine di questa età aberrante, vanno precipitando in un comportamento sempre peggiore, e piombano nell’eterna rovina. Il bisogno dunque del divino aiuto non è certamente minore oggi di quando il glorioso San Domenico introdusse la pratica del Rosario Mariano per guarire le piaghe della società».
Papa Leone XIII, enciclica Supremi apostolatus, 1° settembre 1883
«Tutti i cittadini sono tenuti ad allearsi per mantenere alla nazione il sentimento religioso vero, e per difenderlo al bisogno, se mai una scuola atea, in dispetto delle proteste della natura e della storia, si sforzasse di cacciar Dio dalla società, sicura con ciò di annientare tosto il senso morale al fondo stesso della coscienza umana. Su questo punto, tra uomini che non hanno perduto la nozione dell’onestà, nessun dissidio è possibile. […] Non devesi dimenticare che la legge è una prescrizione ordinata secondo ragione e promulgata, pel bene della comunità, da coloro che hanno ricevuto a tale scopo il deposito del potere. In conseguenza non si possono mai approvare quei punti di legislazione, che siano ostili alla Religione e a Dio; v’è, al contrario, il dovere di riprovarli. […] Ben lo sappiamo, l’ateo per un deplorevole abuso della sua ragione e più ancora della sua volontà, nega questi principi. Ma in fondo, l’ateismo è un errore così mostruoso che non potrà mai, sia detto ad onore dell’umanità, annientarvi la coscienza dei diritti di Dio per sostituirvi l’idolatria dello Stato»
Papa Leone XIII, enciclica Au milieu, 16 febbraio 1892
131. È grave danno esser fuori della Chiesa? Esser fuori della Chiesa è danno gravissimo, perchè fuori non si hanno né i mezzi stabiliti né la guida sicura alla salute eterna, la quale per l’uomo è l’unica cosa veramente necessaria.
266. Possono essere veramente felici quelli che seguono le massime del mondo? Quelli che seguono le massime del mondo non possono essere veramente felici, perchè non cercano Dio, loro Signore e loro vera felicità; e così non hanno la pace della coscienza, e camminano verso la perdizione.
Catechismo di papa Pio X, 14 giugno 1905
«Gli uomini si sono allontanati da Dio e da Gesù Cristo e per questo sono caduti al fondo di tanti mali; per questo stesso si logorano e si consumano in vani e sterili tentativi di porvi rimedio, senza neppure riuscire a raccogliere gli avanzi di tante rovine. Si è voluto che fossero senza Dio e senza Gesù Cristo le leggi e i governi, derivando ogni autorità non da Dio, ma dagli uomini; e con ciò stesso venivano meno alle leggi, non soltanto le sole vere ed inevitabili sanzioni, ma anche gli stessi supremi criteri del giusto, che anche il filosofo pagano Cicerone intuiva potersi derivare soltanto dalla legge divina. E veniva pure meno all’autorità ogni solida base, ogni vera ed indiscutibile ragione di supremazia e di comando da una parte, di soggezione e di ubbidienza dall’altra; e così la stessa compagine sociale, per logica necessità, doveva andarne scossa e compromessa, non rimanendole ormai alcun sicuro fulcro, ma tutto riducendosi a contrasti ed a prevalenze di numero e di interessi particolari. […]Non si volle più Dio, né Gesù Cristo, né la dottrina sua nella scuola, e la scuola, per triste ma ineluttabile necessità, divenne non soltanto laica e areligiosa, ma anche apertamente atea e antireligiosa, dovendo l’ignaro fanciullo presto persuadersi che nessuna importanza hanno per la vita Dio e la Religione, di cui mai sente parlare, se non forse con parole di vilipendio. Così, ed anche solo per questo, la scuola cessava di guidare al bene, ossia di educare, privata di Dio e della sua legge, e della stessa possibilità di formare le coscienze e le volontà alla fuga del male, alla pratica del bene. Così veniva pur meno ogni possibilità di preparare alla famiglia ed alla società elementi di ordine, di pace e di prosperità. Spente così od oscurate le luci dello spiritualismo cristiano, l’invadente materialismo non fece che preparare il terreno alla vasta propaganda di anarchia e di odio sociale degli ultimi tempi: donde infine sfrenata, la guerra mondiale gettava nazioni e popoli gli uni contro gli altri, a sfogo di discordie e di odi lungamente covati, abituando gli uomini alla violenza ed al sangue, e col sangue suggellando gli odi e le discordie di prima».
Papa Pio XI, enciclica Ubi arcano, 23 dicembre 1922
«La peste della età nostra è il così detto laicismo coi suoi errori e i suoi empi incentivi; e voi sapete, o Venerabili Fratelli, che tale empietà non maturò in un solo giorno ma da gran tempo covava nelle viscere della società. Infatti si cominciò a negare l’impero di Cristo su tutte le genti; si negò alla Chiesa il diritto - che scaturisce dal diritto di Gesù Cristo - di ammaestrare, cioè, le genti, di far leggi, di governare i popoli per condurli alla eterna felicità. E a poco a poco la religione cristiana fu uguagliata con altre religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste; quindi la si sottomise al potere civile e fu lasciata quasi all’arbitrio dei principi e dei magistrati. Si andò più innanzi ancora: vi furono di quelli che pensarono di sostituire alla religione di Cristo un certo sentimento religioso naturale. Né mancarono Stati i quali opinarono di poter fare a meno di Dio, riposero la loro religione nell’irreligione e nel disprezzo di Dio stesso. I pessimi frutti, che questo allontanamento da Cristo da parte degli individui e delle nazioni produsse tanto frequentemente e tanto a lungo, Noi lamentammo nella Enciclica “Ubi arcano Dei” e anche oggi lamentiamo: i semi cioè della discordia sparsi dappertutto; accesi quegli odii e quelle rivalità tra i popoli, che tanto indugio ancora frappongono al ristabilimento della pace; l’intemperanza delle passioni che così spesso si nascondono sotto le apparenze del pubblico bene e dell’amor patrio; le discordie civili che ne derivarono, insieme a quel cieco e smoderato egoismo sì largamente diffuso, il quale, tendendo solo al bene privato ed al proprio comodo, tutto misura alla stregua di questo; la pace domestica profondamente turbata dalla dimenticanza e dalla trascuratezza dei doveri familiari; l’unione e la stabilità delle famiglie infrante, infine la stessa società scossa e spinta verso la rovina. […] Tale stato di cose va forse attribuito all’apatia o alla timidezza dei buoni, i quali si astengono dalla lotta o resistono fiaccamente; da ciò i nemici della Chiesa traggono maggiore temerità e audacia. Ma quando i fedeli tutti comprendano che debbono militare con coraggio e sempre sotto le insegne di Cristo Re, con ardore apostolico si studieranno di ricondurre a Dio i ribelli e gl’ignoranti, e si sforzeranno di mantenere inviolati i diritti di Dio stesso».
Papa Pio XI, enciclica Quas primas, 11 dicembre 1925
«A Berlino il Centro era nel governo, e nondimeno i Senza Dio hanno potuto permettersi di tutto, e nondimeno l’immoralità e l’impudicizia potevano mostrarsi con una sfacciataggine assolutamente inaudita. Che il nazionalsocialismo abbia messo le mani su questo focolaio epidemico, gli ha procurato molte simpatie tra il popolo e gli ha guadagnato reale gratitudine».
Da una lettera scritta dal cardinale Michael Buchberger al cardinale Michael von Faulhaber il 6 aprile 1933, un mese dopo la vittoria elettorale di Adolf Hitler.
«Perciò gli Stati porranno ogni cura per impedire che una propaganda atea, la quale sconvolge tutti i fondamenti dell’ordine, faccia strage nei loro territori, perché non si potrà avere autorità sulla terra, se non viene riconosciuta l’autorità della Maestà divina, né sarà fermo il giuramento, se non si giura nel nome del Dio vivente. Noi ripetiamo ciò che spesso e così insistentemente abbiamo detto, nominatamente nella Nostra Enciclica Caritate Christi: “Come può sostenersi un contratto qualsiasi e quale valore può avere un trattato, dove manchi ogni garanzia di coscienza? E come si può parlare di garanzia di coscienza, dove è venuta meno ogni fede in Dio, ogni timor di Dio? Tolta questa base, ogni legge morale cade con essa e non vi è più nessun rimedio che possa impedire la graduale ma inevitabile rovina dei popoli, della famiglia, dello Stato, della stessa umana civiltà”».
Papa Pio XI, enciclica Divini redemptoris, 19 marzo 1937
«Quel che Ci sembra non solo il male più grave, ma la radice di ogni male, è questo: non di rado alla verità si sostituisce la menzogna, che viene adoperata come strumento di contesa. Da non pochi la religione viene trascurata, come cosa di nessuna importanza, e altrove addirittura proibita nell’ambiente familiare o sociale come rimasuglio di vecchie superstizioni; si esalta l’ateismo privato e pubblico, in modo che, abolito Dio e la sua legge, i costumi non hanno più alcun fondamento. La stampa anche troppo spesso insulta volgarmente il sentimento religioso, mentre non esita a divulgare le più turpi oscenità, eccitando e attirando al vizio con incalcolabile danno, specialmente la tenera fanciullezza e la gioventù tradita. Con false promesse si inganna il popolo che è incitato all’odio, alla rivalità, alla ribellione, specialmente se si riesce a svellere dal suo cuore la fede avita, unico sollievo in questo esilio terreno. Si organizzano e si fomentano serie violenze e tumulti e sollevazioni che preparano la rovina dell’economia e che recano un danno irreparabile al bene comune».
Papa Pio XII, enciclica Anni sacri, 12 marzo 1950
«Noi sappiamo però che in questo cerchio sconfinato sono molti, moltissimi purtroppo, che non professano alcuna religione; sappiamo anzi che molti, in diversissime forme, si professano atei. E sappiamo che vi sono alcuni che della loro empietà fanno professione aperta e la sostengono come programma di educazione umana e di condotta politica, nella ingenua ma fatale persuasione di liberare l’uomo da concezioni vecchie e false della vita e del mondo, per sostituirvi, dicono, una concezione scientifica e conforme alle esigenze del moderno progresso. È questo il fenomeno più grave del nostro tempo. Siamo fermamente convinti che la teoria su cui si fonda la negazione di Dio è fondamentalmente errata, non risponde alle istanze ultime e inderogabili del pensiero, priva l’ordine razionale del mondo delle sue basi autentiche e feconde, introduce nella vita umana non una formula risolutrice, ma un dogma cieco che la degrada e la rattrista, indebolisce alla radice ogni sistema sociale che su di esso pretende fondarsi. Non è una liberazione, ma un dramma che tenta di spegnere la luce del Dio vivente. Perciò noi resisteremo con tutte le nostre forze a questa irrompente negazione, nell’interesse supremo della verità, per l’impegno sacrosanto alla confessione fedelissima di Cristo e del suo Vangelo, per l’amore appassionato e irrinunciabile alle sorti dell’umanità, e nella speranza invincibile che l’uomo moderno sappia ancora scoprire nella concezione religiosa, a lui offerta dal cattolicesimo, la sua vocazione alla civiltà che non muore, ma che sempre progredisce verso la perfezione naturale e soprannaturale dello spirito umano, abilitato, per grazia di Dio, al pacifico e onesto possesso dei beni temporali e aperto alla speranza dei beni eterni».
Papa Paolo VI, enciclica Ecclesiam suam, 6 agosto 1964
«L’ateismo va annoverato fra le realtà più gravi del nostro tempo e va esaminato con diligenza ancor maggiore. […] I fautori di tale dottrina, là dove accedono al potere, combattono con violenza la religione e diffondono l’ateismo anche ricorrendo agli strumenti di pressione di cui dispone il potere pubblico, specialmente nel campo dell’educazione dei giovani. […] La Chiesa, fedele ai suoi doveri verso Dio e verso gli uomini, non può fare a meno di riprovare, come ha fatto in passato, con tutta fermezza e con dolore, quelle dottrine e quelle azioni funeste che contrastano con la ragione e con l’esperienza comune degli uomini e che degradano l’uomo dalla sua innata grandezza. […] Se manca la base religiosa e la speranza della vita eterna, la dignità umana viene lesa in maniera assai grave, come si constata spesso al giorno d’oggi, e gli enigmi della vita e della morte, della colpa e del dolore rimangono senza soluzione, tanto che non di rado gli uomini sprofondano nella disperazione. […] La Chiesa, poi, pur respingendo in maniera assoluta l’ateismo, tuttavia riconosce sinceramente che tutti gli uomini, credenti e non credenti, devono contribuire alla giusta costruzione di questo mondo, entro il quale si trovano a vivere insieme: ciò, sicuramente, non può avvenire senza un leale e prudente dialogo. Essa pertanto deplora la discriminazione tra credenti e non credenti che alcune autorità civili ingiustamente introducono, a danno dei diritti fondamentali della persona umana. Rivendica poi, in favore dei credenti, una effettiva libertà, perché sia loro consentito di edificare in questo mondo anche il tempio di Dio. Quanto agli atei, essa li invita cortesemente a volere prendere in considerazione il Vangelo di Cristo con animo aperto. […] La creatura, senza il Creatore, svanisce».
Concilio Vaticano II, costituzione pastorale Gaudium et Spes, 7 dicembre 1965
«L’uomo non può da se stesso decidere ciò che è buono e ciò che è cattivo - non può “conoscere il bene e il male, come Dio”. Sì, Dio nel mondo creato rimane la prima e suprema fonte per decidere del bene e del male. […] La “disobbedienza”, come dimensione originaria del peccato, significa rifiuto di questa fonte, per la pretesa dell’uomo di diventare fonte autonoma ed esclusiva nel decidere del bene e del male. […] L’uomo sarà incline a vedere in Dio prima di tutto una propria limitazione, e non la fonte della propria liberazione e la pienezza del bene. Ciò vediamo confermato nell’epoca moderna, nella quale le ideologie atee tendono a sradicare la religione in base al presupposto che essa determini una radicale “alienazione” dell’uomo come se l’uomo venisse espropriato della propria umanità, quando, accettando l’idea di Dio, attribuisce a lui ciò che appartiene all’uomo, ed esclusivamente all’uomo! […] La coscienza, dunque, non è una fonte autonoma ed esclusiva per decidere ciò che è buono e ciò che è cattivo; invece, in essa è inscritto profondamente un principio di obbedienza nei riguardi della norma oggettiva, che fonda e condiziona la corrispondenza delle sue decisioni con i comandi e i divieti che sono alla base del comportamento umano, come traspare fin dalla pagina del Libro della Genesi».
Papa Giovanni Paolo II, enciclica Dominum et vivificantem, 18 maggio 1986
«Quando regna la libertà civile e si trova pienamente garantita la libertà religiosa, la fede non può che guadagnare in vigore raccogliendo la sfida che deriva dalla non credenza, e l’ateismo non può che misurare i suoi limiti di fronte alla sfida che la fede gli pone».
Papa Giovanni Paolo II, discorso al Parlamento europeo di Strasburgo, 11 ottobre 1988
«La negazione di Dio priva la persona del suo fondamento e, di conseguenza, induce a riorganizzare l’ordine sociale prescindendo dalla dignità e responsabilità della persona»
Papa Giovanni Paolo II, enciclica Centesimus annus, 1° maggio 1991
«Ogni pratica che riduce le persone a non essere altro che puri strumenti in funzione del profitto, asservisce l’uomo, conduce all’idolatria del denaro e contribuisce alla diffusione dell’ateismo. […] L’agnosticismo può talvolta racchiudere una certa ricerca di Dio, ma può anche costituire un indifferentismo, una fuga davanti al problema ultimo dell’esistenza e un torpore della coscienza morale»
Catechismo della Chiesa cattolica, promulgato da papa Giovanni Paolo II, 11 ottobre 1992
«È stato giustamente notato come il mondo che ha smarrito la fede non è che poi non creda più a niente: al contrario, è indotto a credere a tutto. […] Perciò la distinzione più adeguata tra gli uomini del nostro tempo parrebbe non tanto tra credenti e non credenti, quanto tra credenti e creduloni. […] Si può intuire quanto sia grande a questo proposito la nostra fortuna, soprattutto se ci si rende conto davvero della poco invidiabile condizione degli atei. I quali, messi di fronte ai guai inevitabili in ogni percorso umano, non hanno nessuno con cui prendersela. Un ateo - che sia veramente tale - non trova interlocutori competenti e responsabili con cui possa discutere dei mali esistenziali, e lamentarsene. […] Un ateo, se non vuol clamorosamente rinunciare a ogni logica e a ogni coerenza, è privato perfino della soddisfazione di bestemmiare. E questo è il colmo della sfortuna»
Cardinale Giacomo Biffi, meditazione nella Cattedrale di San Pietro, 29 ottobre 2000
«La dignità umana alla lunga non può essere difesa senza il concetto di Dio creatore. Essa perde così la sua logica»
Cardinale Joseph Ratzinger, da Avvenire, 11 maggio 2001
«Vorrei gridare a tutti la necessità di seguire Cristo, la nostra vita e speranza, la nostra salvezza. Mi rattrista sentire alcuni giovani che mi dicono di non credere, ma in realtà l’ateismo che proclamano è soltanto una situazione di comodo, una scusa per vivere nel disimpegno una vita superficiale e vuota. Ma prima o poi arriva per tutti il momento della tempesta e lì si crolla. Ecco l’aumento dei suicidi, delle depressioni, dell’aggressività e della violenza apparentemente immotivata»
Don Marco Bezzi, incaricato per la pastorale giovanile nella diocesi di Ferrara, da Nuova Ferrara, 11 agosto 2002
«Ho incontrato l’ateo ricco e l’ateo povero: ho voluto dialogare con entrambi, ma essi non sono riusciti a connettere un discorso logico: puzzavano di vino e di droga»
Calendario di Frate Indovino, ottobre 2002
«Siamo in piena Hiroshima culturale: i giovani sono allo sbaraglio di fronte a ogni forma di corruzione, gli adulti organizzano passatempi che sono trappole per distrarli dai problemi veri dell’umanità. Mi riferisco alla crescente perdita d’identità della persona, frutto di una cultura che non conosce Dio, in grado di distruggere la dignità dell’uomo con la stessa forza di una bomba atomica»
Mons. Carmelo Ferraro, vescovo di Agrigento, da La Sicilia, 25 giugno 2003
«Il vero pericolo è l’ateismo e io credo che il futuro vedrà noi e gli islamici fare fronte comune contro questo atteggiamento»
Padre Celso Mantellini, da Il Gazzettino, 17 ottobre 2004
«La vera contrapposizione che caratterizza il mondo di oggi non è quella tra diverse culture religiose […] Se si arriverà a uno scontro delle culture, non sarà per lo scontro delle grandi religioni – da sempre in lotta le une contro le altre ma che, alla fine, hanno anche sempre saputo vivere le une con le altre – ma sarà per lo scontro tra questa radicale emancipazione dell’uomo e le grandi culture storiche»
Cardinale Joseph Ratzinger, 1° aprile 2005.
«Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie»
Cardinale Joseph Ratzinger, omelia durante la messa Pro eligendo pontefice, 18 aprile 2005 (il giorno dopo sarebbe stato eletto papa)
«Dove scompare Dio l’uomo non diventa più grande ma perde la dignità, diventa il frutto di una evoluzione cieca e per questo può essere usato e abusato». Se manca Dio «i contrasti diventano inconciliabili»
Papa Benedetto XVI, 15 agosto 2005
«Gli atei, i quali, non credendo in un “al di là”, sono paghi di un “al di qua vissuto da mangioni e da beoni”»
Don Daniele, dal Bollettino parrocchiale di Buja (Udine), citato in La Repubblica, 28 dicembre 2005
«Mi domando chi siano i non credenti. Esistono gli atei? Non do una risposta, salvo che l’uomo è uomo in quanto creato da Dio a sua immagine»
Cardinale Dionigi Tettamanzi, da L’Arena, 5 gennaio 2006
«In questo noi ci differenziamo dalle fiere e dagli altri animali, perché sappiamo di avere il nostro Creatore, mentre essi non lo sanno»
Papa Benedetto XVI, 11 gennaio 2006
L’ateo è «un pover’uomo o una povera donna, con una prospettiva corta perchè non crede in una vita oltre la morte. È una persona da compatire, da una parte, ma da aiutare perchè è senza speranza e pensa che tutto finisca qui sulla terra»
Cardinale Agostino Poletto, 31 gennaio 2006
Oggi si sta diffondendo, con subdola propaganda, una stolta apologia del male, un assurdo culto di satana, una folle voglia di trasgressione, una bugiarda e inconsistente libertà che esalta il capriccio, il vizio e l’egoismo, presentandoli come conquiste di civiltà… [Sembra che oggi sia] in atto una specie di anti-Genesi, un anti-disegno, un orgoglio diabolico che pensa di spazzare via la famiglia. L’uomo vorrebbe reinventare l’umanità, modificando la grammatica stessa della vita così come Dio l’ha pensata e voluta. Sostituirsi a Dio senza essere Dio è la più folle arroganza, è la più pericolosa avventura.
Papa Benedetto XVI, 14 aprile 2006
«Un adulto ateo è un povero orfano»
Cardinale Darío Castrillón, prefetto della Congregazione per il clero, da Radio Arlanzon, 10 maggio 2006
«È una pazzia pensare che Dio non esista o che possiamo prescindere da Lui»
Mons. Edmundo Abastoflor, arcivescovo di La Paz, da Agenzia Fides, 21 luglio 2006
«Senza Dio il governo fallisce, la famiglia va in rovina, la gioventù impazzisce, la scuola traballa, il commercio diventa truffa, il progresso è falso, le speranze svaniscono, le delusioni aumentano, i progetti vanno in fumo… e la lugubre litania potrebbe continuare. Ci decidiamo tutti a tornare a Dio e ascoltare la sua Chiesa… o ci rassegniamo al tracollo finale… che sarà spaventoso? Ciascuno dia la sua risposta sincera, cosciente e intelligente»
Don Mario Gatti, di Negrar (VR), da Il Gazzettino, 23 agosto 2006
«Oggi non si può non tener conto del confronto con la cultura secolare, che in molte parti del mondo tende sempre più non solo a negare ogni segno della presenza di Dio nella vita della società e del singolo, ma con vari mezzi, che disorientano e offuscano la retta coscienza dell’uomo, cerca di corrodere la sua capacità di mettersi in ascolto di Dio […] L’uomo, sia nella sua interiorità che nella sua esteriorità, non può essere pienamente compreso se non lo si riconosce aperto alla trascendenza. Privo del suo riferimento a Dio, l’uomo non può rispondere alle domande fondamentali che agitano e agiteranno sempre il suo cuore riguardo al fine e quindi al senso della sua esistenza. Conseguentemente neppure è possibile immettere nella società quei valori etici che soli possono garantire una convivenza degna dell’uomo. Il destino dell’uomo senza il suo riferimento a Dio non può che essere la desolazione dell’angoscia che conduce alla disperazione. Solo in riferimento al Dio-Amore, che si è rivelato in Gesù Cristo, l’uomo può trovare il senso della sua esistenza e vivere nella speranza, pur nell’esperienza dei mali che feriscono la sua esistenza personale e la società in cui vive. La speranza fa sì che l’uomo non si chiuda in un nichilismo paralizzante e sterile, ma si apra all’impegno generoso nella società in cui vive per poterla migliorare»
Papa Benedetto XVI, discorso alla Pontificia Università Gregoriana, 3 novembre 2006.
«Chi esclude Dio dal suo orizzonte falsifica il concetto di “realtà” e, in conseguenza, può finire solo in strade sbagliate e con ricette distruttive. La prima affermazione fondamentale è, dunque, la seguente: Solo chi riconosce Dio, conosce la realtà e può rispondere ad essa in modo adeguato e realmente umano».
Papa Benedetto XVI, discorso al santuario dell’Aparecida, 13 maggio 2007.
«Senza Dio l’uomo perde la sua grandezza, senza Dio non c’è vero umanesimo».
Papa Benedetto XVI, udienza generale, 8 agosto 2007
«Abbiamo bisogno di Dio: una vita senza Dio è senza orientamento».
Papa Benedetto XVI, discorso all’aeroporto di Vienna, 7 settembre 2007
«Abbiamo davanti un immenso carico di lavoro e ci sono alcune sfide urgenti in questa fase di storia contemporanea alle quali dobbiamo rispondere. Abbiamo visto a quali atti di violenza può arrivare l’istinto umano [se non è supportato dalla fede in Dio]. Dio vuole che la città terrena diventi la città di Dio e non la città del male. Purtroppo la diagnosi è la constatazione di una persistente diffusione di un dannoso ateismo unito al dilagante secolarismo che riguarda intere comunità. Ma se si esclude Dio non ci sono più cardini per salvare la vita umana. [C’è il rischio di arrivare a una] massificazione delle coscienze tramite un uso distorto e mistificatore delle coscienze stesse. [Così, si rischia di avere come risultato una] attrazione verso paradisi artificiali, ai mondi alienanti della droga, al consumismo».
Cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, 4 novembre 2007
«Detto altrimenti: si rende evidente l’ambiguità del progresso. Senza dubbio, esso offre nuove possibilità per il bene, ma apre anche possibilità abissali di male – possibilità che prima non esistevano. Noi tutti siamo diventati testimoni di come il progresso in mani sbagliate possa diventare e sia diventato, di fatto, un progresso terribile nel male. Se al progresso tecnico non corrisponde un progresso nella formazione etica dell’uomo, nella crescita dell’uomo interiore, allora esso non è un progresso, ma una minaccia per l’uomo e per il mondo. […] La ragione ha bisogno della fede per arrivare a essere totalmente se stessa: ragione e fede hanno bisogno l’una dell’altra per realizzare la loro vera natura e la loro missione. […] Se di fronte alla sofferenza di questo mondo la protesta contro Dio è comprensibile, la pretesa che l’umanità possa e debba fare ciò che nessun Dio fa né è in grado di fare, è presuntuosa e intrinsecamente non vera. Che da tale premessa siano conseguite le più grandi crudeltà e violazioni della giustizia non è un caso, ma è fondato nella falsità intrinseca di questa pretesa. […] Un mondo senza Dio è un mondo senza speranza».
Papa Benedetto XVI, enciclica Spe salvi, 30 novembre 2007
«La lontananza di Dio equivale allora alla lontananza da se stessi […] Un uomo che è lontano da Dio è anche lontano da sé, alienato da se stesso, e può ritrovare se stesso solo incontrandosi con Dio».
Papa Benedetto XVI, udienza generale, 30 gennaio 2008
«Vivere senza Dio è soltanto una sofferenza».
Il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, nel libro Dio? Ateismo della ragione e ragioni della fede, 2008
«Dall’altra parte si afferma una libertà individuale non solo come valore, ma come valore assolutamente primo, sciolto da qualsiasi altro vincolo che lo possa misurare, con il pretesto che la libertà non può negare se stessa, andando con ciò - se occorre - anche contro la persona. In questa prospettiva, la libertà sembra priva di relazione, è legge a se stessa, al di fuori di ogni contesto relazionale. L’individuo, paradossalmente, finisce schiacciato dalla propria libertà, e ritenendo di essere pieno e assoluto padrone di se stesso arriva a disporre di sé a prescindere da ciò che egli è fin dal principio del suo esistere. E concepisce ogni suo desiderio, magari confuso in qualche caso anche con l’istinto, quale diritto che la società dovrebbe riconoscere come elemento costitutivo di se stessa. In questa direzione, si scivola inevitabilmente verso un nichilismo di senso e di valori che induce alla disgregazione dell’uomo e ad una società individualista fino all’ingiustizia ed alla violenza. Anzi, verso un nichilismo gaio e trionfante, in quanto illuso di aver liberato la libertà, mentre semplicemente la inganna rispetto ad una necessaria e impegnativa educazione della stessa».
Cardinale Angelo Bagnasco, presidente CEI, prolusione al consiglio permanente della CEI, 23 marzo 2009
«La dimensione religiosa rende l’uomo più uomo».
Papa Benedetto XVI, ai partecipanti all’incontro degli insegnanti di religione cattolica, 14 maggio 2009
«Gli atei non sono totalmente umani».
Il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, 14 maggio 2009
«Per Gesù, l’incapacità di credere in Dio e di vivere per fede è il più grande dei mali».
Il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, 21 maggio 2009
«Solo se abbiamo Dio nel cuore, siamo in grado di cogliere nel volto dell’altro un fratello in umanità, non un mezzo ma un fine, non un rivale o un nemico, ma un altro me stesso, una sfaccettatura dell’infinito mistero dell’essere umano».
Papa Benedetto XVI, omelia, 1 gennaio 2010
«La negazione di Dio sfigura la libertà della persona umana, ma devasta anche la creazione!».
Papa Benedetto XVI, udienza al corpo diplomatico presso la Santa Sede, 11 gennaio 2010
Atei e agnostici sono scellerati, demoni, senza cervello, usano il cervello a scartamento ridotto.
mons. Gianluigi Nuvoli, 15 dicembre 2011
Tutte le volte che l’uomo si è allontanato da Dio inseguendo le proprie voglie, ebbro delle proprie capacità e conquiste fino a rifiutare ogni riferimento al Signore, è andato contro se stesso e ha perso la sua umanità.
Il cardinale Angelo Bagnasco, omelia durante la messa per i migranti, 2012
Ma lasciatemi dire che il Santo Padre nel suo illuminato Magistero di questi anni ci indica una dimensione ancora più profonda: la Chiesa si fa profeta in questo mondo di oggi per denunciare in particolare la mancanza di Dio. Questa è la vera radice delle ingiustizie che ci circondano. Quando l’uomo non riconosce al di sopra di sé un Creatore e Signore, si fa creatore e signore di se stesso e la vita sociale degenera in un individualismo conflittuale e in una lotta contro l’altro. Senza un Dio che ci ispira e ci corregge l’esistenza diventa una lotta per la sopravvivenza, a scapito del più debole. Questa nostra società secolarizzata è giunta a vivere e a organizzarsi senza tener presente Dio per il fatto di essere avvolta da una povertà più tragica di quelle materiali, una povertà rappresentata dal rifiuto e l’esclusione totale di Dio dalla vita sociale ed economica, dalla rivolta contro le leggi divine e contro quelle della natura. Tale società può essere smossa dalla testimonianza evangelica della sollecitudine verso le persone e certamente può restare toccata dalla carità vissuta verso i poveri, i deboli e tutti coloro che versano in uno stato di sofferenza e di indigenza umana. Il nostro primo compito perciò è di dire al mondo che Dio c’è e che il nostro futuro dipende dal riconoscere questa sovranità di Dio, al quale tutti dobbiamo rispondere. O meglio: senza il quale il nostro futuro è in balia delle prevaricazioni e degli interessi del più forte. La prima responsabilità della Chiesa è ricordare ad ogni generazione che questa dimensione spirituale è fondamentale. Il profeta di oggi deve dire al mondo che Dio c’è e che, senza questo Padre che ci stimola alla solidarietà e alla condivisione, la vita muore e la fraternità si dissolve in vuota utopia. Che l’uomo ha una vocazione soprannaturale. Che esiste una coscienza nella quale parla la voce di Dio al quale un giorno dovremmo rispondere.
Il cardinale Robert Sarah, presentazione del messaggio del papa per la quaresima, 7 febbraio 2012
Laddove Dio viene oscurato, l’uomo si perde, si smarrisce, e il fondamento della dignità umana, che deve essere il criterio, la misura di ogni attività in qualunque ambito, si perde. È inevitabile, perché l’uomo viene piegato inesorabilmente a leggi diverse rispetto alla sua dignità intrinseca. La mentalità moderna ha dimenticato che, dove c’è Dio, l’uomo prospera nel suo mondo interiore e, quindi, affronta meglio i problemi e le situazioni di vita, sia personali, sia sociali
Il cardinale Angelo Bagnasco, omelia durante la messa per le maestranze dell’Ansaldo, 16 marzo 2012
Una delle maggiori preoccupazioni per tanti lavoratori e imprenditori, per le loro famiglie e per molti giovani in particolare è la mancanza di lavoro o la sua persistente precarietà. Tale situazione di crisi è stata determinata da una sistema basato sul consumismo, che ha dato il via a un mercato selvaggio e senza regole etiche, assunte come prioritarie nei comportamenti e nelle scelte di chi aveva le leve del potere economico e politico. Un sistema dove non c’era posto né per Dio né per l’uomo, ma in cui dominava quell’ateismo pratico che ha guidato i meccanismi perversi dello sviluppo, conducendolo alla rovina. Senza Dio e senza un solido ancoraggio ai valori etici e spirituali di cui l’uomo ha estremo bisogno ogni progresso tecnologico, nelle sue appariscenti conquiste, implode su se stesso, perché è fondato sulla sabbia del relativismo e individualismo e non sulla roccia della verità e della carità.
Mons. Angelo Nosiglia, arcivescovo di Torino, 14 agosto 2012
Sicuro è che un mondo che si allontana da Dio non diventa migliore, ma peggiore. Solo la presenza di Dio può garantire anche un mondo buono.
Papa Benedetto XVI, 15 agosto 2012
La “visione del mondo pseudo-scientifica propagandata dal neo-ateismo” che “viene ai nostri giorni esaltata come programma di opinione da imporre all’intera umanità”. Di qui il “carattere disumano e intollerante” di questa visione nichilista che si maschera con una “morale filantropica e umanitaria”, per cui “se qualcuno crede all’esistenza di un Dio personale, a costui non deve essere concesso diritto d’esistenza né mentale, avendo contratto un ‘virus divino’ che richiede di essere isolato, né fisica, e deve perciò essere considerato un parassita”. ”l’uomo riconosce se stesso come persona” solo alla luce di Dio: “solo in Dio incontra la pace nella sua ricerca della verità e nella sua tensione al bene”. E solo in Dio realizza la sua piena libertà “sotto forma di amore”. “La forma della libertà umana, quindi, non si realizza nell’opposizione a Dio”, come vorrebbe il neo-ateismo, “ma solo sul fondamento della perfetta libertà spirituale di Dio.
Mons. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, 10 novembre 2012
Perché libri del tipo Il gene egoista o L’illusione di Dio di Richard Dawkins o Dio non è grande di Christopher Hitchens figurano nelle liste dei bestseller? Perché giustificano in modo apparentemente scientifico il processo di scristianizzazione della civiltà europea e nordamericana, cominciato nel diciassettesimo secolo, e promuovono uno stile di vita edonistico improntato all’utile e al profitto quale indice di morale filantropica e umanitaria. Volgendo uno sguardo retrospettivo sull’ateismo politico coltivato dal nazionalsocialismo in Germania o sul programma stalinista di estinzione della Chiesa, realizzato nell’Unione Sovietica, risulta ancora più evidente il carattere disumano e intollerante di tale neo-ateismo. Appare infatti chiaro che il cosiddetto ateismo scientifico difficilmente può opporre resistenza al suo stesso trasformarsi in ateismo quale visione globale del mondo e dunque quale programma politico-totalitario di assoluta disumanità.
Mons. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, 14 novembre 2012
L’uomo, separato da Dio, è ridotto a una sola dimensione, quella orizzontale, e proprio questo riduzionismo è una delle cause fondamentali dei totalitarismi che hanno avuto conseguenze tragiche nel secolo scorso, come pure della crisi di valori che vediamo nella realtà attuale. Oscurando il riferimento a Dio, si è oscurato anche l’orizzonte etico, per lasciare spazio al relativismo e ad una concezione ambigua della libertà, che invece di essere liberante finisce per legare l’uomo a degli idoli. Le tentazioni che Gesù ha affrontato nel deserto prima della sua missione pubblica, rappresentano bene quegli «idoli» che affascinano l’uomo, quando non va oltre se stesso. Se Dio perde la centralità, l’uomo perde il suo posto giusto, non trova più la sua collocazione nel creato, nelle relazioni con gli altri.
Papa Benedetto XVI, 14 novembre 2012
Là dove Dio viene negato, si dissolve la dignità dell’uomo.
Papa Benedetto XVI, 21 dicembre 2012
Siamo completamente «riempiti» di noi stessi, così che non rimane alcuno spazio per Dio. E per questo non c’è neppure spazio per gli altri, per i bambini, per i poveri, per gli stranieri.
Papa Benedetto XVI, 24 dicembre 2012
L’ateismo è uno strumento di Satana per allontanarci da Dio
Mons. Serafino Sprovieri, gennaio 2013
L’agnosticismo oggi largamente imperante ha i suoi dogmi ed è estremamente intollerante nei confronti di tutto ciò che lo mette in questione e mette in questione i suoi criteri.
Papa Benedetto XVI, 6 gennaio 2013
E’ proprio l’oblio di Dio a generare la violenza.
Papa Benedetto XVI, 6 gennaio 2013
Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: «Chi non prega il Signore, prega il diavolo». Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.
Papa Francesco, 14 marzo 2013
Sappiamo quanta violenza abbia prodotto nella storia recente il tentativo di eliminare Dio e il divino dall’orizzonte dell’umanità, e avvertiamo il valore di testimoniare nelle nostre società l’originaria apertura alla trascendenza che è insita nel cuore dell’uomo.
Papa Francesco, 20 marzo 2013
La mafia è atea, così come lo è mettere un uomo al posto di Dio, elevare il vertice a padrone indiscusso ed accettare senza indugi ogni decisione, incluse quelle che dispongono della vita e della morte delle persone. La testimonianza evangelica di sacerdoti come don Pino Puglisi e don Peppe Diana rappresentano la migliore prova contro l’ateismo e la brutalità della criminalità organizzata
Mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, 20 marzo 2013
L’assassinio di Fabiana Luzzi è frutto dell’apostasia da Cristo
Mons. Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, 31 maggio 2013
Purtroppo nella nostra epoca, così ricca di tante conquiste e speranze, non mancano poteri e forze che finiscono per produrre una cultura dello scarto; e questa tende a divenire mentalità comune. Le vittime di tale cultura sono proprio gli esseri umani più deboli e fragili, cioé i nascituri, i più poveri, i vecchi malati, i disabili gravi, che rischiano di essere scartati, espulsi da un ingranaggio che dev’essere efficiente a tutti i costi. Questo falso modello di uomo e di società attua un ateismo pratico negando di fatto la Parola di Dio.
Papa Francesco, 7 dicembre 2013
La mafia è strutturalmente una grave forma di ateismo.
Don Luigi Ciotti, davanti alla scuola superiore di polizia, 23 dicembre 2013
Nel nostro continente è stato teorizzato, propagandato ed imposto l’ateismo, cioè la negazione totale e assoluta di Dio? Ne è venuto qualche bene? Guerre, campi di sterminio, camere a gas, bunker della fame, gulag sono i frutti della negazione di Dio, fino a cadere nell’ateismo pratico, vivendo e ragionando come se Dio non esistesse.
Il cardinale Angelo Bagnasco, 14 marzo 2014
Viviamo in una società che esclude Dio dall’orizzonte; e questo, giorno per giorno, narcotizza il cuore.
Papa Francesco, 29 marzo 2014
L’assenza di Cristo è la povertà più grande.
Papa Francesco, 25 aprile 2014
Con Dio nulla si perde, ma senza di Lui tutto è perduto.
Papa Francesco, 8 luglio 2014
La ‘ndrangheta si pone come una vera e propria forma di religiosità capovolta, di sacralità atea, di negazione dell’ultimo vero Dio.
Nota pastorale dei vescovi calabresi, 4 gennaio 2015
Va all’inferno solo chi dice di non avere bisogno di Dio
Papa Francesco, 8 marzo 2015
Il problema nei confronti della nostra cultura non credo venga dalle altre religioni, perché buddhisti, induisti e musulmani la rispettano. Ritengo, piuttosto, arrivi da atei, agnostici e massoni, cioè dagli anticlericali che sognano l’eliminazione di ogni espressione religiosa
Padre Enzo Poiana, rettore della Basilica di Padova, 2 dicembre 2015
Si rende conto lei che oggi abbiamo una visione dell’uomo dettata dall’agnosticismo e ateismo e un certo politicismo imperante? Questa visione becera dell’uomo è insopportabile. Significa essere beceri e ottusi nel capire che chiunque è portatore di cultura.
Mons. Paolo Atzei, vescovo di Sassari, 3 dicembre 2015
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi in coloro che vogliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubblica, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato.
Papa Francesco, 25 marzo 2016
Quando non si ascolta, il cuore diviene più duro, più chiuso in se stesso ma duro e incapace di ricevere qualcosa; non solo chiusura: durezza di cuore. Vive allora in quel mondo, in quell’atmosfera che non gli fa bene. Lo allontana ogni giorno di più da Dio: E queste due cose – non ascoltare la Parola di Dio e il cuore indurito, chiuso in se stesso – fanno perdere la fedeltà. Si perde il senso della fedeltà. Dice la prima Lettura, il Signore, lì: ‘La fedeltà è sparita’, e diventiamo cattolici infedeli, cattolici pagani o, più brutto ancora, cattolici atei, perché non abbiamo un riferimento di amore al Dio vivente.
Papa Francesco, 23 marzo 2017
Questa Dichiarazione, partendo da una riflessione profonda sulla nostra realtà contemporanea, apprezzando i suoi successi e vivendo i suoi dolori, le sue sciagure e calamità, crede fermamente che tra le più importanti cause della crisi del mondo moderno vi siano una coscienza umana anestetizzata e l’allontanamento dai valori religiosi, nonché il predominio dell’individualismo e delle filosofie materialistiche che divinizzano l’uomo e mettono i valori mondani e materiali al posto dei principi supremi e trascendenti. Noi, pur riconoscendo i passi positivi che la nostra civiltà moderna ha compiuto nei campi della scienza, della tecnologia, della medicina, dell’industria e del benessere, in particolare nei Paesi sviluppati, sottolineiamo che, insieme a tali progressi storici, grandi e apprezzati, si verifica un deterioramento dell’etica, che condiziona l’agire internazionale, e un indebolimento dei valori spirituali e del senso di responsabilità. Tutto ciò contribuisce a diffondere una sensazione generale di frustrazione, di solitudine e di disperazione, conducendo molti a cadere o nel vortice dell’estremismo ateo e agnostico, oppure nell’integralismo religioso, nell’estremismo e nel fondamentalismo cieco, portando così altre persone ad arrendersi a forme di dipendenza e di autodistruzione individuale e collettiva. Attestiamo anche l’importanza del risveglio del senso religioso e della necessità di rianimarlo nei cuori delle nuove generazioni, tramite l’educazione sana e l’adesione ai valori morali e ai giusti insegnamenti religiosi, per fronteggiare le tendenze individualistiche, egoistiche, conflittuali, il radicalismo e l’estremismo cieco in tutte le sue forme e manifestazioni.
Papa Francesco, 5 febbraio 2019
Come ha potuto la pedofilia raggiungere una dimensione del genere? In ultima analisi il motivo sta nell’assenza di Dio.
Papa emerito Benedetto XVI, 11 aprile 2019
L’ateismo del cuore incomincia come vergogna della compassione, che ci fa sembrare deboli e irrazionali. Si concentra nella cura di sé, accettando l’avvilimento di interi popoli come una fatalità dell’evoluzione che seleziona i vincenti. Si armonizza infine con l’industria del godimento, premiando l’insensibilità per la privazione dell’altro come ragionevole calcolo delle risorse. L’ateismo del cuore non riconosce nessun Dio della giustizia al quale rispondere, né alcun Dio dell’amore al quale corrispondere. L’ateismo del cuore ingrassa il nichilismo e divide gli umani. Produce effetti di degrado civile che possono assumere forme impressionanti di ignoranza e di aggressività (una rapida scorsa ai commenti e ai blog che circolano in rete offre un diluvio di evidenze).
Il teologo Pierangelo Sequeri sul quotidiano dei vescovi Avvenire, 20 aprile 2019
Ateo è chi non riconosce valori al di sopra di sé; atei sono i mafiosi che mettono al di sopra di tutto le proprie persone e gli interessi, uccidendo quanti ostacolano il loro dominio; atei sono i giovani di Manduria che «per gioco» hanno torturato un disabile provocandone la morte..
Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, Repubblica, 14 maggio 2019