Generalmente proni ad ogni minimo starnuto prodotto Oltretevere, talvolta i quotidiani sono costretti, quasi controvoglia, ad occuparsi di fatti e fattacci che riguardano le gerarchie ecclesiastiche.
Questi episodi, che certo arrecano un danno all’immagine «povera e caritatevole» che si dà la Chiesa cattolica nel periodo della dichiarazione dei redditi, vengono però trattati con sufficienza. Si comincia definendo la questione come inverosimile, si prosegue circoscrivendo l’episodio a qualche mela marcia, e si finisce dimenticando le sentenze che vengono pronunciate dai tribunali.
Ancor più grave, fino a poco tempo fa, l’assoluta mancanza di un testo che trattasse in maniera sistematica il fenomeno. Questo vuoto è stato colmato, recentemente, dalla pubblicazione per i tipi della Kaos Edizioni di un ponderoso libro di Mario Guarino, collaboratore del settimanale economico Il Mondo.
Il volume passa in rassegna, metodicamente, la formazione del capitale finanziario dello Stato del Vaticano, gentilmente donato da Mussolini con il Concordato del 1929, ed il suo «investimento» nella società italiana, operato attraverso la costituzione e l’espansione di una banca vera e propria in condizioni di extraterritorialità e l’aiuto di massoni, mafiosi, e banchieri come Sindona e Calvi.
Guarino non si esime, inoltre, dal ristampare integralmente l’unico serio censimento dei beni immobiliari della Chiesa mai apparso in Italia, che nel 1977 costò la testa al direttore dell’Europeo, Gianluigi Melega.
Il volume si sofferma anche sulle manovre finanziarie operate, in tempi più recenti, dalle nuove sette cattoliche quali l’Opus Dei, e dai business avviati sia nel campo ospedaliero, sia nel merchandising più becero e kitsch.
Nel libro vengono ricordate le disparate vicende giudiziarie che hanno interessato diversi alti prelati, nonché i parenti più intimi di autentici «pezzi da novanta» quali i cardinali Piovanelli e Sodano.
Particolarmente stimolante è anche l’ultimo capitolo, saggiamente intitolato L’industria delle anime verso il Giubileo. Scritto prima dell’anno santo, sagacemente individua con molto anticipo manovre, tramestii, occupazione di spazi pubblici e sproporzionati utilizzi di denaro statale sacrificato alla celebrazione del trionfalismo vaticano.
Non mancano, nel testo, numerosi passaggi dedicate a beghe interne di ben basso profilo che testimoniano, se ce ne fosse ancora bisogno, come la quotidianità dell’agire ecclesiastico sia assolutamente agli antipodi del messaggio evangelico di cui sostengono di possedere il copyright. Da bravi atei, siamo ancora in attesa di conoscere una religione veramente «povera».
Il quadro d’insieme, veramente desolante, che viene tratteggiato è quello di un’associazione spregiudicata e dedita, con caparbietà, alla costante ricerca del profitto, anche nelle forme meno ortodosse. Contemporaneamente, il volume si rivela utilissimo anche come manuale di consultazione, vista l’ampia documentazione prodotta.
Ci si augura che, con la prossima ristampa, ne venga realizzato un aggiornamento: il materiale non manca…
Marzo 2001