La casa editrice Scheiwiller ha meritoriamente pubblicato il rapporto sulla laicità redatto dalla “Commissione di riflessione sull’applicazione del principio di laicità nella Repubblica” francese, meglio nota come “Commissione Stasi” dal nome del suo presidente, già vicepresidente dell’Internazionale democristiana. Il rapporto della commissione, composta da eminenti personalità di diversa estrazione (come Debray, Kepel, Pena-Ruiz, Remond, Touraine), è stato preceduto da numerose audizioni di esponenti della società civile, effettuate per verificare cosa sia oggi, sul campo, la laicità d’Oltralpe.
Ne è emerso un quadro preoccupato per le spinte centrifughe, che allontanano i gruppi religiosi dalla vita in comune, spingendoli verso una sorta di auto-segregazione. La Commissione oppone a queste tendenza la necessità, sempre più viva, del perseguimento di una laicità effettiva e determinata: «Il principio laico presuppone un atteggiamento intellettuale dinamico che si oppone alla pigra staticità della semplice neutralità».
Ospedali, carceri, scuole, luoghi di lavoro, servizi pubblici: il rapporto passa in rassegna i punti di tensione, nei quali emerge con più evidenza la necessità di regoli comuni su cui basare una convivenza che sia rispettosa dell’“altro”. L’attenzione dei commentatori si è quasi automaticamente focalizzata sulla questione del velo islamico e del crocifisso, ma il rapporto non si limita affatto a questo, ed è anzi un agile compendio dei varî problemi sul tappeto (tra i quali è esplicitamente compresa la necessità di una effettiva parità tra credenti da una parte e atei e agnostici dall’altra), seguito da una serie di raccomandazioni per cercare di risolverli.
La pubblicazione del testo è corredata dalle lettere, inviate a Chirac, da parte delle principali autorità religiose transalpine e da una postfazione di Enzo Bianchi, priore di Bose, contrario alle tesi della Commissione, che definisce una repressione la mancata ostensione dei simboli religiosi. È infine presente un’interessante prefazione di Sergio Romano, scettico sulle possibilità di una eventuale applicazione in Italia dei suggerimenti espressi dalla Commissione: «È difficile impedire il velo islamico con argomenti imparziali là dove le scuole, i tribunali, le caserme dei carabinieri e molti uffici pubblici esibiscono il crocifisso come un simbolo di identità nazionale».
Il rapporto è stato approvato dall’Assemblea Nazionale con 494 voti favorevoli e solo 36 contrari: un altro aspetto su cui si possono imbastire imbarazzanti confronti con la realtà italiana.
Ottobre 2004