Una ricostruzione esemplare, questa di Lucia Ceci, per chiarezza, metodo e ricchezza di fonti, del lungo e tempestoso rapporto tra la Chiesa Cattolica e il Fascismo, fatto di reciproche concessioni e reciproci sospetti in nome di un altrettanto mutuo instrumentum regni, che si snoda in un arco temporale che parte dall’infanzia di Benito Mussolini e si conclude con il crollo della Repubblica Sociale.
Durante questi decenni, avvenimenti capitali come le due guerre mondiali, il succedersi di tre papi, l’avventura coloniale italiana, la guerra civile spagnola, si intrecciano con l’inarrestabile scalata del Fascismo e con la sua parabola discendente che coincide con l’abbraccio mortale al Terzo Reich.
Il Vaticano, la cui apertura di credito a Mussolini non sarà mai messa seriamente in discussione nonostante la consapevolezza del colpo di stato rivoluzionario e della violenza politica che fin dagli albori connoterà i Fasci di combattimento, verrà subito compensato con i Patti Lateranensi; gli alti prelati della Santa Sede calibreranno però continuamente la santa alleanza tra politica ed altare e con il passar del tempo prenderanno coscienza di quanto il Fascismo divenisse sempre più un interlocutore ingombrante e nonostante l’ostentato sostegno aperto al regime, non rinunceranno a tessere le trame in cerca di nuovi alleati (gli Stati Uniti per esempio) che potessero garantire il superamento dello status quo. Ma a parte qualche episodica presa di posizione forte da parte sia di Pio XI che di Pio XII, prevalse un atteggiamento prudente e rinunciatario, in nome dell’interesse superiore, la ragion di stato, ovvero una posizione conciliante per la conservazione delle proprie prerogative e guarentigie. Le poche voci critiche come i sacerdoti don Sturzo o don Primo Mazzolari, verranno debitamente silenziate dalle gerarchie; a Sturzo verrà riservato l’esilio londinese a Mazzolari un vero e proprio esilio casalingo.
La convivenza tra Vaticano e Stato Fascista, come anticipato all’inizio, non sarà affatto pacifica. La Ceci chiosa come in fondo entrambi perseguivano lo stesso obiettivo di controllo delle coscienze e su questo terreno si trovavano concorrenti. L’inconfessato programma tra la cattolicizzazione del fascismo e fascistizzazione del cattolicesimo creava indubbie tensioni e il più delle volte a soccombere fu la Chiesa Cattolica con il ricatto della messa in discussione del Concordato. Il contrasto più stridente si ebbe riguardo l’Azione Cattolica (che disturbava le formazioni giovanili fasciste) e le imprese coloniali mussoliniane fatto di stragi annunciate (con uso di gas chimico) e propaganda razzista che creavano non poco imbarazzo alla Chiesa, laddove la comunità internazionale cominciava a isolare il regime del Fascio. Ancora una volta il papa fu indotto a più miti consigli e, anzi, tutta la faccenda assunse l’aura di una “nuova crociata” per portare “la Croce di Cristo” in Africa. Soprattutto fu la crescente influenza dell’alleato tedesco e le leggi razziali a determinare grandi malumori e le proteste papali. Eppure quando Hitler invaderà l’URSS di Stalin, tra i due “pagani” il clero cattolico, turandosi il naso, sceglierà il Führer che la propaganda presentava come il liberatore di intere popolazioni cristiane dal giogo del comunismo. Alla condanna netta del comunismo non seguì una netta condanna del nazismo (Pio XI morì con la famosa enciclica contro l’antisemitismo sulla scrivania) in nome della salvaguardia dei 40 milioni di cattolici tedeschi. Un comodo escamotage che grava come un macigno sui debiti del Vaticano con la storia.
Gli eventi che porteranno alla caduta di Mussolini e alla fine della Repubblica Sociale da parte degli Alleati, non corrisponderanno alle aspettative di Pio XII, che avrebbe desiderato un ritorno alla normalità costituzionale senza passaggi troppo cruenti. Ciononostante la Santa Sede, nel vuoto politico-istituzionale che stava vivendo il Paese, seppe abilmente accreditarsi come interlocutore privilegiato per la ricostruzione morale dell’Italia e camaleonticamente, come spesso è avvenuto nella sua lunga storia, ha provveduto a salire sul carro dei vincitori senza fare ammenda riguardo alla sua pesante compromissione con il regime fascista e facendo passare i suoi scontri con Mussolini come non la difesa dei suoi privilegi, ma come legittima lotta per difendere la libertà di tutta la Nazione. La nuova unità antifascista comportava di non entrare in polemica con la Chiesa. I nuovi partiti politici di massa, tra essi il Partito Comunista, in nome del nuovo corso, stenderanno un velo sulle enormi responsabilità vaticane. I “peccati” della Chiesa non furono espiati insomma.
Questo libro apre uno squarcio sulla rimozione e sulla manipolazione della storia operata in questi ultimi decenni, aldilà degli opposti estremismi. Sotto questo profilo, storiograficamente, questa di Lucia Ceci, profonda conoscitrice delle vicende della Chiesa Cattolica contemporanea, è un’opera indubbiamente lodevole ed equilibrata.
Stefano Marullo
Luglio 2013