Contro Ratzinger

Pamphlet
Anonimo
Isbn Edizioni
2006
ISBN: 
9788876380389

La preannunciata pubblicazione di un pamphlet anonimo contro Benedetto XVI, quale esplicito omaggio alla tradizione libertina, ci aveva fatto temere una sortita anticlericale di quelle utili (forse) a placare i mal di pancia sempre più frequenti in questa età neo-confessionale, ma assolutamente inservibili per capire come agire concretamente per invertire la tendenza. Nel testo, una nota dell’editore a pagina 1 conferma questa impostazione ma, definendo il libro «utile per capire, necessario per difendersi», esplicita fini che vanno ben al di là della sterile polemica nei confronti dell’attuale pontefice.

Contro Ratzinger si è rivelato, come promesso, un testo utile e necessario. Utile, perché dell’Anonimo Autore non conosciamo nome e cognome, ma abbiamo avuto modo di constatarne l’ampia cultura e la capacità di orientarsi agevolmente nella produzione intellettuale di Joseph Ratzinger, fornendo in tal modo una presentazione completa della sua visione del mondo. Necessario, perché da tale presentazione si può capire come fronteggiare la traduzione pratica dell’ideologia di Benedetto XVI.

L’opera si compone di sette parti, fantasiosamente precedute da un epilogo in forma di prologo e seguite da un prologo in forma di epilogo. Il testo spazia dalla biografia del pontefice al rapporto con il suo predecessore, dal suo atteggiamento nell’affrontare questioni quanto mai attuali (diritti gay, inizio e fine della vita) al suo irrisolto rapporto con la cultura moderna (illuminismo ed evoluzionismo in primis).

Pagina dopo pagina emerge una figura che, contrariamente a come viene presentata, non assume tanto le caratteristiche del filosofo-teologo, quanto quelle di un astuto diplomatico intento a riaffermare le proprie posizioni ammantandole di una razionalità più apparente che reale, come nel caso delle supposte basi storiche delle radici cristiane del nostro continente. Il messaggio papale assume inevitabilmente i connotati della scommessa pascaliana, l’«appello politico alla convenienza», centrando, in questo modo, «un interesse concreto: quello di offrire un fondamento autorevole e apparentemente immutabile al terrore crescente di veder tramontato un modello di vita che per secoli ha garantito benessere e predominio». Naturalmente, Ratzinger lancia il suo messaggio in modo velato, poiché non è assolutamente in grado di accreditare tali successi alla Chiesa cattolica; non solo, non è nemmeno in grado di portare alcuna prova che suffraghi la tesi che un futuro “cristiano” possa anche essere un futuro migliore.

Del resto, nella sua critica alla modernità il papa non «si avventura mai nella confutazione delle idee, ma rimane sempre sul terreno dell’elencazione […] delle nefandezze prodotte» – anche oggi – «da chi, circa trecento anni fa, iniziò a dire in giro che gli uomini potevano fare a meno di Dio», un modo di pensare che, secondo il nostro Anonimo, tradisce «un determinismo causa-effetto davvero elementare». Determinismo che, peraltro, è il pilastro della critica cattolica alla secolarizzazione, per l’appunto, da trecento anni a questa parte (e che comunque rimonta anche più in là, agli albori della Riforma). Un discorso, quello di Benedetto XVI, che, ovviamente, viene condotto «non toccando molte delle comodità che la razionalità moderna ha distribuito ai cittadini».

La proposta ratzingeriana, conseguentemente, non è rivolta ai soli cattolici ma a tutti gli europei, altrocredenti e non credenti compresi. Il rispetto per questi ultimi non è del resto molto alto: secondo il papa «la dignità umana alla lunga non può essere difesa senza il concetto di Dio creatore. Essa perde così la sua logica». I non credenti sono, del resto, esplicitamente invitati a vivere veluti si Deus daretur (come se dio ci fosse), ribaltando completamente l’assunto laico del teologo protestante (e vittima del nazismo) Dietrich Boenhoeffer, ripreso in tempi recenti, tra gli altri, da Gian Enrico Rusconi. Il dio al quale dovrebbero uniformarsi atei e agnostici è ovviamente quello cattolico, e il rappresentante in terra di questo dio finirebbe, in tal modo, per esercitare su tutto il pianeta la propria auctoritas indiscussa. Una tesi che, purtroppo, sembra trovare attenzione anche in ambienti insospettabili, anche a sinistra, proprio per «questa apparente razionalità, questo apparente laicismo». Scavando, tuttavia, e nemmeno poi tanto, non può che riemergere come Ratzinger «esca completamente dall’ambito della razionalità: la divinità del Cristo è un atto di fede». Ciò che resta, alla fine, è un messaggio non particolarmente nuovo: è la vecchia trinità conservatrice di Dio, Patria e Famiglia, laddove per Patria si può intendere l’identità occidentale.

Che successo potrà avere questa politica? Nella premessa, l’Anonimo ricorda il consenso manifestato dai sondaggi e l’aumento delle presenza all’Angelus e alle udienze del mercoledì. Ci permettiamo di esplicitare un po’ di sano scetticismo nei confronti di queste cifre, soprattutto per lo scarso impatto che possono avere in una società secolarizzata. La stessa opinione, a detta dell’Autore, è del resto nutrita dallo stesso papa: «Si ha a volte la sensazione che la straordinaria fermezza di Joseph Ratzinger nel rivendicare la necessità della fede cristiana nasca dalla constatazione di una sconfitta definitiva».

Nel caso contrario, se il tentativo neo-confessionale andasse in porto, «se l’Occidente accetterà di credere che la ragione deve ricongiungersi con la fede per ritornare a dare risposte, allora avremo barattato l’idea di un’umanità fallibile, per piegarci a un Dio dall’esistenza opinabile».

Il papa vuole riportare indietro le lancette della storia e ha lanciato la sua sfida. Se nessuno la raccoglierà, avrà gioco facile nel vincerla. Sta agli intellettuali avvertiti, sta ai non credenti impegnati (come i soci dell’UAAR) rilanciare il gioco con la forza delle proprie idee.

Raffaele Carcano
Maggio 2006