Creazione senza Dio

Telmo Pievani
Einaudi
2006
ISBN: 
9788806184971

In un mondo che sembra funzionare a rovescio, dove anziché finanziare la ricerca scientifica si grida a ogni pie’ sospinto alla dittatura dello scientismo, mi sembra corretto cominciare la recensione con le parole con cui Telmo Pievani conclude il suo bel libro: «Stiamo lentamente coltivando la crescita di religiosità militanti d’ogni sorta e di fondamentalismi speculari e interdipendenti, come quello del terrorista islamico cresciuto nelle nostre borghesie colte, da una parte, contrapposto all’orgoglio rabbioso e aggressivo dei nuovi crociati Teocon d’Occidente, dall’altra. Nell’insieme, un disegno non molto intelligente».

Vicende che, per quanto deplorevoli, non ci riguardano? Direi proprio di no, visto che di Teocon e Teodem in servizio permanente son pieni i mezzi di informazione e, purtroppo, anche i palazzi del potere. Se Letizia Brichetto in Moratti aveva cassato l’evoluzionismo dai programmi scolastici, l’autorevole parere di una commissione di “saggi” non è servito a reintrodurlo, né con il precedente governo né con quello attuale. La corretta divulgazione scientifica della teoria dell’evoluzione segna purtroppo il passo anche da noi, «dove le principali tradizioni culturali vivono ancora oggi un complesso di inferiorità e di sudditanza nei confronti dei saperi religiosi forti e della loro rocciosa base dogmatica». Benedetto XVI ha dato una decisa sterzata a favore dell’Intelligent Design, supportato da una coorte di sostenitori interni (come Facchini, Schönborn, gli opusiani del DISF alleati della John Templeton Foundation) e purtroppo anche esterni, sia nel mondo politico che nei mezzi d’informazione.

L’ID, alla prova dei fatti, non si rivela altro che una rimasticatura della vecchia “prova” teleologica, riverniciata con una patina di novità che non sembra affatto giustificata. Se pure il creazionismo, per lo meno quello più dinamico, sembra aver abbandonato il letteralismo biblico, è anche vero, sostiene l’autore, che non ha ancora superato il timore che la consapevolezza di sapersi degli animali possa portare a uno scardinamento morale della società: «ciò che stupisce è che ancora oggi si provi più angoscia a sapere di essere cugini delle scimmie antropomorfe, piuttosto che a sapere di essere seduti su un sasso vagante alle periferie di una galassia al cui centro risiede un vorace buco nero». La conseguenza è che, se anche si prende atto della realtà dell’evoluzione, non si accetta però la spiegazione scientifica di questi fatti.

Nonostante lo spiegamento di forze, i progressi dell’ID sono però modesti. Nel mondo accademico, il seguito è limitato e di scarso prestigio. I sostenitori di maggior nome non sono nemmeno scienziati, tanto che «non sono riusciti a condurre a loro favore un solo esperimento scientifico, non hanno dedotto una sola formula né un teorema, non hanno proposto alcuna teoria scientifica degna di questo nome in alcun campo affrontato». Pievani, nello smontare metodicamente le asserzioni dei neo-creazionisti, ribadisce che «una spiegazione alternativa deve non soltanto render conto dell’intera gamma di fenomeni compresi nella teoria dominante (e possibilmente qualcuno in più) adottando meccanismi non riconducibili ai precedenti, ma deve anche assumersi l’onere della prova empirica e della coerenza logica, requisiti che l’ID è lontanissimo dall’avere e che probabilmente non può avere per definizione. La teoria darwiniana spiega in modo semplice una massa enorme di dati, ha avanzato molte predizioni rischiose, in gran parte convalidate, ed è falsificabile. L’ID non rispetta uno solo di questi requisiti». A ben guardare, è però già molto triste essere costretti a ribadire concetti di questo genere, che sembravano, fino a pochi anni fa, universalmente acquisiti.

Secondo l’autore, il vero problema sta nell’asimmetria nella comunicazione: «Non si gioca ad armi pari se da una parte hai la comunità scientifica, e dall’altra si lanciano anatemi». L’ID fa leva su argomenti semplici, che possono far presa sui più sprovveduti – che magari sono tali solo perché non messi in condizione di informarsi adeguatamente. Tre sono le strategie poste in atto: la negazione di qualunque evidenza, la strumentalizzazione dei diversi punti di vista interni alla comunità scientifica (che si muovono tutti in un orizzonte evoluzionista), la sistematica deformazione dei fatti, che giunge fino alla caricatura.

Per quanto rozzi siano tali metodi, si rivelano in realtà estremamente pericolosi: perché aumentano il livello di approssimazione, e perché presentano come scienza qualcosa che non vi ha nulla a che fare, facendo così passare il messaggio che “se tutto è scienza, allora nulla è scienza”.

L’accostamento tra l’improvvisazione manifestata dagli avversari dell’evoluzione e la meticolosità con cui Darwin è pervenuto a formulare le sue ipotesi è significativo. Anche la progressiva perdita della fede da parte del naturalista inglese può assumere un valore emblematico, che rende ragione al titolo scelto da Pievani: l’evoluzionismo non dimostra scientificamente l’esistenza di dio, ma ha reso per la prima volta inutile (da un punto di vista scientifico) la credenza in un creatore sovrannaturale. Ed è questo un altro aspetto che crea preoccupazioni nel mondo religioso. L’autore traccia infine anche una breve sintesi del dibattito apertosi all’interno del mondo scientifico sui rapporti intercorrenti tra evoluzionismo e ateismo, un confronto - ancora in corso – che meriterebbe più spazio.

La teoria dell’evoluzione è continuamente sottoposta a prove, che finora ha sempre superato. I suoi avversari non hanno mai saputo proporre un credibile modello alternativo che si muova sul terreno della scienza. Questo è lo stato dell’arte, e chiunque sostenga il contrario è palesemente in malafede. Anche quando fa professione di fede.

Raffaele Carcano
2 gennaio 2007