La campagna per la rimozione dei crocifissi negli edifici pubblici è quasi un tutt’uno con la storia dell’UAAR: pressoché tutti i protagonisti che hanno sollevato la questione nelle aule di tribunale sono o sono stati suoi soci, e la stessa associazione ha promosso autonomamente diverse iniziative. «Scrocifiggiamo l’Italia», nata nel 2000 sulla scorta della famosa sentenza Montagnana, ha dovuto rapidamente confrontarsi con l’inopinata appropriazione del crocifisso come simbolo identitario antislamico (favorita dall’entrata sulla scena di Adel Smith) da larga parte del mondo politico più retrivo.
Ma gli ultimi anni sono stati caratterizzati anche da un’altra novità: la crescente diffusione della moda della croce. È su questo secondo aspetto che si è concentrata l’attenzione dell’antropologa Clara Gallini, cercando di comprendere quali possono essere le cause e le conseguenze dell’ospitalità fornita dai décolletté di Simona Ventura e dai grezzi pettorali di Franco Califano.
Il pregio del breve saggio risiede soprattutto nell’aver compreso come, nel frattempo, il simbolo cattolico sia stato sfrattato da altri spazi: c’è ancora qualcuno, ad esempio, che lo appende sopra il letto? Anche in politica la croce ha subìto un forte ridimensionamento rispetto ai tempi in cui imperava la vecchia DC. Non parliamo poi dell’ormai imbarazzante utilizzo durante i conflitti bellici. Secolarizzazione delle coscienze? Forse. Oppure semplice trasformazione del simbolismo identitario: nei bar, oggi, pullulano le effigi di padre Pio.
I luoghi “canonici” deputati a ospitare croci e crocifissi continuano comunque a rimanere innumerevoli: non solo i campanili, che seguitano a punteggiare il paesaggio italico, ma anche luoghi che dovrebbero essere più “laici”, come le cime delle montagne. Un processo di marcatura territoriale che è la Chiesa stessa a innescare, promuovendo «la produzione e la distribuzione di crocifissi dalla esplicita funzione apotropaica».
Croce e delizia è un’interessante riflessione sugli aspetti sociali legati al simbolo della croce: una lettura utile per capire quali “nervi” si toccano rivendicando la candida laicità dei muri pubblici. Qualche svarione giuridico non ne inficia il valore, e già il solo apparato iconografico che si alterna al testo vale ampiamente l’acquisto.
Raffaele Carcano,
Circolo UAAR di Roma,
maggio 2008