Arto Paasilinna è autore di culto in Finlandia, suo Paese natale, dove ogni suo libro vende più di centomila copie (in un Paese di 5 milioni di abitanti). In Italia ha già pubblicato vari libri di successo, e questa è la quarta traduzione di una sua opera. La sua prosa è scorrevole e divertente, il suo umorismo è inconsueto per le nostre abitudini (e latitudini), ma in certi momenti riesce ad essere addirittura esilarante.
I bersagli del suo sottile ma graffiante sarcasmo sono spesso personaggi “di potere” (politici, amministratori, tutori dell’ordine pubblico, giornalisti, avvocati etc.), e ci si trova a schierarsi con simpatia dalla parte di tipi insoliti che, normalmente, ci lascerebbero indifferenti, se addirittura non tenderebbero a suscitare in noi una qualche avversione; le situazioni messe in ridicolo sono fra le più “quotidiane”, e proprio nello sconvolgimento della loro banalità apparente sta la genialità dell’autore che riesce a renderle così divertenti.
In questo libro, bersaglio della sua satira è la religione. E l’inizio vede già un Paasilinna che prende di mira la “presunzione” come una delle caratteristiche delle religioni:
«Il cielo dei Finnici è molto più vecchio del resto del mondo e i loro dèi lo sono ancor di più. Non ce ne sono di più antichi. Il dio del Tuono, il più antico di tutti, era già quasi vecchio come oggi quando niente ancora era stato creato e nessun altro dio era nato. Oltre ad essere il più vecchio, è anche il più severo e il più potente. È il migliore».
La storia consiste nel tentativo degli antichi dèi finnici, ormai dimenticati e soppiantati dal cristianesimo, di riconquistare proseliti tra la popolazione inviando sulla terra il loro emissario Rutja – il figlio del dio del tuono appunto – per emulare l’opera di Cristo. Una volta deciso che, per mancanza di tempo, non era opportuna un’immacolata concezione, egli si incarna in un personaggio curioso, un agricoltore-antiquario di cui prende il posto. E riuscirà in pieno nel suo intento, a suon di miracoli e di straordinarie prestazioni, riuscendo a convertire la maggior parte della popolazione finlandese alla fede “neoancestrale”.
Un libro di grande presa, curioso e lontano dalla banalità e dalla prevedibilità.
Un autore di stile per il quale è difficile trovare paragoni, data la sua originalità, e di cui si possono sicuramente consigliare anche gli altri titoli, tutti dello stesso editore, che sono: L’anno della lepre, Il bosco delle volpi, Il mugnaio urlante, Lo smemorato di Tapiola, I veleni della dolce Linnea, Piccoli suicidi tra amici.
Massimo Albertin,
Circolo UAAR di Padova,
dicembre 2007