Ironia e autoironia insieme a un linguaggio accessibile e al tempo stesso non banale; esempi calzanti ed evidenti, cifre comprensibili, confronti fra ipotesi diverse. Così Franco Ajmar riesce a darci una «dose omeopatica di speranza» pur parlando d’argomenti difficili come evoluzione, universo, mutazione, sviluppo, mente, anima, creazionismo, genetica, società, religione, etica, tempo, verità, e scusate se è poco! Forse ha scritto Galeotti Cosmici senza pensare troppo a chi intendeva rivolgersi, affidando alla qualità delle sue riflessioni anche il compito di selezionare i lettori. Certo per l’attualità delle sue domande-risposte attrae coloro che non sono tanto disposti a farsi abbindolare da superficialità e chiacchiere “emotive”.
E colpisce la sua accurata e rigorosa analisi. C’è un diffuso bisogno di comunicare a proposito di evoluzione, regole, ambiente, natura. Problemi difficili, ma anche molto comuni, che tutti dobbiamo affrontare. Con metodi e teorie del passato non si riesce a risolverli. Solo costruendo significati a partire da punti di vista diversi, ma approfonditi, si possono costruire regole adatte a sopravvivere.
In queste trattazioni semplici, ma non banali, Ajmar riesce a infilare delle zeppe nei luoghi comuni abituali dei credenti, ma anche in certe consolidate certezze scientifiche, che risultano insufficienti e inadeguate alle attuali esigenze di approfondimento.
Le riflessioni si dipanano in capitoletti tanto incisivi da costringerci talvolta a sospendere un attimo la lettura per dirci che sì, è proprio così, com’è che non l’ho capito prima? Sorridendo, Ajmar ci porta man mano attraverso labirinti non del tutto ignoti, ma difficili, e alla luce delle sue argomentazioni vediamo raccolte in chiare parole dubbi, idee, risposte che sentivamo intorno a noi, senza riuscire a condensarle in un ordine significativo. Per esempio, quando parla di “verità”: dopo aver esposto brevemente le ragioni degli “assolutisti” e le obiezioni conseguenti, scrive: «Per il relativista, la verità si può definire come la coincidenza fra quello che abbiamo osservato e come lo riferiamo…». Semplice, no? ma questa semplice frase produce echi e collegamenti e approfondimenti e chiarimenti e dubbi ulteriori.
E naturalmente la gioia della comprensione condivisa, di un mondo comune e reale, intravisto e non solo sognato.
Mariella Todaro
aprile 2007