Generare, partorire, nascere

Una storia dall’antichità alla provetta
Nadia Maria Filippini
Viella
2018
ISBN: 
9788867286737

Nadia M. Filippini sceglie «un orizzonte di lunghissima durata, dal mondo antico all’età contemporanea», per due ragioni: perché a livello medico-scientifico (sul “piano alto”) esiste una forte continuità dal mondo antico greco-romano a quello medievale e moderno («la tradizione ippocratico-aristotelica, filtrata dalla cultura araba, rimane a fondamento del pensiero medico fino al Seicento-Settecento»); e perché (sul “piano basso”) «certe credenze, anche quando vengono abbandonate dal pensiero più colto, rimangono in vigore nella tradizione popolare assai più a lungo, […] perfino ai nostri giorni». Questi due punti di vista, “scientifico” e “popolare” (le virgolette sono d’obbligo perché la scienza medica ufficiale ha spesso proposto pratiche a dir poco inadeguate), mostrano anche il lungo filo rosso di un conflitto di genere tra il sapere “femminile” delle levatrici (a un certo punto condannato e perseguitato) e quello “maschile” dei medici, che culmina con l’affermarsi, a partire dal Settecento, della biopolitica.

Il percorso con cui Nadia Filippini mostra come attraverso i secoli, in Occidente, è stato organizzato e vissuto il parto e tutto quello che lo precede, lo segue e lo accompagna è dunque lungo: ma è un percorso molto ben strutturato, il che rende il libro, già sorretto da una scrittura chiara e gradevole, ancora più leggibile. Si tratta di una struttura a due ordini: l’ordine dei problemi (gravidanza, parto, puerperio, “nascita sociale”) e quello dei grandi snodi storici (la fondazione del discorso medico-scientifico nella Grecia antica, la svolta impressa dal cristianesimo, la nascita della biopolitica e la medicalizzazione del parto, fino alla rivoluzione delle tecnologie scientifiche del Novecento).

Impossibile, in una recensione breve, dare conto dei moltissimi motivi di interesse di un libro che, pur scegliendo un taglio divulgativo, esibisce una conoscenza storica documentatissima e profonda. Ne cito solo alcuni, che mi hanno colpita particolarmente: le vicende del taglio cesareo, post mortem e in vita (in quest’ultimo caso, una vera mattanza); le discussioni sul “salvare la madre o il bambino”; quelle sull’allattamento; e, naturalmente, le diverse posizioni sull’aborto. A questo proposito è interessante imparare che la Chiesa — che sulla questione rivendica posizioni assolute e immutabili — abbia in realtà praticato storicamente un “relativismo” abbastanza imbarazzante, condividendo, più che le vicende di un’umanità mutevole, le mutevoli esigenze dei potenti. A ben vedere, la massima intransigenza è stata raggiunta dalla Chiesa cattolica in tempi recenti, in concomitanza con l’espansione della democrazia, dei diritti civili, dell’autodeterminazione.

Il libro è corredato da un’amplissima bibliografia ragionata: non un asettico elenco delle fonti utilizzate, ma uno strumento davvero utile, organizzato e commentato.

Maria Turchetto
Da L’Ateo n. 118