Nel parafrasare Chateaubriand e il suo genio del cristianesimo, la Fourest ci offre una accurata disamina legislativa, storica e sociopolitica di quella laicità alla francese che dalla normativa del 1905 plana fino ai giorni nostri e si dimostra purtroppo per nulla immune da attacchi e critiche, spesso strumentali, quasi sempre identitarie, proprio a partire dalla stessa sua culla. Modello di laicità
noto ma non universale, che anzi viene contrapposto a quelli di stampo anglosassone (laicità contro secolarismo, universalismo contro multiculturalismo, per dirla con l’autrice) e di contro troppo spesso confuso con quello belga, dove la laicità sembra quasi essere una scelta fra le altre e non la scelta che tutte le altre permette. Se modello ideale o meno il lettore potrà deciderlo anche sulla base di questa appassionata difesa, che vede la Repubblica che non ignora nessun culto, li conosce tutti, ma non ne riconosce alcuno.
Adele Orioli
dal n 2/2020 di Nessun Dogma