L’inganno delle religioni

Francesco Cavalli-Sforza
Codice
2017
ISBN: 
9788875786854

Nietzsche ha un modo particolare di definire le “età della vita”. Per lui l’“autunno”, lungi dall’essere un periodo di decadenza, è la fase (a suo dire, tra i 40 e 50 anni: ma scrive pur sempre nel XIX secolo) in cui si raggiunge, nel rapportarsi al mondo e alla vita, «un elevato, vasto altopiano sul quale spira un vento fresco; sovrastato da un cielo chiaro e senza nubi, che notte e giorno guarda con la stessa soavità: il tempo del raccolto e della più grande serenità del cuore» (Umano, troppo umano IIIl viandante e la sua ombra, 269). Non ho l’onore e il piacere di conoscere Francesco Cavalli-Sforza, e non voglio incoraggiare un biografismo da tema ginnasiale, ma a mio vedere L’inganno delle religioni esprime una visione dell’esistenza coincidente con un “autunno” nietzscheano.

L’autore si rivolge a un amico cattolico ed è consapevole che molto di ciò che scrive non gli piacerà, ma spera almeno che l’altro apprezzi la sua schiettezza (p. 13). Le religioni sono definite come una «catastrofe per l’umanità, anche più grave delle catastrofi naturali, i cui danni possono solitamente essere arginati col tempo» (p. 77) ma, a dispetto del titolo forte, la riflessione offerta è bilanciata e attenta alla diversità, che riconosce ed apprezza. Cavalli-Sforza è limpido rispetto al fatto che non è cresciuto in una famiglia religiosa (p. 17) e che un’esperienza decisiva per fargli abbandonare la militanza in Gioventù Studentesca fu il trovarsi coinvolto, suo malgrado e senza previo assenso, in un attacco portato da tale gruppo cattolico a una inchiesta sui costumi sessuali degli studenti pubblicata sul giornale del suo liceo (pp. 66-69). Critica in particolare la Chiesa cattolica e in generale tutte le religioni, soprattutto osservandone la discrepanza tra teoria e prassi in fatto di pace (p. 30) e la repressione della sessualità (cap. 3). Al tempo stesso però ammette di avere in comune con l’interlocutore religioso l’ammirazione per «la sterminata varietà delle esperienze e delle convinzioni umane» (p. 12), per il mistero del mondo («una foresta, dove più fai luce con la tua lampada più ti rendi conto che è sconfinata», p. 13) ed è bene attento a distinguere tra religioni organizzate con una teologia e una gerarchia (p. 20) e credenti che combattono per la libertà religiosa, i quali “meritano il massimo rispetto” (p. 32).

Sul piano filosofico-teologico Cavalli Sforza sostiene l’unità del Tutto «senza per questo ravvisarvi la presenza di alcun dio trascendente» (p. 12) e l’unità di materia e spirito, corpo e anima (p. 41). Sul piano epistemologico Cavalli Sforza è agnostico (p. 102) ma afferma anche che, sul piano pratico, l’esistenza o meno di Dio è irrilevante, (p. 107) aggiungendo che forse l’idea stessa di Dio è destinata a dissolversi (p. 161). All’idea del sacro contrappone la variabilità delle concezioni etiche nel corso della storia (pp. 122-123); sostiene la libertà dell’individuo di realizzarsi, a partire dalla sessualità (pp. 61-63), e sintetizza la propria etica in: «rispetto per se stessi; rispetto per gli altri; rispetto per l’ambiente naturale» (p. 123). Un’altra frase che riassume il suo pensiero è: «Di fatto, a mio avviso, ciò che è sempre stato indicato dalla parola Dio altro non è che l’esistenza stessa» (p. 107, corsivo originale).

Quel che è più interessante, e che conferma la varietà e l’equilibrio menzionati poc’anzi, è che, oltre alla genetica e alle scienze in generale, o a classici dell’ateismo come Lucrezio (p. 80 e 159), Cavalli-Sforza, sia per condurre la critica della religione sia per costruire la propria visione del mondo, mobilita anche autori e temi di ambito spirituale o religioso, come Osho (p. 60) e Buddha (p. 91 e 128), o nozioni contenute nelle Upanisad (pp. 158-159) ma anche, inusitatamente, alcuni argomenti di un sostenitore della “paleoastronautica” come Mauro Biglino (pp. 102-104).

In tutta franchezza: da insegnante di filosofia, redattore de L’Ateo, e lettore incallito di testi atei-agnosticirazionalisti non posso dire di avere appreso qualcosa di nuovo e folgorante dal libro di Cavalli-Sforza. Lo posso però segnalare per la capacità di sintesi e coordinazione di numerosi temi atei-agnostici-razionalisti, per la moderazione, e per la luminosità, proprie di quell’autunno nietzscheanamente definito che ho evocato in apertura. Questo, per di più, è un libro che tiene fede al proposito dell’autore di «parlare in modo semplice, così che chiunque nutra interesse per questi temi possa seguir[lo]» (p. 18). Consigliato ai più giovani, o comunque ai meno esperti, che siano alla ricerca di una visione del mondo atea e razionalista, ma anche spirituale, articolata, solida e serena.

Stefano Bigliardi
Da L’Ateo n. 118