Dopo 500 anni dalla conquista e dalla evangelizzazione, le conseguenze della «scoperta dell’America» - come impropriamente si continua a dire - sono inequivocabilmente note: genocidio delle popolazioni native, annientamento di culture millenarie, distruzioni di ambienti e di ecosistemi, depredazione di risorse e ricchezze, schiavitù di massa. Quello che si sa meno, è che i Re Cattolici avevano già fatto in patria le prove generali del genocidio, espellendo dalla Spagna dopo feroci persecuzioni le comunità ebraiche.
- Ebrei e asini. Il giogo imposto dai cristiani ai popoli americani è durato secoli; ai protagonisti di quei fatti efferati è stata concessa la gloria eterna quali eroi e benefattori, altri sono stati resi immortali dalla beatificazione. Cent’anni fa, nel IV centenario della scoperta, si voleva beatificare Cristoforo Colombo; ora, per il V centenario, la santità toccherebbe a Isabella di Castiglia: personaggi che invece bisognerebbe condannare per crimini contro l’umanità (Ebrei e asini, p. 25)
- Ritorno al vomito. Non è una questione di tolleranza o intolleranza, come spesso si sente dire, ma di una spregevole arbitrarietà sulla vita e sulla morte degli uomini che - con la copertura morale delle verità di fede - sostituisce per sempre la certezza del diritto. Per chi è fuori dal potere, cioè fuori dal cristianesimo, l’esistenza si svolge sempre sull’orlo della soluzione finale (33).
- Dai muri, dalle recinzioni e dai cancelli, l’odio cristiano è entrato come un torrente in piena, e per la prima volta la ragione ebraica vacilla; perde colpi la fiducia in un riscatto futuro, che tanto aveva aiutato a superare le avversità passate. […] Di fronte all’alternativa battesimo o morte, moltissimi ebrei scelgono l’apostasia. A migliaia si salvano la vita in questa maniera. Il trionfo spirituale del cristianesimo presuppone la morte dell’Altro, la fine della diversità (57)
- Il vomito (applicato ai conversos, detti anche marranos, cioè maiali) è il termine giuridico con cui i papi denominano l’ebraismo, ma esso è stato subito usato per definire la spiritualità degli indiani. La citazione è contenuta nella bolla Cupientes judaeos et alios infidelis di Paolo III (73).
- Prefigurazione di «soluzione finale». Così l’Inquisizione perseguirà prima gli ebrei, i marrani e i moriscos, e poi le donne, gli stranieri, i bestemmiatori, i devianti dalle dottrine, i libertini, i gatti neri ecc. Come avrebbero potuto sfuggire gli indiani? Vomito non significherà più solo ebraismo, ma anche islamismo, e poi indianismo […] Questa non è una forma di intolleranza sociale o religiosa, ma è insofferenza verso la presenza fisica degli altri. È la ricerca della soluzione finale (95).
- L’antiscoperta. Nel 1492 la Spagna non ha dato vita ad alcuna scoperta; semplicemente ha raggiunto una tappa fondamentale nel processo avviato due secoli e mezzo prima: l’evangelizzazione del mondo, ovvero lo sterminio della diversità dal cristianesimo, che ha continuato a perpetrare nel Nuovo Mondo (143).
- I succhiatori. Il diritto della cristianità alla conquista e all’occupazione di terre altrui era una comoda dottrina, presente fin dai Padri della Chiesa, che fruttava al potere spirituale e temporale domini territoriali, vassalli, anime e ricchezze (169).
- Succhiare anime. Le strade della conquista erano le stesse dell’evangelizzazione. […] Le bolle papali furono una vera manna per missionari e conquistadores, come conferma la testimonianza del domenicano Las Casas (176-177).
- Teoria del genocidio. Di fatto, la bolla papale, anche alla luce dei risultati ottenuti dalla sua applicazione, si rivela un’istigazione al genocidio. […] Il genocidio è infatti previsto dalla giusta guerra contro gli infedeli e gli idolatri, contro tutti quelli che resistono alla conversione (181).
- Civiltà e progresso. Se, in nome della civiltà cristiana, si sono praticati genocidio ed etnocidio, per introdurre in quelle terre «il Nome del Salvatore, Signore nostro Gesù Cristo», in sèguito le motivazioni dell’assassinio e dello sfruttamento sono state ampliate attualizzate nel nome della civiltà europea, del progresso, della scienza e dello sviluppo (189).
- Schiavismo. La teologia della schiavitù appare come lo sbocco inevitabile dell’evangelizzazione. […] Diretta ad emancipare e a civilizzare chi ne ha bisogno: nel caso specifico, gli ebrei, i mori, gli africani e poi gli indiani. Questi, secondo la teologia della schiavitù, erano destinati - a causa della loro infedeltà - a un’esistenza di subordinazione e di assoggettamento ai cristiani, come mezzo per evangelizzare il mondo (205).
- Disprezzo. Alla base dell’evangelizzazione e della schiavitù c’è la definizione che si dà dei popoli: pagani, idolatri, perfidi giudei, barbari, nemici di Cristo (206).
- Selvaggi. La parola «Cannibale» è stata inventata apposta per definire i gruppi di indiani che si potevano fare schiavi (208).
- Missionari. Il gesuita José de Acosta aveva perfettamente ragione: i pochi tentativi di fare apostolato non armato, si sono risolti tutti in un fallimento. Gli indiani non avevano alcun motivo di preferire le verità del cristianesimo alle loro certezze millenarie (232).
- Lo stupore dei nativi. Perché gli indiani si sono fatti massacrare? […] Perché, come gli ebrei, non contemplavano lo sterminio, la scomparsa dell’alterità e, come gli ebrei, non concepivano che qualcuno lo potesse progettare. […] La guerra indiana è ritualizzata perché l’indianità, come l’ebraismo, non è solo una religione, ma un’antica scienza dell’esistenza (261).
- Ideologia missionaria. Il mondo che 500 anni fa fu chiamato America venne coperto e occultato. […] L’evangelizzazione del mondo non è un progetto ragionevole, né conveniente ai fini dell’economia vitale, perché in realtà è un’operazione detrattiva; essa sottrae libertà, conoscenza ed esperienza. Per questo le missioni dovrebbero essere chiuse e l’attività missionaria cessare ovunque (262).
- Teologia vecchia e nuova. Dalla teologia della schiavitù si è passati senza soluzione di continuità alla teologia della liberazione. Il cambiamento è solo apparente. La teologia continua ad essere - oggi come 500 anni fa - una creazione del pensiero e degli interessi cristiani. La teologia della liberazione vorrebbe proteggere - nel nome del Dio cristiano - coloro i quali la teologia della schiavitù, per condurli al dio cristiano, ha reso schiavi e miserabili (265).
GLI AUTORI
Anna Borioni e Massimo Pieri vivono e lavorano a Roma. La loro attività pubblicistica e di ricerca si è concentrata attorno al tema della diversità ecologica, culturale, tecnica e spirituale delle comunità umane.
Luciano Franceschetti
Giugno 2000