Il noto storico Mimmo Franzinelli è il curatore di quest’opera e l’autore dell’interessante postfazione e della ricca bibliografia di circa 160 titoli sul clericofascismo. Del tutto assente l’iconografia specifica che pure su questo argomento è abbondantissima, perfino per la copertina si è ricorsi ad un fotomontaggio di dubbio gusto, pur esistendo foto originali molto più eloquenti.
È un testo di fondamentale importanza per l’analisi delle collusioni fra il Vaticano e il fascismo durante il ventennio (1922-1943) anche se la parte dedicata al papato di Pio XII è oggettivamente limitata in quanto, da sola, riempirebbe un altro testo di queste dimensioni.
Le fonti su cui poté appoggiarsi Rossi erano chiaramente incomplete (gli archivi del Vaticano non poterono ovviamente essere consultati), ma comunque sufficienti per provare al di là di ogni dubbio la piena corresponsabilità della Chiesa nei mostruosi crimini perpetrati dal fascismo in Italia, in Etiopia e in Spagna.
Ed infatti l’autore dovette subire una velenosissima reazione da parte della stampa clericale che lo ricoprì di insulti di cui risentì anche l’editore che poi infatti ha chiuso in circostanze che non conosco.
Fin dagli inizi il fascismo fu appoggiato da ampi settori del clero: alcuni preti parteciparono perfino alla marcia su Roma. I gagliardetti furono benedetti dai preti sia dentro che fuori le chiese e lo stesso arcivescovo di Milano Ratti si compromise in tal senso.
Per ingraziarsi il clero Mussolini ordinò di aumentare gli stipendi ai preti e ai vescovi, esentò dal servizio militare i seminaristi, istituì l’esame di stato che prima non c’era al fine di parificare le scuole clericali a quelle statali, ammise i crocifissi nelle aule scolastiche e dei tribunali, abolì la sgradita festa del XX settembre e ne istituì altre d’accordo col clero, diede valore legale ai matrimoni ed agli annullamenti religiosi, riconobbe al Vaticano un’enorme cifra in denaro in cambio della rinuncia ormai pleonastica ai territori dell’ex Stato della Chiesa, deliberò esenzioni fiscali di ogni genere, parificò i cardinali ai principi di sangue reale, soppresse tutte le associazioni anticlericali, distrusse monumenti, targhe e lapidi sgradite al vaticano come, per esempio, il monumento a Frà Dolcino sul Monte Rubello a Biella, l’attentato al papa fu parificato a quello contro il re venendo punito con la pena di morte eccetera.
In cambio di tutta questa montagna di favori il Vaticano spianò la strada alla dittatura fascista in primo luogo appoggiandola con tutta la sua stampa che taceva sui crimini perpetrati dai fascisti, appoggiava le spedizioni militari all’estero, minimizzava se non addirittura difendeva le leggi razziali. Furono organizzate spesso grandiose cerimonie clerico-fasciste con centinaia di preti radunati per osannare Mussolini.
Comunque, è ovvio che i due totalitarismi, clericale da una parte e fascista dall’altra, mantennero margini di indipendenza reciproca: Mussolini, pur sollecitato, non demolì il monumento a Giordano Bruno a Roma ed anzi ne edificò un altro all’anticlericale Garibaldi ben in vista al Vaticano, inoltre non impedì le conferenze dello spretato e scomunicato Buonaiuti in giro per l’Italia. I protestanti furono lasciati stare a parte sporadici arresti e vessazioni. La stampa cattolica ebbe così modo di lamentarsi per la troppa “liberalità” di Mussolini.
Pierino Marazzani
giugno 2001