Maometto

Maxime Rodinson
Einaudi
1995
ISBN: 
9788806137991

Recentemente scomparso, l’autore è stato a lungo directeur d’études alla École Pratique des Haute Études alla Sorbona. Il testo risale al 1967, mentre la traduzione è basata sulla quarta edizione francese del 1994. Rodinson si dichiara ateo fin dalla Prefazione, e questo costituisce una sfida interessante, sia per l’autore, sia per il lettore. L’impostazione di Rodinson è la seguente: «Mi si dirà che, essendo ateo, non posso capirlo […] Sono certo che l’uomo di religione capirà diversamente il nostro eroe. Ma lo capirà meglio? Non ne sono sicuro. […] L’ateo si accontenta di dire che niente prova l’origine extraumana [del messaggio]. Ma non ha ragione di sminuirne il valore del messaggio in quanto tale. Può perfino attribuirgli un grande valore, vedervi uno sforzo ammirevole per sorpassare la condizione umana». L’autore ripercorre così la vicenda umana di Muhammad. Lo osserva con simpatia specialmente all’inizio, quando ne descrive le umili origini e i difficili inizi della predicazione. Propende per la sincerità delle sue visioni, anche se, ovviamente, «…la loro sincerità non prova che tali messaggi provengano veramente da dove si pretende che vengano».

Poi, con l’ascesa politica e militare del “profeta armato” (dal titolo dei V capitolo), il giudizio benevolo gradualmente si stempera: Rodinson cita Machiavelli («Tutti i profeti armati furono dei vincitori e quelli non armati degli sconfitti») e constata come i suoi rivali cedano opportunisticamente di fronte ai successi di Muhammad («Dinanzi ai miti che procedono nel senso della storia e con l’appoggio della forza la verità è impotente»). Il testo si sofferma sulle razzie del gruppo guidato da Muhammad, sull’espulsione con confisca dei beni di due tribù ebree di Medina e sullo sterminio di una terza, sull’implacabile assassinio di chi aveva osato contraddirlo. Rodinson descrive l’inesauribile pulsione sessuale del profeta, i suoi rapporti con le tante donne, tra le quali spicca A’isha, figlia del fedele Abu Bakr (che gli succederà), con cui si fidanzò a soli sei anni e che sposò quando ne aveva nove: «Alla bambina furono lasciati i suoi giuochi e le sue bambole e Muhammad talvolta giocava con lei».

Nella chiusa del testo, Rodinson ricorda che «Muhammad era un uomo complesso e contraddittorio. Amava i piaceri e si dava all’ascesi; fu spesso caritatevole ma talvolta crudele. Era un credente divorato dall’amore e dal timore per il suo Dio e un politico pronto a qualsiasi compromesso. Mentre nella vita normale era dotato di poca eloquenza, in un breve periodo della sua vita seppe trarre dal suo subconscio testi di sconvolgente poesia. Era calmo e nervoso, coraggioso e pauroso, sincero e falso, dimentico delle offese e atrocemente vendicativo; era orgoglioso e modesto, casto e voluttuoso, intelligente e, sotto certi aspetti, straordinariamente ottuso. Ma c’era in lui una forza che, assecondata dalle circostanze, ne fece uno degli uomini della storia che sconvolsero il mondo. Occorre veramente stupirsi di queste complessità e di queste contraddizioni, di queste debolezze e di questa forza? Dopotutto era un uomo tra gli uomini, sottoposto alle nostre manchevolezze, dotato dei nostri mezzi; Muhammad ibn ’Abd Allah della tribù di Quraysh era nostro fratello».

Una biografia scrupolosa che si legge come un romanzo, indispensabile per non cadere nei peggiori luoghi comuni (agiografici o xenofobi) nei confronti dell’Islam e del suo fondatore.

Marzo 2005