In un Paese come l’Italia, paradossalmente la patria di Leonardo e Galileo, il problema oggigiorno non è certo lo “scientismo”: lo è anzi, all’opposto, proprio la carenza di spirito scientifico, il sempre più diffuso dilagare di una mentalità ostile alla scienza a tutti i livelli della società ed in misura maggiore rispetto agli altri Paesi del mondo “occidentale”. In questo libro Silvano Fuso analizza il fenomeno da tre punti di vista (l’antiscienza di tipo filosofico, religioso ed ambientalista rispettivamente) e ne individua le cause principali.
La mentalità anti-scientifica italiana ha le sue origini nella secolare arretratezza culturale del Paese e, più recentemente, nella “spocchia” umanista che ha caratterizzato tanta parte della nostra “cultura”: Fuso cita per esempio filosofi come Croce e Gentile, che tanto hanno influito sull’ordinamento scolastico italiano, con conseguenze ancora oggi più che evidenti (non a caso gli studenti italiani sono perennemente agli ultimi posti, a livello europeo, per quanto riguarda le loro conoscenze matematiche e tecnico-scientifiche!). Non è poi da sottovalutare l’antiscienza di stampo religioso, ovvero la ingombrante presenza dello spiritualismo cattolico all’interno della nostra cultura, con le sue continue ingerenze nella vita del Paese e le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: nessun tipo di legislazione sul fine-vita, una legge indecente sulla fecondazione assistita, un’obiezione di coscienza selvaggia nei confronti di aborto ed anticoncezionali, la carenza di prassi mediche consolidate ispirate alla riduzione del dolore (l’Italia è agli ultimi posti fra i Paesi europei per l’impiego a scopo curativo degli oppiacei ed in generale per le terapie anti-dolore), i vari limiti imposti alle ricerche scientifiche più promettenti (vedi le cellule staminali embrionali) … Fuso cita addirittura un tentativo (2004, Riforma Moratti) di eliminare l’insegnamento della teoria dell’evoluzione dai programmi scolastici delle scuole medie inferiori.
Particolarmente interessante ed istruttivo è poi il terzo capitolo del libro, quello in cui l’autore analizza l’antiscienza di tipo ambientalista. Questo è un fenomeno di portata mondiale che però in Italia è particolarmente marcato proprio a causa delle scarse conoscenze scientifiche della popolazione e quindi della facilità con cui l’informazione può venire manipolata su larga scala dalle varie organizzazioni politiche verdi e ambientaliste; il risultato è stato una serie di scelte disinformate da parte dei cittadini che il Paese ha pagato (e ancora paga) ad alto prezzo. L’autore fa notare, ad esempio, come l’Italia sia l’unico Paese europeo a richiedere ai tedeschi di smaltire i propri rifiuti sul loro territorio (si tratta, ovviamente, dei rifiuti campani) e il solo Paese al mondo ad avere chiuso tutti i propri impianti nucleari (salvo, poi, acquistare a caro prezzo l’energia prodotta dalle centrali nucleari altrui). Fuso prende in considerazione, uno per uno, i vari “cavalli di battaglia” degli ambientalisti, dalla guerra al nucleare e agli inceneritori al rifiuto degli OGM alle campagne allarmistiche sul cosiddetto “elettrosmog” all’antimedicina al catastrofismo climatico, e li smaschera per quello che sono: esagerazioni, spauracchi, demonizzazioni, strumentalizzazioni ideologiche a cui sottostanno concezioni di tipo irrazionale, emotivo e prescientifico e nostalgie primitivistiche … tutte tipiche manifestazioni dell’antiscienza, insomma, che infatti non sono condivise dalla grande maggioranza degli scienziati e che in realtà nascondono, al di sotto del fervore ecologista e del dichiarato amore per l’ambiente, forti interessi “lobbistici” di tipo conservatore e neo-protezionistico.
Nel quarto (ed ultimo) capitolo (“Scienza, educazione e società”) l’autore traccia un quadro piuttosto pessimistico della situazione in cui versano l’istruzione e la ricerca in Italia, ormai fanalino di coda fra i Paesi europei. Gli investimenti sono scarsi, la scienza e gli scienziati godono di un riconoscimento sociale molto basso e sono quasi completamente trascurati dai media e dalla politica, la meritocrazia è un mito che non esiste, in compenso i migliori cervelli fuggono all’estero… Con queste premesse il Paese non può certo progredire, ed infatti si sta avviando sempre più verso il sottosviluppo culturale ed il declino economico ad esso collegato. Per concludere, ecco alcune parole di Silvano Fuso (p. 277):
«Finché gli intellettuali alla moda in Italia saranno quelli che screditano la scienza considerandola un’attività per “ingegni minuti”, finché sarà dato largo spazio e credito ad autorità religiose che scagliano anatemi contro i rischi disumanizzanti della scienza, finché ci saranno ambientalisti dell’ultima ora che profetizzano catastrofi prossime venture provocate dall’arroganza scientifico-tecnologica dell’uomo e finché, di fronte alla cosiddetta “emergenza” rifiuti di Napoli (…) si preferirà esporre nel Duomo le reliquie di San Gennaro anziché costruire un inceneritore, sarà molto difficile fare in modo che istruzione e ricerca diventino obiettivi prioritari per il nostro Paese».
Enrica Rota
L’Ateo n. 110