Un bellissimo romanzo ambientato nel XVI secolo, rievocato grazie a una solidissima conoscenza storica. In un periodo di così grandi mutamenti sul nostro continente, l’autrice colloca le peripezie, i viaggi e le maschere indossate da Zenone, un personaggio, così come è stato descritto dalla stessa Yourcenar, «influenzato ancora dalla scolastica e in reazione a essa, a mezza via tra il dinamismo sovversivo degli alchemisti e la filosofia meccanicistica cui sarebbe toccato l’avvenire immediato, tra l’ermetismo che pone un Dio latente all’interno delle cose e un ateismo che osa appena pronunciare il proprio nome, tra l’empirismo materialista del medico e l’immaginazione quasi vittoriosa dell’allievo dei cabalisti». Saranno proprio l’ateismo e l’empietà i capi d’accusa che porteranno il protagonista a essere condannato a morte. Scritto nel 1968 dopo un’elaborazione trentennale, Yourcenar ha tratteggiato sapientemente, con uno stile asciutto e ricercato insieme, una società in cui imperversa la morale cristiana (anche se non si sa più quale), costringendo i pensatori liberi a nascondere costantemente le proprie idee. Una censura, o ancora più spesso un’autocensura, a cui ci si può sottrarre solo con la fuga o con la morte. Da questo romanzo è stato tratto l’omonimo film, diretto nel 1987 da André Delvaux e interpretato da Gian Maria Volontè.
Dicembre 2004