I papi contro gli ebrei

Il ruolo del Vaticano nell'ascesa dell'antisemitismo moderno
David I. Kertzer
BUR
2002
ISBN: 
9788817869478

David Kertzer, figlio di un noto rabbino, è specialista in storia italiana e docente di antropologia e storia negli Stati Uniti. Nel 1996 ha pubblicato Prigioniero del Papa Re, storia di un bambino ebreo che a Bologna nel 1858 fu strappato alla sua famiglia perché, essendo forse stato battezzato segretamente da una domestica, per la chiesa era diventato cattolico e quindi non poteva più restare nella sua famiglia ebrea.

Il Vaticano nel 1998 per difendersi da reiterate accuse ha pubblicato una relazione in cui ha nettamente distinto l’antigiudaismo religioso, che ammette come sua passata colpa, dall’antisemitismo1 proprio di chi è contro gli ebrei per motivi razziali: di questo la Chiesa si dichiara assolutamente innocente. In base a ciò la Chiesa si è anche infine autoassolta da ogni colpa riguardante l’Olocausto2.

Il libro che qui presentiamo è stato scritto proprio per confutare l’autoassoluzione e per dimostrare come la distinzione tra i due tipi di avversione contro gli ebrei non regga ad un esame storico.

Le analisi dell’autore si focalizzano soprattutto dal 1800 in poi per dimostrare come l’operato della Chiesa, non solo in tempi antichi, ma anche in età moderna sia servito da preparazione e da solida base per l’affermazione dell’antisemitismo moderno. Questo appare palese leggendo la stampa cattolica che combatte modernismo, liberalismo, laicismo, e gli ebrei, ora visti in combutta con i massoni, ora associati al comunismo, ma comunque impegnati a realizzare l’opera del diavolo: loro scopo primario e finale è distruggere il cristianesimo.

Nel 1825 sul Giornale ecclesiastico di Roma fu pubblicato un lungo trattato contro gli ebrei poi riproposto in un opuscolo dalle molte ristampe. In esso c’erano le accuse mosse tradizionalmente dalla chiesa contro gli ebrei: colpevoli di deicidio, guidati dal desiderio di lucro, vogliono abbattere la cristianità, si lavano le mani nel sangue dei cristiani, danno fuoco alle chiese, calpestano le ostie consacrate, rapiscono bambini cristiani per scannarli, violentano battezzate e suore. Nonostante gli ebrei fossero solo lo 0,2 % della popolazione veniva loro attribuita un’influenza enorme e perniciosa: ingannano, frodano, solo ladri e assassini, vogliono ridurre i cristiani in schiavitù.

Attorno al 1870 solo in Italia si pubblicavano 130 periodici cattolici di cui 20 quotidiani. All’inizio del ventesimo secolo c’erano 500 periodici di cui 30 quotidiani. Tutte queste pubblicazioni erano scritte e dirette dal clero e sono sotto il controllo del Vaticano. Il periodico cattolico più influente nel mondo fu il bisettimanale dei gesuiti La Civiltà Cattolica fondato nel 1850 su richiesta di Pio IX (papa dal 1846 al 1878).

Questa pubblicazione fece una lunga campagna contro gli ebrei con 36 feroci articoli antisemiti stampati dal dicembre del 1880 per 40 mesi. Fin dal 1880 vi si sottolinea che il giudaismo non è solo una religione ma è una razza per cui anche se gli ebrei dovessero diventare liberi pensatori, atei, cattolici o protestanti resterebbero sempre e comunque una specifica razza distinta. Tra le altre affermazioni ricordiamo le seguenti. Gli ebrei sono costretti dalla loro religione ad odiare i non ebrei e ad uccidere i cristiani; la società deve proteggersi dagli ebrei con apposite leggi speciali contro questa «ebraica razza straniera» «sì eccezionalmente e sì profondamente perversa»; tutti i guai della moderna società vengono dall’aver aperto i ghetti dove gli ebrei erano vissuti per tanto tempo felici; fuori dai ghetti la razza ebraica diventa «persecutrice, vessatrice, tirannica, ladra e devastatrice» e gli ebrei sono comunque «insolenti, caparbi, sporchi, ladri, bugiardi, seccatori».

Nel 1882 La Civiltà Cattolica annunciò con soddisfazione le prime manifestazioni dei movimenti politici antisemiti moderni che organizzavano congressi internazionali. Nel 1890 nella stessa rivista apparvero tre lunghi articoli sulla «questione giudaica» che negli anni successivi furono riuniti in un libretto di 90 pagine diffuso per ogni dove. Le accuse sono le solite e vi si sottolinea che scopo degli ebrei è distruggere le nazioni in cui vengono lasciati liberi di vivere. Il ministro fascista Farinacci, dopo la promulgazione delle leggi razziali italiane (1938), sottolineerà come La Civiltà Cattolica già nel 1890 consigliasse, per difendersi dalla razza giudaica, l’annullamento di tutte le norme di eguaglianza politica e civile, la confisca dei beni e l’espulsione.

Sempre nella stessa pubblicazione, nel 1893 nell’articolo «La morale giudaica» sono presenti esplicitamente tutti i temi più cari all’antisemitismo moderno, ma il padre gesuita che ne è l’autore sottolinea che la Chiesa non sostiene queste cose perché antisemita ma perché gli italiani si mettano in allarme […] contro questi succhiatori di sangue. Nel 1892 L’Osservatore Romano dedica una serie di scritti alla questione ebraica giungendo a sostenere che dietro la violenza dei ripetuti pogrom ci sono gli stessi astuti ebrei che architettano questi sanguinosi eventi per suscitare pietà e simpatie. I lettori della stampa cattolica di tutta Europa all’inizio del XX secolo continuavano ad essere bombardati da riferimenti alla «razza ebraica» ed alle sue caratteristiche anche fisiche negative e pericolose.

Ma passiamo dalle parole ai fatti, dalla teoria alla pratica.

Pio IV (papa dal 1775 al 1779) trovava intollerabili le piccolissime libertà che, affogate in un mare di divieti, qualche suo predecessore aveva concesso agli ebrei ed appena eletto emise una bolla che fece tornare alle restrizioni del 1500. Questo regolamento fu punto fermo di riferimento per i successivi pontefici fino alla metà del XIX secolo.

Molti non sanno che la stella gialla che gli ebrei erano costretti a portare sotto il nazifascismo è una riedizione del distintivo giallo che era obbligatorio nello Stato Pontificio ancora nel XIX secolo. Inoltre il papa, nei territori italiani soggetti al suo potere temporale, trasferiva gli ebrei dalle zone senza ghetto alle città in cui poteva chiuderli nei ghetti. Similmente si sarebbero poi comportati i nazisti prima di svuotare anche i ghetti con la «soluzione finale».

Nel 1800 imperversava ancora la pratica dei battesimi forzati e se un ebreo diventava cristiano era costretto ad «offrire» alla Chiesa moglie, figli, nipoti, eccetera. Tra questi i bambini venivano battezzati forzatamente, gli adulti erano trattenuti dai funzionari della chiesa in una apposita «casa dei catecumeni» fino a quando non cedevano e se i genitori rifiutavano la conversione venivano per sempre separati dai figli oramai cristiani. Le donne incinte erano assistite nel parto da una inviata della Chiesa che, subito dopo la nascita, portava alla Chiesa il neonato per il battesimo e la definitiva separazione dalla madre ebrea.

Nel 1840 Gregorio XVI (1831-1846) ribadì l’obbligo delle prediche forzate. Gli ebrei dovevano uscire dal ghetto per andare in una specifica chiesa ad ascoltare accese prediche contro … gli ebrei.

Le prediche forzate erano sospese negli intervalli tra la morte di un pontefice e l’elezione del suo successore (periodo in cui scoppiavano sempre disordini) e nelle domeniche in cui nevicava e c’era neve sul terreno per evitare che i cristiani bersagliassero gli ebrei con palle di neve. Kertzer commenta «Tutto considerato, le palle di neve erano l’ultimo dei problemi per gli ebrei di Roma».

Tra le più gravi accuse ricorrenti contro gli ebrei c’è quella degli omicidi rituali. La Chiesa cattolica ha sostenuto a lungo che gli ebrei rapiscono i bambini cristiani, li crocifiggono, li mutilano, li torturano nel modo più crudele possibile per cavar loro il sangue, berlo e usarlo per impastare il pane azzimo. Gli ebrei accusati erano sottoposti a spaventose torture, molti ne morivano, altri alla fine si dichiaravano colpevoli per non essere ulteriormente torturati (è esattamente quello che succedeva anche con le «streghe»). Ad ogni nuova accusa se qualcuno si dichiarava scettico venivano ricordati, tra gli altri, questi precedenti.

A Trento, dopo tante prediche antiebraiche fatte dai frati francescani, nel 1475 gli ebrei furono accusati di aver massacrato un bambino cristiano di nome Simone; nel 1588 papa Sisto V dichiarò Simone santo e martire (il culto è stato abolito nel 1965 dopo il Concilio Vaticano II). Al 1485 risale invece il martirio di Lorenzino di Marostica (Vicenza): secondo la versione ufficiale della Chiesa una torma di ebrei lo aggredì, spogliò, crocefisse ad un albero e ne bevve il sangue. Pio IX nel 1867 ufficializzò il culto di Lorenzino e nel 1870 gli consacrò la seconda domenica dopo pasqua. Nel 1840 in Siria il vampirizzato di turno, anziché un bambino fu eccezionalmente un anziano monaco italiano.

Nel 1891 l’argomento dell’omicidio rituale ebraico era diventato un’ossessione per L’Osservatore Cattolico, quotidiano milanese, che nel 1892 su questo tema stampò 44 articoli che poi vennero ripresi in tutta Europa. Nell’ultimo decennio del XIX secolo ci fu un’impennata di accuse contro gli ebrei per omicidi di bambini cristiani e i numerosi processi furono raccontati con abbondanza di dettagli raccapriccianti dalla stampa cattolica.

Nel 1891 sul Piccolo Monitore il fondatore, sempre impegnato nella campagna antimodernista voluta da Pio IX, parlò della «razza rabbinica che sgozza in pieno 1891 i piccoli cristiani per la Pasqua della Sinagoga». Ancora nel 1899 ne L’Osservatore Romano fu stampato un articolo intitolato «L’omicidio rituale ebraico». Ed infine eccoci al XX secolo: nel 1914 su La Civiltà Cattolica si legge che cosa più importante per l’ebreo assetato di sangue cristiano è che il bambino che sacrifica muoia nel modo più doloroso possibile.

Chiunque volesse fomentare odio contro gli ebrei poteva citare anche le «prove» sugli omicidi rituali riportate negli articoli de L’Osservatore Cattolico in cui gli ebrei erano dipinti in senso proprio e metaforico come vampiri dell’umanità e sfruttatori del sangue cristiano oltre che monopolizzatori, usurai, speculatori disonesti, danneggiatori, calunniatori dei cattolici, insomma una genia da cui è necessario difendersi. Agli articoli si aggiungevano opuscoli e libri cattolici stampati con l’intento dichiarato di non far dimenticare i martiri dei vampiri ebrei e per sottolineare che gli svenamenti avveniva per osservare le leggi ebraiche e gli ordini della Sinagoga.

Ed ora passiamo ad alcuni degli ultimi papi pre-Olocausto.

Pio IX (1846-1878) nel 1864 scrisse il Sillabo, un elenco di 80 «errori» della civiltà moderna contro cui la chiesa deve combattere. Gli errori sono sostanzialmente le principali conquiste del pensiero moderno dal razionalismo al liberalismo, dalla libertà di religione alla separazione tra stato e chiesa, alla fine del controllo ecclesiastico sulle scuole pubbliche. Tra i nemici indicati nel Sillabo ci sono i massoni e la «sinagoga di Satana» che vuole ridurre la chiesa in schiavitù per poi farla scomparire. Durante il Concilio Vaticano I (1869-1870) furono condannati razionalismo e materialismo e Pio IX ottenne la proclamazione del dogma dell’infallibilità pontificia. L’acerrimo nemico dei patrioti italiani e dell’unità d’Italia sarà beatificato il 3 settembre 2000.

Il Vaticano proibisce la consultazione degli archivi posteriori a Benedetto XV (1914-1922) che nel 1914 scelse Achille Ratti per una missione diplomatica in Polonia. Ratti restò a Varsavia per 3 anni, il senso dei suoi rapporti a Roma è che causa di tutti i guai della Polonia sono… i giudei: la razza ebraica sfrutta la popolazione cristiana e ha un ruolo preponderante nel movimento bolscevico. Nelle relazioni sprona a non dar troppo peso alle notizie di massacri di ebrei, di incendi di case, industrie e sinagoghe perché, dopo tutto, di qualsiasi tipo di violenza siano oggetto […] la colpa è loro.

Se il popolo polacco è antisemita il clero cattolico polacco non è da meno. È convinto che ci sia una cospirazione mondiale ebraica e che sia necessario preservare la purezza razziale. Tra i suoi più importanti rappresentanti c’è anche chi diffonde l’idea che sia necessario eliminare gli ebrei ad uno ad uno.

Nel 1990 il Vaticano ha pubblicato un volume sulla relazione di Ratti da Varsavia. Il libro però ha spesso sunti al posto del testo originale e tagli ogniqualvolta lo scritto di Ratti sugli (contro gli) ebrei si fa un po’ troppo forte. Morto Benedetto XV nel 1922 Ratti diventò Pio XI ed ebbe (anche lui) l’appellativo di «papa buono».

Nel 1903 esce in Russia I Protocolli dei Savi Anziani di Sion; nel 1920 il libello viene pubblicato in Francia da un alto monsignore «Prelato di Sua Santità»; nel 1921 l’opera viene smascherata come un palese rozzo falso antisemita in cui si immagina un piano ebraico per conquistare il dominio del mondo; nello stesso anno il testo viene pubblicato in Italia come supplemento al diffuso settimanale cattolico Fede e Ragione. Gli argomenti dei Protocolli sono gli stessi che le pubblicazioni cattoliche avevano diffuso per decenni. Nel terzo millennio i Protocolli avranno ancora successo tra i neonazisti e nei paesi arabi.

La Civiltà Cattolica e L’Osservatore Romano continuarono anche negli anni Venti la loro battaglia sempre meno solitaria contro gli ebrei dipinti come nemici dell’umanità e in combutta con o essi stessi massoni, bolscevichi, comunisti, socialisti, atei, rivoluzionari. Dietro la decadenza di giornali, teatro, cinema ci sono gli ebrei con la loro visione materialistica, immorale e irreligiosa della vita, visto anche che sono particolarmente interessati al sesso e appassionati di pornografia. Per salvarsi la civiltà cattolica deve privare gli ebrei di ogni diritto, espellerli dalle nazioni cristiane, costringerli ad emigrare.

Le leggi razziali promulgate in Italia nel 1938 si differenziano pochissimo da quelle che la Chiesa aveva applicato nei suoi territori e, come i capi fascisti tengono a sottolineare, mettono in pratica ciò che la Chiesa chiedeva da tempo attraverso la sua stampa. Farinacci sosteneva: «se come cattolici siamo diventati antisemiti, lo dobbiamo agli insegnamenti della Chiesa attraverso 20 secoli».

Pio XII (1939-1958) non disse una sola parola contro lo sterminio neppure quando furono deportati nei lager gli ebrei rastrellati nel ghetto di Roma. Quando vennero annullate le leggi razziali la Chiesa si batté perché almeno una parte delle restrizioni restasse in vigore. Tra XX e XXI secolo il processo di beatificazione di Pio XII subirà rallentamenti a causa delle accuse e delle proteste mosse da più parti.

Tantissimi altri problemi, questioni, accadimenti e persone vengo affrontati e raccontati in questo libro, documentato e rigoroso ma di semplice lettura, che consigliamo sia per saperne di più sulle colpe della Chiesa, sia per essere più informati sull’antisemitismo sempre strisciante e spesso risorgente.

Note

  1. Nel testo in esame è usato questo termine coniato da un tedesco nel 1879. È d’uso comune ma quanto meno improprio: sono semiti anche gli arabi.
  2. Altro vocabolo presente nel testo, comune ma inappropriato: indica il sacrificio di una vittima a una divinità.

L’AUTORE

David I. Kertzer (1948 New York, NY, USA), specialista di storia italiana, è professore di antropologia e storia presso la Brown University di Providence (Rhode Island). Tra i suoi libri, oltre a quelli citati nel presente sito, Riti e simboli del potere (Ritual, Politics & Power, Yale University Press 1989), apparso in edizione italiana nel 1989.

Marina Franceschini
Circolo UAAR di Milano
Giugno 2001