Corposo e straordinario viaggio nella storia della vita tracciato dall’impareggiabile Richard Dawkins in un libro di grande ricchezza, estremamente aggiornato e affascinante nel suo percorso di conoscenza.
Così come avviene nei Racconti di Canterbury, una serie di “pellegrini” - non solo esseri umani, ma anche animali, funghi, piante, batteri – compiono qui un viaggio rivelatore del nostro passato.
In 39 tappe di un percorso a ritroso, gruppi di esseri viventi ritrovano un antenato in comune (coantenato lo chiama Dawkins) aggregandosi a lui e proseguendo con lui il viaggio verso il progenitore di tutti, il coantenato (un organismo unicellulare) con cui andare a cercare di spiegare l’origine della vita sulla terra.
Ognuna delle tappe è l’occasione per porre alcune fra le domande che più hanno appassionato biologi, paleontologi e antropologi: a cominciare da quelle che più interessano l’uomo: come è avvenuta la propagazione della nostra specie dall’Africa? Perché e come la stazione eretta? Che cosa ha indotto lo sviluppo del cervello? Quali differenze genetiche ci distinguono? Esistono le razze?
Ma poi ogni tappa propone quesiti e ipotesi affascinanti, caratteristici di chi ha l’impronta della genialità e nel proprio campo lascia un’eredità culturale preziosa riassumibile in pochi concetti come quelli già proposti in passato da Dawkins, propositore del concetto del gene egoista, che qui ricorda ancora e amplia, la definizione del fenotipo esteso, usando l’esempio dei laghi artificiali costruiti dai castori, passando per il richiamo al suo Orologiaio cieco.
Sono entusiasmanti alcune tappe in cui Dawkins con chiarezza e ricchezza di esempi sviluppa alcune spiegazioni di fatti che spesso sono richiamati dai fautori del disegno intelligente a sostegno delle loro vacue elucubrazioni. Ad esempio l’illustrazione delle cosiddette specie anello, nel racconto della salamandra, in cui spiega splendidamente come possa una specie A evolversi nella specie B con un progressivo distacco di una specie dall’altra, argomento che i creazionisti utilizzano per inficiare l’intera idea di evoluzione. O come ricorda, nel racconto della nereide, come gli occhi si siano evoluti indipendentemente oltre quaranta volte nella storia della vita, alla faccia di chi sostiene «l’incredibile complessità di una struttura così meravigliosa da poter essere soltanto creata da un’intelligenza divina». O la curiosa descrizione di uno scandalo evolutivo come quello del rotifero, che Dawkins usa per illustrare lo sviluppo evolutivo del sesso. O infine la curiosa spiegazione della nascita del flagello cellulare, argomento su cui molto si soffermò nei suoi studi il fondatore dell’UAAR Martino Rizzotti, attraverso il racconto di Mixotricha, curioso microrganismo che vive nell’intestino di una termite australiana che fiorisce, guarda caso, nei pressi della città di Darwin…
Le ultime 100 pagine del libro sono dedicate al grande rendez-vous storico, cioè a quella parte di storia della vita in cui non si possono confrontare le teorie coi fossili, in quanto non ci sono fossili, neppure “fossili viventi” come possono essere considerati alcuni microrganismi. Si tratta delle ipotesi sull’avvio del processo che ha poi portato all’esplosione della vita sulla terra. Avvio ovviamente privo di un progetto che, come dice Dawkins, «…non spiega niente perché c’è l’inevitabile regresso al problema dell’origine del progettista». Un avvio che parte dall’ipotesi di molecole autoreplicanti e di un “mondo a RNA” che passa poi per la separazione della linea germinale dal soma, dall’invenzione della pluricellularità e successivamente del sesso.
Si tratta di un libro che non vuole essere per specialisti, anche se una certa preparazione in biologia ne agevola certamente la lettura. Un libro che, da profano, mi sento di definire come vero e proprio stato dell’arte nella materia che più interessa a chi si pone le domande «chi siamo, da dove veniamo». Un libro che oserei definire una bibbia per chi ama le verità non dogmatiche, se non fosse che tra qualche tempo verrà certamente superato da nuove scoperte biologiche e fossili, come avviene per ogni pubblicazione scientifica.
Ma così com’è ancora attuale Darwin, anche questo Dawkins non è destinato a invecchiare troppo in fretta.
Massimo Albertin,
Circolo UAAR di Padova,
dicembre 2007