L’editore l’ha pubblicato nella collana Saggi, ma Il Cosmo e il Buondio è in realtà molto meno catalogabile: forse si potrebbe definire un romanzo divulgativo in forma di dialogo, dove l’oggetto di divulgazione è la storia dell’astronomia, con frequenti puntate nell’evoluzionismo e nella fisica, materia di insegnamento dell’autore. Il tutto condito con disegni, grafici e anche fotografie. Andrea Frova, già noto per Perché accade ciò che accade e per i suoi scritti su Galileo, torna con un’opera che, sebbene non sempre facile (considerata la materia trattata), si rivela accessibile ai più, anche per l’ironia con cui è stata condita.
La trama, ben ordita, è decisamente lineare: l’improvviso aumento della velocità di rotazione della Terra pone gli uomini di fronte alla concreta possibilità di un’imminente estinzione di tutte le specie viventi. Mentre gli esperti non sanno che pesci pigliare, Dio, alias Mister O, decide di intervenire. Convoca una specie di ‘concilio’ scientifico con le più grandi menti di ogni tempo, alle quali rivela tutti i propri limiti: «Siamo reputati onnipotenti, fatto che ci pare invero già discutibile, ma tanto meno siamo onniscienti o onnifacenti. Nient’altro che leggende. Al contrario siamo piuttosto inoperosi, per essere esatti del tutto inerti». Un Dio che sarebbe piaciuto a Epicuro o ai deisti, insomma, e che si trova costretto a rivolgersi agli scienziati per avere informazioni in grado di fermare il catastrofico processo in corso. A farlo uscire dall’eterno letargo è stata la preoccupazione che «l’allarmante fenomeno abbia seguito di poco la comparsa della vostra specie di esseri pensanti: una specie che si è posta alla ricerca delle leggi che regolano il cosmo». Della quale, nonostante questo, dà comunque un giudizio «complessivamente negativo»: l’irrazionalità diffusa e gli ostacoli frapposti alla scienza e al progresso sono un comportamento troppo autolesionistico per essere accettabile. Soprattutto perché l’umanità è sola, e perfino Dio sembra incapace di salvarla dal suo destino.
Il susseguirsi degli interventi dei vari convitati (tra i quali non mancano personaggi fittizi, un papa, e persino un supposto «figlio di Dio»: Giovanni di Gamala!) costituisce dunque l’occasione per parlare della storia della scienza, da Talete fino a temi attualissimi quali il preteso intelligent design, che la divinità froviana, lasciando costernati i suoi stessi sparuti sostenitori, rifiuta recisamente («Se davvero l’uomo l’avessimo progettato, l’avremmo fatto migliore di quanto sia… Che ne direste ad esempio di un bel paio di ali, di ossa in fibra di carbonio, di denti al titanio, di un cuore di riserva? “Disegno idiota” sarebbe un termine più adatto ai magri risultati ottenuti»). Mister O e quasi tutti gli scienziati si rivelano invece d’accordo sul ruolo nefasto svolto dalle religioni, diffuse peraltro in tutto l’universo. La ragione per cui prosperano è sempre la stessa, l’autocoscienza: «Avete acquisito la vita, ma vivete con la consapevolezza che siete destinati a perderla». Mentre agli atei e agli agnostici che lo contemplano perplessi ricorda che «nessuno ha titolo ad affermare la Nostra esistenza», nemmeno loro.
Realizzato «in tempi in cui c’è chi non si perita di affermare la supremazia della fede sulla ragione», Il Cosmo e il Buondio è soprattutto una riflessione, insieme orgogliosa e sfiduciata, sulle possibilità di homo sapiens. Ma quale futuro abbia questa specie è una domanda a cui nessuno, nemmeno la scienza, è in grado di rispondere.
Raffaele Carcano
Ottobre 2009