La battaglia anticlericale non può certo limitarsi a contrastare la teocrazia vaticana e l’oltranzismo religioso protestante, visto che incomparabilmente più virulento e sanguinario si presenta, al giorno d’oggi, il fondamentalismo islamico.
Per capire quale carica di oppressione oscurantista e quale potenziale di fanatismo omicida siano contenuti nella religione musulmana, risulta davvero utile il polemico saggio prodotto da uno studioso originario del subcontinente indiano, che (per evidenti ragioni di sicurezza) scrive sotto lo pseudonimo di Ibn Warraq. Ispirato nel titolo al noto libro di Bertrand Russell Perché non sono cristiano, questo volume affronta la questione dell’Islam, della sua storia e dei suoi precetti, da un punto di vista dichiaratamente scettico, sottoponendo il Corano e i dogmi musulmani allo stesso esame esercitato dalla cultura illuminista sui testi biblici e sulla teologia cristiana. Inutile dire che anche il confessionalismo islamico ne esce a pezzi.
Il fatto più grave denunciato da Warraq, tuttavia, non riguarda il profeta Maometto e i suoi insegnamenti, bensì l’ipocrisia dei molti intellettuali occidentali (il caso Rushdie insegna) sempre pronti a invocare rispetto assoluto anche per le più assurde credenze islamiche, che essi personalmente si guardano bene dal condividere: come se gli abitanti dei Paesi musulmani fossero gentucola incapace di esercitare il proprio intelletto in modo razionale, condannata a professare in eterno le più viete superstizioni.
Invece no. L’integralismo jihadista potrà essere sconfitto, e potrà affermarsi un Islam realmente tollerante, solo se in quel mondo sarà consentito di mettere in dubbio i dogmi religiosi, di sottoporre il Corano a un’autentica analisi critica. Così è accaduto in Europa, a costo di conflitti asprissimi, con il cristianesimo. Non si vede perché tra i musulmani le cose dovrebbero andare in modo diverso.
Epicuro
ottobre 2005