Autore certamente polemico, Goldhagen, ma non per questo superficiale o impreciso nel descrivere le colpe della Chiesa cattolica riguardo all’Olocausto.
Ciò che di quest’opera colpisce immediatamente è l’enorme mole del lavoro di ricerca che l’autore ha svolto per reperire tutta la documentazione necessaria alla sua stesura: lettere del pontefice e a lui indirizzate, comunicazioni dei comandi alleati, documenti rinvenuti negli archivi segreti vaticani etc.
Il libro si articola in tre parti distinte. Nella prima l’autore analizza le colpe della Chiesa cattolica nel suo insieme, evitando l’errore in cui sono incorsi altri autori, che hanno focalizzato la loro attenzione quasi soltanto sulla figura di Pio XII; anzi, in questa tendenza pare di intravedere una strategia (forse da parte del Vaticano) volta a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle azioni, anche molto gravi (compresi atti criminali e omicidi) commesse da numerosissimi prelati, alcuni anche molto importanti e pubblicamente “visibili”, come l’arcivescovo di Croazia Aloizije Stepinac, il cardinale tedesco Adolf Bertram, il presidente slovacco monsignor Josef Tiso. Pio XII farebbe, insomma, da parafulmine…
Una volta stabilite le colpe, queste devono essere giudicate ed è appunto il giudizio (ormai solo morale, giacché i colpevoli sono ormai quasi tutti morti) ciò che occupa la seconda parte del libro. Questo compito, però, può rivelarsi molto difficile, dato che sul banco degli imputati si viene a trovare un’organizzazione monolitica, assolutista e autoassolutoria come la Chiesa cattolica, la quale oltretutto millanta la propria infallibilità. Goldhagen vi riesce splendidamente e la Chiesa cattolica ne esce molto male, soprattutto quando le sue colpe vengono giudicate secondo la morale e la dottrina della Chiesa stessa: infatti, secondo il catechismo della Chiesa medesima, assistere al compimento del male e, pur potendo, non fare nulla per impedirlo rende colpevoli quanto chi materialmente lo compie. E se, si domanda l’autore, a essere discriminati, marchiati da un contrassegno infamante come la stella gialla, rastrellati, caricati su vagoni piombati, deportati, ammassati in campi e infine sterminati col gas fossero stati ad esempio sei milioni di cittadini danesi, all’epoca l’intera popolazione, il Vaticano avrebbe forse scelto il silenzio? Certamente no! Avrebbe senz’altro denunciato dal pulpito d’ogni chiesa europea le atrocità che venivano commesse dai nazisti e dai loro sodali.
Nella terza parte Goldhagen illustra quelli che dovrebbero essere i doveri della Chiesa cattolica nel farsi carico delle proprie responsabilità riguardo all’olocausto, primo tra tutti l’abbandono definitivo della teoria della sostituzione, ovvero la presunzione che l’Ebraismo sia stato sostituito dal Cristianesimo e che gli Ebrei debbano convertirsi al Cristianesimo.
Una questione morale è una dura polemica storica, morale e teologica che non può mancare nella biblioteca di chi, laico o credente, voglia vedere oltre le dichiarazioni ufficiali del Vaticano. Goldhagen è, tra l’altro, l’autore de I volonterosi carnefici di Hitler.
Franco Pettinari
giugno 2005
Sugli ambigui rapporti tra il Vaticano e il nazifascismo, in questa sezione, abbiamo recensito anche «Dio è con noi!» e L’Arcivescovo del genocidio di Marco Aurelio Rivelli e La Chiesa e lo sterminio degli ebrei di Renato Moro.