Il Papa si tranquillizzi: gli atei non si sentono senza speranza. Anzi, vivono benissimo così, nell’orizzonte attuale della loro vita terrena, senza doversi cullare nella speranza di un sereno aldilà. Questa la risposta dell’UAAR all’ultima enciclica papale, Spe Salvi, firmata e pubblicata dal Vaticano oggi stesso. «L’esistenza di un miliardo di non credenti al mondo» – spiega il segretario dell’UAAR Raffaele Carcano – «dovrebbe essere sufficiente per far capire al Papa che l’uomo può vivere benissimo senza Dio, ma con la ragione».
Il Papa, infatti, se la prende in particolare con l’ateismo, che avrebbe provocato «le più grandi crudeltà e violazioni della giustizia». Ma forse si è dimenticato di aprire un manuale di storia: «vogliamo parlare del nazismo, con cui il Vaticano stipulò un concordato poche settimane dopo la sua ascesa al potere? Delle Crociate? Della Santa Inquisizione?», si chiede Carcano.
Per non parlare dell’idea che la scienza sia diventata irrilevante per il progresso dell’umanità, a causa del suo distacco dalla religione. E di quella per cui, a fondamento dell’idea di libertà, debba per forza starci la fede. «Ma come si fa a parlare di fallimento dell’Illuminismo? È all’Illuminismo che dobbiamo la democrazia, la libertà, l’uguaglianza. E poi, sentire parlare di libertà il sovrano di uno Stato illiberale, francamente, sembra una contraddizione». Insomma, conclude Carcano, è chiaro che il nemico numero uno di questo Papa siamo noi, gli atei. Ed è comprensibile: «il numero di non credenti sta aumentando. Anche grazie all’attuale Papa e a encicliche come questa».