Nel 2005 è morto un papa e ne è stato eletto un altro: il tutto in un tripudio mediatico di stampo quasi totalitario. Il 12 giugno si è svolto un referendum per chiedere la modifica della legge sulla procreazione assistita e le forze laiche lo hanno perso in maniera nettissima. Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, seguìto, spesso e volentieri, dal papa e dai suoi vescovi, ha iniziato una tambureggiante campagna politica, chiedendo un giorno sì e l’altro pure leggi e provvedimenti a favore della Chiesa cattolica. Da un Parlamento in cui i rappresentanti laici si sono oramai ridotti a poche unità, ha potuto portare a casa l’esenzione ICI per gli immobili commerciali di proprietà ecclesiastica, ulteriori bonus per le scuole private, l’entrata in ruolo di nuovi insegnanti di religione, nominati dalle diocesi ma pagati dallo Stato. Nel frattempo, ha iniziato un attacco molto determinato contro conquiste che sembravano oramai acquisite (la legge 194, l’educazione pubblica), e condotto una “guerra preventiva” contro l’adozione di leggi sgradite (Pacs, eutanasia, utilizzo della pillola RU-486). Sul tema del crocifisso, si sono avute la sconcertante sentenza del TAR del Veneto e la condanna a sette mesi del giudice Tosti.
Nel 2005 l’UAAR ha raggiunto i suoi “massimi storici”. Gli iscritti sono aumentati del 46%, i circoli territoriali sono cresciuti da 18 a 24. Gli accessi a www.uaar.it sono quasi triplicati: nel 2005 le pagine viste sono state quasi due milioni (250.000 nel solo mese di dicembre). Per la prima volta, un’iniziativa UAAR (Genova, 5 novembre, incontro con Giulio Giorello) ha superato il migliaio di partecipanti. Sono stati organizzati 14 Darwin Day UAAR e diverse decine di conferenze. La nostra rivista, L’Ateo, ha consolidato la propria autorevolezza con contributi di qualità sempre più elevata e una distribuzione più efficiente. Migliaia di cittadini si sono “sbattezzati” grazie alle istruzioni presenti nel nostro sito. E il ricorso della nostra socia Soile Lautsi è arrivato fino alla Corte Costituzionale, ottenendo un importante risultato: la normativa che disciplina la presenza dei crocifissi negli edifici pubblici, risalente al Ventennio fascista ma ancora vigente, non ha forza di legge ma è di natura meramente regolamentare, e può quindi essere modificata attraverso semplici circolari ministeriali, senza passare dal Parlamento.
Reagire non solo si può, ma si deve. E una forte reazione è già in corso.