Newsletter UAAR n° 19

(30 giugno 2002)

  1. LA CAMERA APPROVA LA LEGGE SULLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA
  2. …E AL VATICANO NON BASTA ANCORA: SI DISCUTE DI FINANZIAMENTI AGLI ORATORI
  3. UNA LEGA SEMPRE PIÙ OSTENTATAMENTE FILOCATTOLICA
  4. È ANCORA BATTAGLIA PER I CROCIFISSI
  5. GAY PRIDE: ANCHE QUESTANNO PRESENTE UNA RAPPRESENTANZA UAAR

1. LA CAMERA APPROVA LA LEGGE SULLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA

Il 18 giugno, con il voto favorevole di 268 parlamentari, contrario di 144, e 10 astenuti, la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge sulla procreazione medicalmente assistita.

Viene così coronata da successo l’insistita azione di lobbying che il Vaticano ha condotto sul mondo politico italiano. Anni di appiattimento e di supina accettazione delle più insensate ed arretrate richieste, a destra come a sinistra, hanno infine portato a maturazione i frutti bacati che tale sciagurata strategia ha coltivato.

Il disegno di legge accoglie quasi interamente le richieste formulate dal Vaticano in nome di una fantomatica «famiglia ideale» che non esiste da tempo nella società italiana. Il testo vieta la fecondazione eterologa, spingendo le coppie sterili a riprendere i cosiddetti «viaggi della speranza» all’estero. Prosegue concedendo personalità giuridica all’embrione. Discrimina single e omosessuali, ai quali viene precluso l’accesso alla tecnica. Introduce, come per l’aborto, l’obiezione di coscienza. Vieta la sperimentazione sugli embrioni. Ne limita a tre il numero da generare per ogni tentativo. Il tutto con la previsione di multe e carcere per i trasgressori.

Contro questa legge liberticida si sono levate altissime critiche: il paese rischia seriamente di fare un enorme balzo indietro. L’UAAR stessa è scesa in piazza a Montecitorio per protestare, ripresa dalle telecamere insieme a tante altre associazioni, diverse fra loro ma unite dalla volontà di non far passare un provvedimento antistorico.

Più che al Senato, dove il disegno di legge dovrà essere approvato definitivamente, si guarda con favore a raccogliere le firme per un referendum popolare. Nel frattempo, per il 6 luglio è stata indetta a Roma una giornata di mobilitazione contro la legge: appuntamento alle 16. 30 davanti al Colosseo ed alle 18.30 a Campo de’ Fiori.

2. …E AL VATICANO NON BASTA ANCORA: SI DISCUTE DI FINANZIAMENTI AGLI ORATORÎ

La commissione Affari Sociali della Camera ha esaminato nei giorni scorsi un progetto di legge presentato da alcuni parlamentari dell’UDC, significativamente intitolato Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratorî parrocchiali e per la valorizzazione del loro ruolo.

Nella relazione introduttiva i pii estensori dimenticano la legislazione sull’8 per mille, che regala quasi un miliardo di euro al loro mandante; così come dimenticano che più del 20 per cento della popolazione italiana non è cattolico, che esiste una Costituzione ed il principio (supremo) della laicità dello Stato. Non ne sono al corrente e arrivano a pretendere per gli oratori un «ruolo istituzionale». A sostegno della richiesta portano tre «voci autorevoli»: Karol Wojtyla, Carlo Maria Martini, Rocco Buttiglione; tre nomi la cui imparzialità sull’argomento è evidentemente da tutti riconosciuta.

Fosse la sparata di qualche fanatico ci sarebbe poco da preoccuparsi: purtroppo, già all’interno della commissione la gran parte dei parlamentari teoricamente «neutri» si è invece prontamente uniformata al volere di questi estremisti, convinti a ciò dal solito specchietto per le allodole costituito dal voto cattolico.

Le voci dissenzienti si sono potute contare sulle dita di una mano: onore al merito, quindi, all’On. Tiziana Valpiana (PRC) che ha cercato di modificare il testo, ottenendo quantomeno l’allargamento del riconoscimento della funzione educativa e sociale anche alle altre confessioni religiose con cui lo Stato ha stipulato un’Intesa.

Non è invece passato l’emendamento volto a far riconoscere dalla legge la funzione educativa e sociale dei «luoghi di aggregazione giovanili, laici ed autogestiti». Stessa sorte ha subito la richiesta dell’estensione del riconoscimento a tutte le «organizzazioni assimilabili teistiche, non teistiche e atee». Per la vera parità tra credenti e non credenti bisogna inevitabilmente aspettare ancora.

3. UNA LEGA SEMPRE PIÙ OSTENTATAMENTE FILOCATTOLICA

In un mondo politico dove tutti cercano di presentarsi come i beniamini del Vaticano, farsi notare diventa sempre più difficile: il voto cattolico, del resto, pur cospicuo, non è per nulla illimitato e disponibile per tutti. Ecco quindi che, passati i fasti del dio Po e dei riti neopagani, la Lega Nord ha deciso di far concorrenza ai clericali doc (i centristi di CdL e Ulivo), virando in maniera decisa verso l’integralismo cattolico.

Nel giro di un mese abbiamo infatti dovuto assistere: alla proposta del ministro Maroni di destinare contributi statali alle sole coppie sposate: alla proposta di legge del deputato Bricolo volta a ripristinare il crocifisso negli edifici pubblici; alla richiesta di ritiro del disegno di legge governativo sulla libertà religiosa, di cui abbiamo parlato nel numero 16; al pesante intervento del capogruppo Alessandro Cè contro la compagna di partito Giovanna Bianchi Clerici, rea di aver votato un emendamento alla legge sulla procreazione medicalmente assistita. Intervento terminato con la deputata in lacrime.

La svolta è talmente plateale da ingenerare sospetti proprio negli interlocutori che il Carroccio vorrebbe ingraziarsi: il diffidente don Leonardo Zega, su La Stampa del 27 giugno scorso, è arrivato addirittura a sostenere che «C’è un limite a tutto, anche alla presunzione di insegnare il Padre nostro al parroco».

Del resto, in Vaticano non hanno che l’imbarazzo della scelta, con così tanti servitori che gli si offrono. Gratis, tra l’altro.

4. È ANCORA BATTAGLIA PER I CROCIFISSI

Anche questo mese proponiamo un aggiornamento su questo tema oramai «caldo».

L’UAAR ha presentato un nuovo ricorso al TAR del Lazio, questa volta contro il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, accusato di non aver rimosso i crocifissi dalle aule scolastiche. Il vizio di forma che ha reso inammissibile l’omologo ricorso contro il Ministro dell’Interno non potrà in questo caso essere fatto valere, per cui si attende con un minimo di fiducia il pronunciamento del Tribunale.

Proseguono intanto le traversie dei soci UAAR, alle prese con diversi edifici infestati dal simbolo religioso. Un socio veronese, durante le elezioni comunali del 26 maggio, ha avuto l’onore di essere citato sul quotidiano locale per aver presentato un reclamo ufficiale al Prefetto contro la presenza di un crocifisso nel proprio seggio elettorale.

Nel frattempo, come accennato in precedenza, è stato presentato un disegno di legge da parte del deputato leghista Bricolo, che ha raccolto a sostegno del proprio testo le firme di una quarantina di colleghi, della maggioranza e dell’opposizione: per far andar d’accordo CdL e Ulivo bisogna, evidentemente, mandare a ramengo la laicità dello Stato.

Nella farneticante relazione introduttiva si può leggere: «Non si ritiene che l’immagine del Crocifisso nelle aule scolastiche, o più in generale negli uffici pubblici, nelle aule dei tribunali e negli altri luoghi nei quali il Crocifisso o la Croce si trovano ad essere esposti, possa costituire motivo di costrizione della libertà individuale a manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa. Risulterebbe inaccettabile per la storia e per la tradizione dei nostri popoli, se la decantata laicità della Costituzione repubblicana fosse malamente interpretata nel senso d’introdurre un obbligo giacobino di rimozione del Crocifisso; esso, al contrario rimane per migliaia di cittadini, famiglie e lavoratori il simbolo della storia condivisa da un intero popolo. Cancellare i simboli della nostra identità, collante indiscusso di una comunità, significa svuotare di significato i principi su cui si fonda la nostra società. Rispettare le minoranze non vuole dire rinunciare, delegittimare o cambiare i simboli e i valori che sono parte integrante della nostra storia, della cultura e delle tradizioni del nostro Paese. Pur prendendo atto dell’odierna aconfessionalità e neutralità religiosa dello Stato, nonché della libertà e della volontarietà dei comportamenti individuali, i fatti da ultimo registrati evidenziano come si renda necessaria l’emanazione di un provvedimento che, pur nel rispetto dell’autonomia scolastica, assicuri che non vengano messi in discussione i simboli e i valori fondanti della nostra comunità».

Il crocifisso sarà anche un «emblema di valore universale», come sostenuto nell’articolo 1 del disegno di legge, ma i proponenti hanno valutato la spesa complessiva in soli cento milioni di vecchie lire: come dire che rischiamo una vera e propria invasione di crocifissi a basso prezzo «made in Taiwan», concepiti e plasmati da creativi buddhisti e confuciani. Le implicazioni teologico-confessionali si preannunciano interessanti.

5. GAY PRIDE: ANCHE QUESTANNO PRESENTE UNA RAPPRESENTANZA UAAR

Quest’anno il Gay Pride nazionale si è svolto a Padova, città dove (all’ombra della basilica del Santo) è nata e cresciuta l’UAAR, che non poteva quindi esimersi dal partecipare.

Integralisti cattolici delle più svariate e disgustose risme hanno cercato per mesi di bloccare la manifestazione, nel nome di una presunta «sacralità» del luogo: il festoso corteo di ventimila persone ha fatto però giustizia delle proteste, limitatesi alla fine a una parata di un centinaio di facinorosi sostenitori di Forza Nuova.