di Baldo Conti, Firenze
Dopo i primi timidi accenni di collaborazione – maturati fin dall’inizio della sua prima uscita (fine 1996) – con L’Ateo, in occasione della pubblicazione del n. 2/2000 (14) mi fu affidato l’incarico di “Redattore capo” che svolgevo però già da tempo in via informale. Questa funzione non è mai stata per me molto gravosa, visto che da una vita in ambito Università-CNR ho sempre fatto questo tipo di lavoro, sicuramente più impegnativo rispetto a L’Ateo, dato che le riviste e i libri che ho curato erano molto più complessi e richiedevano la conoscenza di diverse lingue, della nomenclatura zoologica, delle scienze biologiche e naturali, dell’etologia, della genetica, della statistica e tanto altro ancora, compresa l’angoscia periodica di dover andare “in stampa” nei tempi stabiliti.
Andavo spesso a Padova, dove si riuniva trimestralmente la nostra Redazione (in genere presso l’abitazione del “mitico” Livio Rosini), fino a quando – dopo tante fatiche – siamo riusciti a “spadovanizzare” L’Ateo e a trasferirlo a Firenze, dove è anche stampato e poi spedito dal grande centro di smistamento postale di Prato-Calenzano. Oggi siamo riusciti finalmente a farne un “bimestrale” e l’aspirazione segreta di alcuni di noi (me compreso) è quella di riuscire a farlo almeno “mensile” in tempi ragionevoli. Le “fatiche artigianali” alle quali furono sottoposti i primi “Direttori editoriali”, Romano Oss e Luciano Franceschetti, sono ormai solo un lontano ricordo, visto che l’uso sempre maggiore dei sistemi informatici e l’insospettata piacevole ed esplosiva collaborazione con la Maria Turchetto rendono sempre migliore il nostro periodico che qualcuno – giustamente – vorrebbe a colori, più agile e dinamico, di struttura più moderna, insomma “più”…
Nel corso di questi anni abbiamo cercato di dare sempre ampia voce e penna ai nostri lettori e ai soci UAAR, cosa non facile anche secondo il noto detto popolare “…è impossibile accontentarli tutti” nonostante L’Ateo sia istituzionalmente proprio l’organo dell’UAAR. Ci arriva, infatti, molto materiale – spesso in un italiano difficile – contributi e notizie ormai passate (a causa della nostra bimestralità) che, per mancanza di spazio e la parziale “monotematicità”, non sempre riusciamo a pubblicare. Tengo a precisare che non è stata mai effettuata alcuna operazione di “censura” di qualsiasi tipo e non poteva essere diversamente, viste le nostre aspirazioni di “liberi pensatori” (quindi non politicizzati né tanto meno “dogmatizzati”) che ci fanno essere sempre aperti e ricettivi alle opinioni altrui senza preconcetti né limiti di sorta. Il nostro sistema di lavoro assomiglia un po’ al metodo d’indagine scientifica, con dubbi, verifiche, la rimessa in discussione del tutto, accompagnato da molto entusiasmo e una sconfinata fiducia adolescenziale nella vita, anche se qualcuno di noi ha da un pezzo un po’ di barba bianca. E, a proposito di entusiasmo, c’è un piccolo dettaglio che non bisogna ignorare. Tutti noi lavoriamo gratis da sempre, volontariamente, e il totale dei costi che sosteniamo nel corso dell’anno (conto che non abbiamo mai fatto) lo consideriamo solo un contributo al nostro periodico e alla nostra comune “causa”.
Nonostante la mancanza anche cronica di tempo siamo riusciti a pubblicare sul n. 4/2005 (39) i risultati delle ricerche sui due periodici coetanei che ci hanno preceduto: L’Ateo di fine Ottocento, uno edito a Livorno e l’altro a Venezia. Sul fascicolo (48) allegato a questo numero, invece, pubblichiamo gli indici de L’Ateo, quello nostro, dal suo inizio (dicembre 1996) ad oggi (dicembre 2006), augurandoci che siano utili ai nostri lettori e siano un punto fermo per il futuro. Sarà presto fatta una versione in CD di tutta la collezione de L’Ateo fin dall’inizio, con il suo “Indice generale”.
Un ringraziamento e apprezzamento va a tutti coloro che mi hanno “sopportato”, dai Direttori editoriali, ai componenti il Comitato di Redazione e dei Consulenti, ai tipografi (che mi hanno chiesto di poter “fregare” sempre una copia ogni qualvolta L’Ateo esce) e al personale della Pubblipost di Calenzano. Un ringraziamento particolare a Riccardo Petrini, ex studente del Dipartimento universitario dove lavoro ancora (e con il quale collaboro da tanti anni), che c’impagina la rivista e che ammiro per la pazienza e il controllo dei propri nervi. Non dimentico poi, certo, l’amico Marco Accorti che, nonostante i suoi problemi “esistenziali” (ma chi non ne ha?) è sempre disponibile ed è per me un grande sostegno, anche come correttore di bozze, nonostante la Vittoria Pavan Corvaja, padovana – amica di Giorgio Villella – sia in questo settore veramente “imbattibile”.
Un altro grande ringraziamento va ai nostri disegnatori e a tutti coloro che ci hanno autorizzato a riprodurre materiale marcato con il loro ©. Dallo Studio Andromeda di Trento all’amico Mund di Nuoro, da Maurizio Di Bona di Napoli all’amico Sergio Staino e l’Unità, da Vauro e il Manifesto ad Altan (tramite l’agenzia Quipos di Milano), dal grande e indistruttibile amico Enzo Apicella mezzo romano e mezzo inglese (e ovviamente Liberazione) a tutti i “saltuari” collaboratori come Carlo Capuano, Laura Bagliani e Alessandro Scalzo, Mario Cardinali del Vernacoliere di Livorno per l’autorizzazione a riprodurre tutto ciò che mi serve, così come gli amici dell’ADUC di Firenze e, infine, Ivo Caprara di Losanna (Svizzera) redattore de Le libre penseur. E ringrazio anche tutti coloro (e me ne scuso) che sicuramente ho dimenticato di citare, come per esempio i nostri “traduttori” come Sergio D’Afflitto di Roma.
Qualcuno penserà: allora va proprio tutto bene? No, abbiamo certo molti problemi dovuti più che altro alla nostra cronica italiana non-organizzazione “borbonica” e al “pressappochismo” genetico che ci distingue, compreso il “dramma” finanziario, dato che – a differenza di tante pubblicazioni anche religiose – non riceviamo alcun sostegno dalle istituzioni.
Alcuni esempi di difficoltà: per noi della Redazione l’affanno di scovare firme prestigiose che accettino di collaborare con L’Ateo (che per qualcuno è una “parolaccia”!…), le “lamentele” (giustificate) di coloro che ci mandano i loro contributi da pubblicare e passa troppo tempo prima che possano essere stampati, alcuni dei nostri che s’impegnano a fare le recensioni dei libri che mando loro ma poi la recensione non arriva mai e sparisce anche il libro, la continua disfunzione delle nostre Poste visto che è un continuo dover ri-inviare le copie non giunte a destinazione, il nostro “destino” (ma forse è comune a tutti i giornali) di aver sempre “l’acqua alla gola” compreso il dover fare quasi sempre tutto all’ultimo momento, ecc. Infine, ci sarebbe da ridefinire, in qualche maniera, la funzione e i precisi compiti del Comitato di Redazione e dei Consulenti.
Noi ce la mettiamo e ce la metteremo sempre tutta e con l’aiuto di chi ci legge siamo certi di continuare nel nostro impegno, di migliorare i nostri risultati, di diffondere qualche idea sana e razionale con un minimo di cultura civica. Il futuro è pur sempre una cosa molto affascinante che vale la pena di vivere!