Pochi sanno che si può fare, e pochi sanno che si fa. L’ora alternativa è la cenerentola della scuola italiana: ma come Cenerentola, se non a un principe (o a una principessa), può quantomeno aspirare ad avere gli stessi diritti della sua sorellastra, l’ora di religione cattolica. Ed è per questo che l’Uaar le ha dedicato alcuni video-spot.
L’associazione degli atei e degli agnostici italiani si batte da tempo per ottenere una reale parità tra chi si avvale dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica e chi decide di non frequentarlo. Nonché per smontare la logica del “così fan tutti, facciamo religione anche noi”. L’Uaar ha dunque avviato il Progetto Ora alternativa per assistere docenti, genitori e studenti che ne vogliono sapere di più. Ha ottenuto la sentenza del tribunale di Padova che ha sancito come l’ora alternativa sia un diritto. E deve quasi quotidianamente diffidare qualche scuola che proprio non vuole prenderne atto.
Gli spot sono la ciliegina sulla torta. Ironico e impertinente, oggi è stato diffuso in rete il primo di una serie. «Vogliamo far capire a tutti che l’ora alternativa è un diritto che non può essere negato a nessuno» spiega Raffaele Carcano, segretario Uaar, «e nel contempo vogliamo anche far capire che rappresenta un’opportunità per imparare cose nuove e diverse, in maniera divertente».
Un insegnamento senza dogmi: chi lo vuole non ha che da chiederlo. È un suo diritto averlo.