Il nostro Paese è clericale, uno dei più clericali del mondo avanzato; basta considerare il finanziamento statale delle scuole private: la Costituzione lo proibisce e la stragrande maggioranza degli italiani è contraria (Corriere della Sera, 19 luglio 1999, inchiesta di Renato Mannheimer: per ogni due italiani che sono favorevoli, ce ne sono più di sette che sono contrari, quasi il quadruplo). Se fossimo cittadini di uno Stato democratico potremmo dormire tra due guanciali: le scuole cattoliche di parte non sarebbero finanziate; invece siamo sudditi di uno Stato clericale, uno Stato patrigno per gli otto milioni di sudditi senza alcuna religione. Qualcuno si consola perché noi almeno possiamo protestare, mentre ci sono Stati integralisti dove neanche questo è permesso, ma a sentire il presidente del Consiglio lamentarsi perché “purtroppo” la Costituzione gli impedisce di limitare la libertà di manifestare… E poi la RAI che presenta ossessivamente il papa o madonne che piangono o stimmate di santoni o misteriosi segreti di Fatima nel modo più acritico e reverenziale possibile; omosessuali discriminati dallo Stato in attesa che la chiesa cattolica si decida a pentirsi di come li ha sempre maltrattati; infine il vergognoso insegnamento della religione cattolica negli asili e nelle scuole elementari statali: per i nostri figli la situazione è molto più simile a quella delle repubbliche clericali islamiche che non a quella delle altre democrazie europee; mandandoli a scuola siamo costretti a scegliere di non farli avvalere dell’insegnamento della religione cattolica (e allora sono emarginati in classe) o di farli avvalere (e allora ricevono una educazione alla credulità e alla magia miracolistica che li mette in contrasto con il resto della famiglia e con il senso critico).
Il simbolo più vistoso e concreto di questa ossessiva invadenza della chiesa cattolica nello Stato è la presenza del crocifisso negli edifici pubblici; una volta imposto quello, sembra ovvio che in tutti gli altri campi abbia via libera la continuità dello Stato clericale del ventennio fascista e del cinquantennio democristiano. Per capire quanto sia prepotente e ingiusta questa esposizione, basta leggere la sentenza della Cassazione sul “Caso Montagnana”. Ecco un brano dell’articolo su questa sentenza, dal Corriere della Sera del 12 aprile di quest’anno (tra virgolette frasi della sentenza): «“La libertà di coscienza è un bene costituzionalmente rilevante, e quindi deve essere protetta in misura proporzionata alla priorità assoluta e al carattere fondante ad essa riconosciuti nella scala dei valori espressa dalla Costituzione italiana”. E dunque, sentenzia la Corte di Cassazione, in nome di questo principio più volte ribadito, i crocefissi, se qualcuno lo chiede, debbono essere tolti dai seggi elettorali ospitati nelle aule scolastiche. Con una motivazione che afferma un principio importante: la laicità dello Stato implica un regime di pluralismo confessionale e culturale, e presuppone una pluralità di sistemi di valore, di scelte personali tutte dotate “di pari dignità e, si potrebbe dire, nobiltà”. Quindi vanno tutelate allo stesso modo, dice la Suprema Corte, la “libertà di religione e quella di convinzione comunque orientata”».
Quando protestiamo per la presenza del crocifisso negli uffici pubblici, ci viene risposto che è un simbolo universale di civiltà, di pace e di giustizia. Questa è una affermazione falsa ed anche offensiva; basta chiederlo. La riconosce vera chi ha subìto le Crociate, che si chiamano così perché fatte in nome della croce? E un italiano di cultura ebraica? Quando era bambino avrà sentito, per esempio, raccontare dai nonni le storie raccapriccianti di qualche bambino ebreo, del loro tempo, che è stato strappato dai gendarmi pontifici alla famiglia perché qualcuno della servitù lo aveva battezzato di nascosto; l’ultimo caso ben documentato è quello raccontato nel bellissimo libro dello storico David I. Kertzer, dal titolo Prigioniero del Papa Re e sottotitolo Storia di Edgardo Mortara, ebreo, rapito all’età di sei anni da Santa Romana Chiesa nella Bologna del 1858, Rizzoli 1996; alle pagine 81-82 c’è scritto di come fosse impedito al bambino, dopo l’arresto, di indossare la mezuzah e come, al suo posto, gli sia stato messo al collo il crocifisso! Oppure chiediamolo a Giordano Bruno costretto, prima di venire assassinato, a baciare la croce, simbolo universale di civiltà, di pace e di giustizia; evidentemente solo i cattolici fanno parte dell’universo umano e sono quindi degni di tutela nello Stato italiano.
Così abbiamo deciso di organizzare una campagna nazionale che abbiamo chiamato Scrocifiggiamo l’Italia! con cui organizzare quelle che finora sono state iniziative isolate e spesso senza seguito. Con l’impegno di tutti gli iscritti speriamo di dare uno scossone a questa Italia che è clericale nonostante ci siano la Costituzione, la ratifica della Dichiarazione dei diritti fondamentali dell’uomo e le sentenze laiche della Corte costituzionale e degli altri organi di giustizia. Tutte cose sempre in contrasto con le circolari ministeriali, la prassi dei ministeri e l’acquiescenza di leader politici che si dicono laici. Pensiamo di iniziare con una manifestazione e conferenza stampa, proprio a Cuneo, a metà ottobre di quest’anno, con la presenza del nostro socio Marcello Montagnana che, con tanta tenacia, ha ottenuto la sentenza che ci aprirà la via per rendere più civile questo Paese. Ripeteremo i convegni a Verona e a Roma ed in tutte le città dove sarà utile. Faremo forse un opuscoletto con le leggi e le sentenze su questo problema.
Quando ci lamentiamo di dover subire le prepotenze della chiesa cattolica siamo subito tacciati di essere aggressivi e intolleranti, come le suffragette erano ridicole e gli omosessuali sono volgari. La maggioranza degli italiani non è forse cattolica? Non è forse vero che per tradizione l’Italia è un Paese cattolico? No, non è più vero ormai da molti anni che l’Italia sia un Paese in cui più del 50% della popolazione sia cattolica ed inoltre la loro percentuale cala ogni anno; lo affermano le loro statistiche che sono riportate nel nostro Sito Internet. “Purtroppo” è vero che l’Italia è un Paese a prevalente tradizione cattolica: lo si vede per la scarsa considerazione che c’è della scienza, del senso civico e delle leggi. D’altronde, cosa ci si può aspettare se ai bambini la scuola insegna: a privilegiare la fede e ad avere disprezzo per la ragione; a credere all’angelo custode e ai miracoli; che basta recitare meccanicamente una preghiera per cancellare le colpe e che ci sono leggi (divine!) così assurde che ognuno è naturalmente costretto a violarle?
Il Segretario Nazionale dell’UAAR
Giorgio VILLELLA