Padova, 19 novembre 1996
Al Presidente della Corte costituzionale,
dottor Renato Granata
Nel rispetto del principio in base al quale i cittadini non possono chiedere alla Corte costituzionale interventi o pareri, il 9 marzo 1996 mi ero rivolto al Suo predecessore per chiedergli, nella sua veste di massimo responsabile dell’organizzazione e del funzionamento della Corte stessa, che questa si adeguasse alle sue stesse sentenze ed esponesse nell’aula di udienze, accanto al crocefisso, simbolo di una particolare religione, anche il simbolo della nostra associazione, che raggruppa persone con una visione del mondo profondamente diversa, ma omologa, a quella delle religioni.
Quella mia prima domanda non è stata ancora accolta e non ho ancora ricevuto spiegazioni; evidentemente sono suddito di uno Stato, di fatto, farisaico e clericale, che, solo a parole, anche quelle della Corte, si dichiara laico, democratico, custode dell’uguaglianza di tutti i cittadini e di tutte le religioni. Colgo l’occasione del Suo insediamento per rinnovare, con questa lettera, la richiesta.
Le allego copia della mia lettera del 9 marzo 1996 al precedente Presidente e copia di una lettera pubblicata da La Stampa il 21 luglio 1996, che coinvolge la Corte. Mando copia di questa lettera a ciascun consigliere, accompagnata da una lettera di cui allego copia per Lei.
Cordiali saluti,
Giorgio Villella
comitato di coordinamento dell’UAAR