Partecipazione del Circolo UAAR di Palermo all’incontro internazionale Religioni e culture tra conflitto e dialogo, Organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e tenuto a Palermo dal 1 al 3 settembre 2002.
di Rocco Chinnici, coordinatore del circolo UAAR di Palermo.
L’idea di partecipare a questo incontro nasce in un caldo pomeriggio di fine giugno, durante una riunione di Circolo, quando Gianni Saviano, che per primo era venuto a conoscenza della cosa, propone una nostra partecipazione. Se ne parla e sulle prime emerge la tentazione di essere presenti più per contestare che per dialogare. Col passare delle settimane ci si comincia a rendere conto di cosa stava per accadere a Palermo (città degradata dell’estremo sud d’Europa, sia geograficamente che culturalmente) e di quale immensa macchina si stava mettendo in moto. L’evento era troppo grande per sciuparlo con uscite goliardiche o che potessero squalificare l’UAAR.
Apprendiamo dai quotidiani:
- Per tre giorni Palermo sarà crocevia internazionale dei diversi culti. Dal 1° fino al 3 settembre la città ospiterà infatti il meeting delle religioni per la Pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con l’Arcidiocesi di Palermo. La città vedrà passare dai teatri Massimo e Politeama e dai luoghi della Curia oltre 400 ospiti illustri, tra i quali 79 rappresentanti della Chiesa cattolica, di cui 12 cardinali e 30 vescovi e abati, 18 rappresentanti della Chiesa ortodossa e delle antiche Chiese orientali, 18 rappresentanti delle Chiese evangeliche e delle associazioni protestanti, 9 rappresentanti dell’Ebraismo, 28 dell’Islam e 13 delle religioni orientali indiane, del Giappone, di Singapore e dello Sri Lanka, nonché 57 responsabili di organismi internazionali e 19 membri del corpo diplomatico.
- L’inaugurazione si svolgerà il primo settembre, alle 11, presso la Cattedrale di Palermo con una solenne celebrazione. Alle 17:30 l’assemblea alla Fiera del Mediterraneo. Il 2 settembre toccherà ai forum. L’ultimo giorno ci sarà la liturgia interreligiosa, un’ora di preghiera simultanea svolta in luoghi distinti per ciascuna religione, e infine una processione di pace nel cuore della città, lungo via Ruggero Settimo, per concludersi alle 19:30 nella grande cerimonia finale a piazza Politeama. Un’organizzazione sorretta da 1.500 volontari, che si occuperanno dell’accoglienza, dei rapporti con la stampa, delle traduzioni.
- A un anno dall’11 settembre Palermo, cuore del Mediterraneo, diventa così il luogo ideale da cui rispondere a chi crede inevitabile uno scontro tra civiltà, un luogo dove, come afferma il Prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, «anche il mondo arabo, e quello ortodosso si sentono a casa propria».
- Ventiquattro tavole rotonde daranno spazio ai temi più controversi del nostro tempo: ecologia, ecumenismo, globalizzazione, politica internazionale, immigrazione, pena di morte, israeliani e palestinesi.
- Chiusi nei gabbiotti per i traduttori simultanei o eleganti nei loro tailleur agli ingressi dei teatri offrono indicazioni, distribuiscono le cuffie, accompagnano i più spaesati: eccoli all’opera i 500 volontari di Sant’Egidio, 180 dei quali siciliani.
- «Un’occasione per individuare nuove vie praticabili d’incontro e d’impegno comune per la pace» - spiega Alberto Quartucci, segretario generale della comunità per le relazioni interreligiose - «nei giorni di Palermo vogliamo dire, in lingue e culture differenti, che solo con il dialogo e il confronto aperto con l’altro è possibile costruire un’autentica civiltà del convivere».
Come si vede, di laici, non credenti, atei ed agnostici, non se ne fa menzione alcuna. Gli ospiti sono stati selezionati tra rappresentanti delle varie religioni, di organismi internazionali e membri del corpo diplomatico; soltanto nell’ultimo stralcio il Prof. Quattrucci parla genericamente di nuove vie d’incontro e di dialogo con «l’altro», non meglio identificato.
Mossi dalla convinzione che le vie della pace e del dialogo non possano essere monopolî soltanto delle grandi religioni e degli organismi internazionali, il nostro Circolo si mette alla ricerca di un contatto con gli organizzatori con l’intento di partecipare fattivamente al dibattito. Riusciamo a parlare con padre Di Vita dell’arcidiocesi di Palermo il quale ci mette in contatto con il Prof. Quattrucci. Dopo una serie di telefonate mie, di Giorgio Villella e di Vera Pegna otteniamo di essere invitati all’Assemblea di Inaugurazione e ci viene assicurata la possibilità di potere intervenire nei dibattiti pubblici che seguiranno alcune delle 24 tavole rotonde, a nostra scelta, con una sorta di posizione di privilegio: per primi e con qualche minuto in più di tempo.
Non è proprio il massimo ma questo ci permette di intervenire in quattro forum, presentandoci come UAAR, a esporre il nostro punto di vista. Ai forum partecipa anche, come spettatori, buona parte dei soci del nostro Circolo. Il resoconto degli interventi, è stato scritto dagli stessi relatori: Vera Pegna, Salvatore Durante e Michele Ernandes.
Tutto questo comporta un lavoro preparatorio non proprio semplice specialmente per un Circolo neonato come quello di Palermo. Dopo una serie di scambi di idee telefonici ed epistolari e riunioni, cerchiamo di dividerci i compiti e preparare gli interventi. Vera Pegna arriva a Palermo la domenica pomeriggio. La sera facciamo con lei una riunione di Circolo in cui si discutono gli interventi dell’indomani si cerca di trovare una linea unificante e incisiva alla nostra presenza, interviene anche Giorgio Villella in viva voce telefonica.
Siamo impressionati, sin dalla cerimonia inaugurale, dall’imponenza dell’apparato organizzativo: salone con migliaia di posti, occupati da vip ma anche per buona parte da parrocchiani e boy scout plaudenti e sorridenti; maxischermi; controlli agli accessi come negli aeroporti; cuffiette per ricevere le traduzioni simultanee e sul palco i massimi rappresentanti della Regione Sicilia e del Comune di Palermo. La domanda che sorge spontanea è da dove abbiano preso i milioni di euro per una tale organizzazione. Istintivamente sfioro il mio portafoglio, consapevole che in qualche modo, e mio malgrado, anche i miei soldi sono finiti dentro quel salone enorme, dove la santa chiesa cattolica recita la parte di colei che riesce a far dialogare tutti, o quasi tutti.
Alla cerimonia finale ci presentiamo in una diecina direttamente a Piazza Politeama, pronti per esibire striscione e bandiera. Ancora una volta prima di passare all’azione contattiamo telefonicamente Quattrucci, il quale ci avverte che la polizia, per motivi di sicurezza, ha vietato qualsiasi striscione, possiamo soltanto esporre una bandiera. Ci precipitiamo ad appendere la bandiera dell’UAAR alla cancellata del teatro Politeama. Molti si fermano a guardarla, qualcuno fa anche una fotografia.
Parlare di risultati sarebbe prematuro e riduttivo. Sia nei forum che nelle cerimonie inaugurale e finale, abbiamo sentito fare cenno al dialogo con gli umanisti senza che a questo termine si desse un volto, una identità, un posto in platea.
Oggi possiamo dire che noi ci siamo stati e di questo se ne sono accorti in parecchi. Non vogliamo certo arrogarci il diritto di avere rappresentato i milioni di cittadini europei che non hanno un credo religioso, ma certamente eravamo gli unici che hanno cercato di colmare una assenza, grave dal nostro punto di vista. Abbiamo anche percepito una certa considerazione ed accettazione da parte dei rappresentanti di Sant’Egidio. Il Prof. Quattrucci si è pure impegnato con Vera di incontrarla a Roma nei prossimi giorni. Possiamo sperare di essere invitati all’incontro del 2003, se sapremo e se vorremo mantenere vivo il rapporto che si è instaurato.