L’Uaar si batte da sempre per l’autodeterminazione, per la libertà di scelta di ogni singolo cittadino. Ma ogni scelta, per essere veramente libera, deve essere effettuata a ragion veduta, consapevolmente. Non sempre accade: siamo umani, ed è umano dimenticare di soffermarci su questi aspetti. Altrettanto spesso, su materie che conosciamo poco, ci affidiamo a chi è indubbiamente più competente di noi. Nella stragrande maggioranza dei casi è un atteggiamento positivo. In alcuni casi altri fattori dovrebbero essere presi in considerazione. Particolarmente quando le scelte riguardano la nostra salute.
I medici sono anch’essi umani: hanno opinioni, come tutti noi. Non è un problema. Ma può diventarlo, se le loro opinioni condizionano le nostre scelte. E quelle delle donne in particolare: la ragazza che si affida alle cure di un ginecologo conosce le sue convinzioni morali e religiose? La donna che incappa in una gravidanza indesiderata o in una gravidanza a rischio, o ha bisogno di un contraccettivo d’emergenza, si porrà questa domanda?
Gli ospedali sono purtroppo pieni di ginecologi obiettori, spesso assunti e promossi proprio per la loro adesione alla dottrina cattolica. Non sono infrequenti i casi in cui ostacolano l’intenzione di interrompere una gravidanza, o decidono di non sottoporre la gestante alle diagnosi che evitino la nascita di un bimbo già condannato per tutta la vita a una malattia invalidante. Avere un ginecologo di fiducia del quale sono note le opinioni su questi aspetti diventa fondamentale, e l’Uaar invita a far luce su questi aspetti il prima possibile. Prima che sia tardi.
Il problema può anche riguardare tutti noi, uomini e donne, posti di fronte alle scelte di fine vita. Un medico che considera la vita un bene indisponibile, che appartiene a Dio, potrebbe non tenere conto delle nostre volontà se non siamo in condizione di esprimerle. Ma anche se fossimo in condizione di esprimerle potrebbe curarci secondo le proprie convinzioni morali e lasciarci soffrire inutilmente.
È sempre bene ricordare che l’esaltazione della sofferenza è ancora oggi praticata nella Chiesa: il catechismo ritiene che soffrire sia un modo di “partecipare all’opera salvifica di Gesù”. Liberi di crederlo, ovviamente, ma liberi anche tutti i non cattolici di non seguirli lungo questa credenza. Anche perché sono sempre più numerosi i cittadini che ritengono che, di “sacro”, ci debba essere soltanto la propria autonomia sul proprio corpo.
Non vogliamo in nessun modo mettere in discussione la competenza dei medici. Ma se andando dall’oculista non ci sono validi motivi per porsi dubbi in relazione alle sue credenze religiose, vi sono altre situazioni in cui è indispensabile prestare maggiore attenzione ai consigli che riceviamo (per esempio, in materia di contraccezione) e alle cure che ci propongono (che potrebbero rappresentare un accanimento terapeutico). Ed è pertanto ancora più importante scegliere con accortezza il medico in cui dobbiamo riporre la nostra fiducia. A cui consegniamo la nostra vita.
La nostra libertà è un bene prezioso. Esercitiamola sin dall’inizio e fino alla fine. Non affidiamoci al caso.