L’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) aderisce al Gay Pride di sabato prossimo, 16 giugno. Scendendo in piazza con le associazioni per la difesa dei diritti delle persone omosessuali, gli atei italiani intendono ricordare ancora una volta l’articolo 3 della nostra Costituzione, per il quale tutti i cittadini sono uguali di fronte allo Stato, siano essi etero od omosessuali, sposati o conviventi, credenti o no.
«Atei e omosessuali» – spiega Giorgio Villella, segretario nazionale dell’UAAR – «sono due minoranze discriminate: per questo ci sentiamo uniti agli organizzatori del Pride da una comunanza di intenti che va ben al di là della giornata di sabato». L’UAAR aderisce infatti alla piattaforma politica della manifestazione, che chiede l’applicazione della risoluzione del Parlamento europeo del 16 marzo 2000 per cui deve essere garantita «alle coppie dello stesso sesso parità di diritti rispetto alle coppie e alle famiglie tradizionali». E, nel farlo, si dichiara preoccupata dalle dichiarazioni del segretario dei Democratici di Sinistra Piero Fassino, a proposito dell’adesione dei Ds al Pride, ma non alla sua piattaforma.
«Il nostro Paese è uno degli ultimi in Europa sul riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto» – prosegue Villella – «Belgio, Olanda e Spagna hanno una legge per i matrimoni gay, mentre in Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Svizzera e Ungheria esistono normative precise per le coppie di fatto. Noi no, non abbiamo alcuna legge, come l’Albania, la Bosnia, la Lituania, la Polonia, la Turchia. Non siamo nemmeno riusciti a difendere i Dico, che pure rappresentano per noi il minimo accettabile». Anche per questo, per risollevare le sorti del disegno di legge Bindi–Pollastrini sui diritti e i doveri dei conviventi, l’UAAR auspica un’ampia partecipazione alla manifestazione di sabato prossimo da parte delle associazioni e dei singoli cittadini.