Una sentenza politica, non del tutto inattesa, ma profondamente sbagliata. Il TAR del Veneto ha respinto il ricorso dell’UAAR contro la visita pastorale del vescovo di Padova nelle scuole pubbliche. E lo ha fatto dichiarando che l’associazione non è legittimata a ficcare il naso nelle questioni della comunità scolastica padovana, anche se la comunità scolastica padovana sta violando una legge dello Stato e l’UAAR è da diversi mesi iscritta al registro delle associazioni di promozione sociale (APS) e quindi ha tutto il diritto di denunciarla.
«Una sentenza politica e non del tutto inattesa» – spiega il segretario dell’UAAR Raffaele Carcano – «perché nel collegio del TAR che ha giudicato il ricorso siedono due giudici (su tre che costituiscono l’intero collegio) che tempo fa definirono il crocifisso “un simbolo di laicità” (sentenza 1110/2005)». È una sentenza profondamente sbagliata, perché, come ricorda la responsabile delle iniziative legali dell’UAAR, Adele Orioli, «le APS sono legittimate a promuovere azioni giuridiche a tutela degli interessi della collettività: è la legge 383 del 2000, una legge cardine dell’associazionismo italiano di cui la sentenza si fa beffa».
Non solo: il TAR ha condannato l’UAAR al pagamento di 6.000 euro di spese processuali, «e non ci risultano precedenti con cifre tanto alte, per casi del genere» – prosegue Orioli – «Ma la vera ingiustizia è che siamo stati condannati per aver chiesto il rispetto di una legge dello Stato (quella sulle APS) e un principio costituzionale (quello della laicità dello Stato)». Non per questo, conclude Carcano, l’UAAR ha intenzione di abbandonare le sue battaglie sulla laicità.