di Nicola Vighi
Se ancora ve ne fosse stato bisogno, quest’ultimo periodo ci ha regalato una serie di certezze preoccupanti. La consultazione elettorale appena conclusa (speriamo!), ci ha regalato un quadro di totale spaccatura: 50% di elettori di qua, 50% di là.
Una situazione in grado di far tremare i polsi a chiunque si accingesse a dover assumere il timone di uno Stato la cui linea di galleggiamento è pericolosamente vicina a quella delle onde. Pareva che la situazione fosse diversa ma, invece, l’apertura delle urne ha dispiegato una situazione di quasi totale parità, in cui solo i meccanismi della legge elettorale utilizzata per il calcolo dei voti degli elettori sono riusciti a creare le condizioni per avere un vincitore della competizione.
Difficile, molto difficile, che questa situazione possa essere foriera delle grandi riforme necessarie ad alleggerire la stiva del vascello, stanco e zavorrato, per consentirgli di riprendere agilmente il mare aperto delle grandi sfide mondiali e quello delle più piccole - ma più importanti perchè consentono le prime - sfide della vita quotidiana degli appartenenti all’equipaggio.
Questo quadro non certo positivo ci ha anche confermato la solita certezza: la religione, nel caso specifico italiano quella cattolica, è la reale guida nel voto degli elettori.
Se infatti, con un esercizio estremamente grossolano, riconsideriamo i voti espressi dagli elettori per le due coalizioni utilizzando come aggregante il palese richiamo all’area cattolica in corso di campagna elettorale, scopriamo che questa nuova aggregazione, trasversale alle due coalizioni e le cui entità risultano frequentemente divise all’interno delle medesime su molti punti, raggiunge un inquietante valore del 61,5% dei voti espressi (dati relativi alla Camera dei Deputati).
Particolarmente inquietante è oltretutto il fatto che, per questo calcolo grossolano, ho escluso formazioni politiche misconosciute o che si richiamo a radici laiche, ma i cui leader hanno però fatto pubblica professione di fede.
Scendendo ulteriormente di livello si ricava un altro dato particolarmente interessante. Formazioni politiche di ispirazione cattolica praticamente identiche, agli occhi di un laico, nella propugnazione dei medesimi valori, sono premiate o penalizzate dall’appartenenza all’una o all’altra coalizione.
Inutile dire che chi, invece, ha fatto della laicità la propria bandiera elettorale, ha rischiato l’estinzione politica. Chi è dunque il leader che ha veramente vinto le elezioni? È lui, il ministro della comunicazione di quello che, teoricamente, dovrebbe essere uno Stato estero: il cardinale Ruini.
Con le sue affermazioni sui valori imprescindibili dei cattolici ha indirizzato il voto non solo da un punto di vista religioso ma anche politico, consentendo spettacolari risultati elettorali a chi, oltre a propugnare valori graditi, faceva anche parte della coalizione più organica al clero. Il tutto in assoluto contrasto con i comportamenti reali della sfera privata dei leader di tali formazioni, frequentemente in palese contraddizione rispetto ai conclamati valori.
Ecco quindi spiegato il motivo per cui in tanti nel corso della campagna elettorale si sono stracciati le vesti per dimostrarsi “degni” di ricevere i voti dell’elettorato cattolico.
Per contro, chi tale voto l’ha ricevuto dovrà adesso renderne conto ai propri elettori. Il che significherà comportamenti e leggi improntati a valori confessionali e a quelle gerarchie cattoliche che, se deluse, potrebbero “cambiare cavallo” alle prossime tornate elettorali.
Aspettiamoci quindi, purtroppo, che tale “soldo” venga pagato con leggi astruse e oscurantiste. Ma, intanto, godiamoci il primo effetto che è talmente assurdo e medievale da risultare assolutamente comico e paradossale: lo spostamento del derby milanese in quanto improvvidamente coincidente con una ricorrenza cattolica.
Probabilmente per i molti stranieri di Inter e Milan sarà dura da comprendere che in Italia persino le partite di calcio si devono conformare al calendario religioso. Una cosa magari abituale in Iran o in Arabia, sicuramente non da altre parti. Di sicuro non nel Regno Unito, dove pure il Capo dello Stato e della Chiesa Anglicana sono la medesima persona.
Per il futuro quindi, attenzione ai festeggiamenti del Carnevale Ambrosiano: per chi non lo sapesse, terminano sovrapponendosi alla Quaresima. Non si sa mai…
12 aprile 2006