la madre degli integralisti è sempre incinta
di Tipaccio Tremani
UN EVENTO IN COLLABORAZIONE CON:
Vorrei aggiungere un tassello al complicato mosaico imbastito dal fondamentalismo cattolico contemporaneo relativamente alla questione “aborto”. I supporter del Papa, gli untori del ventunesimo secolo, i tanti piccoli Bin Laden del Corpus Domini che inquinano ogni giorno la vita e la morte di quella parte dell’umanità che vorrebbe rimanere estranea ai loro delirî da stadio terminale di demenza senile precoce, di infame ignoranza, di ottusità medievale, di svuotamento improvviso della scatola cranica come per risucchio operato attraverso un tubo aspira-cervelli, se ne vanno in giro a spargere sui muri i loro abominevoli proclami, primo fra tutti il turpiloquio secondo il quale la soppressione di un embrione umano ha l’esatta valenza di un assassinio tout court.
Come afferma la sempre pregevole saggezza popolare, «la madre degli imbecilli è sempre incinta», ed è lecito pensare che, di tanto in tanto, imporle qualche aborto terapeutico gioverebbe all’umana salute mentale al pari di un miracoloso elisir.
Il meglio del meglio sarebbe renderla definitivamente sterile, visto che, dopo duemila anni di travagli uterini, all’orizzonte non è ancora spuntato neppure un timido accenno di menopausa.
Tuttavia, visto il perdurare di questa situazione di stallo, che potrebbe essere sbloccata soltanto da una rivoluzione culturale di massa di portata (è proprio il caso di dirlo) biblica, in attesa che i nostri governi diventino talmente illuminati da cominciare a fare politica unicamente sulla base della cosiddetta realtà dei fatti, e in attesa che la si pianti di legiferare prendendo spunto da elementi totalmente inoggettivabili e in perfetto contrasto con le scoperte delle odierne scienze, voglio anch’io esibirmi in una cavalcata delle Valchirie della filosofia cavernicola dei Se e dei Ma (tra l’altro, negare Darwin e poi sostenere che «mediante la consacrazione si opera la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo», negare Darwin e sostenere che «sotto le specie consacrate del pane e del vino, Cristo stesso, vivente e glorioso, è presente in maniera viva, reale e sostanziale, il suo Corpo e Sangue con la sua anima e divinità», negare Darwin e sostenere che Cristo sia nato da una vergine e sia salito in cielo in carne e ossa, e che possa essere mangiato sotto forma di ostia e bevuto sotto forma di vino grazie a quattro parole in latino pronunciate con grande senso del carisma da un uomo bardato che, come è accaduto in più di un’occasione, prima tuona contro i gay definendoli “pervertiti contronatura” e poi, all’uscita dalla messa, contatta al cellulare un trans per giocarci insieme al dottore, negare Darwin e sostenere che il nostro universo fatto di materia per sua stessa natura non creabile sia stato creato più o meno quando i babilonesi bevevano birra già da due millenni e mezzo, dovrebbe, io credo, essere ritenuto un pericoloso sintomo se non di follia pura, tanto da dover subito internare il paziente in apposita struttura, almeno di ubriachezza molesta, per consentire di imporgli almeno la prova dell’etilometro).
Ho un peso sullo stomaco e me lo devo togliere. Non me ne voglia la madre dei fratelli Savi (quelli della Uno Bianca) che, poveretta, ha avuto la disgrazia di partorire due mostri degni di un circo della violenza, se mi salta in mente, così, di punto in bianco, di far notare a tutte le eminenze grigie dell’Antiaborto oltranzista e ai loro milioni di adepti (sparsi su questo pianeta tumefatto di uomo perché talmente sovrappopolato da inflazionare irreversibilmente qualsiasi respiro di qualsiasi forma di vita nascente e morente) che, se la signora in questione avesse, per casualissimi e personalissimi motivi, abortito i due figli, con ogni probabilità io e i miei concittadini cesenati, oggi, potremmo ancora recarci al distributore di benzina del signor Mirri, e dire: «Buongiorno signor Mirri! Venti euro, Grazie!».
Purtroppo la signora Savi non ha abortito, e le conseguenze della nascita dei figli hanno fatto la cronaca nera di anni di sangue e terrore.
Ma voglio aggiungere ancora qualche parolina vestendo i panni neutri del medico (perché si sa, se certe cose le dice il dottore va tutto bene, ma se le pronuncia un uomo qualunque rischiano di scandalizzare le platee di cattolici pudibondi e puritani, i quali protestano energicamente contro il rientro in servizio scolastico della professoressa di lettere finita in pose hard su internet, e a casa danno il buon esempio ai figli sedendo davanti alla tv a guardare, tutto di fila e tutto d’un fiato, Beautiful, Centovetrine e Tempesta d’amore, direttamente dalle reti del loro prode Cavaliere Silvio, uomo della provvidenza già testato da don Giussani in persona, che per i loro figli ha in mente un futuro molto cattolico, con infusioni di spirito critico alquanto scarse nel cervello dei pargoli, ma certamente con una eccellente compensazione: niente sesso prima del matrimonio, fuori del matrimonio, lontano dal matrimonio, in vista del matrimonio, dopo il divorzio).
Immaginatemi dunque in camice bianco e stetoscopio al collo mentre esterno il mio vaniloquio.
L’aborto è un evento fortemente traumatico che a volte può rendersi necessario o inevitabile, senza che però, come qualcuno di eccessivamente fazioso e subdolamente fazioso vorrebbe dare ad intendere, nessuno organizzi una festicciola o si metta a esultare in seguito all’evento. Nel caso della signora Savi dobbiamo per forza considerare il fatto che, qualora avesse abortito anziché messo al mondo due aborti umani deambulanti dal grilletto facile, molte vite sarebbero state salvate. Quelle vite si sarebbero però salvate anche in altri possibili contesti che qualcuno di eccessivamente fazioso e subdolamente fazioso definirebbe “peccaminosi” e “contronatura”; li elenchiamo qui di seguito:
la signora Savi avrebbe salvato molte vite:
- se fosse stata lesbica;
- se il padre dei suoi figli fosse stato gay;
- se “quella sera” avesse avuto soltanto rapporti orali oppure soltanto anali;
- se avesse proposto al padre dei suoi figli di usare un’intera scatola di preservativi per ogni rapporto avuto nel periodo che l’ha resa gravida;
- se prima di “quella sera” si fosse fatta chiudere le tube al solo, mero, unico scopo di non avere figli;
- se “quella sera” avesse avuto rapporti extraconiugali con un uomo sterile;
- se il padre dei suoi figli avesse, quella sera, preferito portarsi a letto una pornostar;
- se “quella sera” avesse proposto al padre dei suoi figli di assoldare una prostituta per un rapporto a tre che non contemplasse il contatto diretto tra i coniugi;
- se avesse preferito dell’autoerotismo davanti a un film porno;
- se avesse guardato lo stesso film porno col padre dei suoi figli usando per sé soltanto il vibratore comprato il giorno prima in un sexy shop di periferia.
In ciascuna di queste ipotetiche situazioni Papa Ratzinger vedrebbe annidarsi (oddio che paura!…) il Peccato. Ma Papa Ratzinger ha studiato per una vita intera: può egli avere studiato per 50 o 60 anni e uscirsene in buona fede con affermazioni che non sarebbero avallate neppure da un disgraziato di povero ignorante, purché sano di mente? Ne dubito fortemente, molto fortemente. Io credo che, pur senza una colpa diretta, e questo è banalmente ovvio, mettere al mondo futuri delinquenti, vergognosi assassini dalle mani grondanti di sangue, che al momento opportuno, con una faccia che ispira conati in successione ininterrotta, chiedono la grazia (poverini!), puzzi di Peccato Mortale molto più che una seduta di masturbazione davanti a un film di Rocco Siffredi, molto più di un rapporto omosessuale, extraconiugale, insomma alternativo. E anche l’indulto indiscriminato è un’operazione solennemente schifosa.
Quando si fanno affermazioni che invadono spudoratamente la sfera privata di chi è esente da contaminazioni religiose o filoclericali (per citare soltanto la “categoria” cui ritengo di appartenere), non si può essere in buona fede. La buona fede imporrebbe un rispettoso, distaccato, distanziato silenzio. La buona fede imporrebbe di constatare che (una volta riconosciuti come irrinunciabili il rispetto e la tolleranza reciproci) è la vita in quanto tale ad essere relativa e relativistica, non i relativisti.
Il male che offende la vita, poco cari miei signori del potere sotterraneo e della malafede dissimulata, proviene proprio dalla vita, non da un altro mondo. Perché mai dovremmo continuare a pisciarci addosso dal momento che sono stati inventati i pannolini? La vita sulla terra come la conosciamo da quando esistiamo in qualità di propaggini di essa, perché di certo altro non siamo, è essa stessa tutto il bene possibile, e nel contempo tutto il male, tutto l’orrore possibile. Così anche è l’aborto. Così anche è l’essere umano: poeta e cantore, assassino e stupratore.