di Adele Orioli, Roma
In un recente studio effettuato dall’Università del Minnesota, gli atei (e, supponiamo, gli agnostici, ricompresi nel nebuloso concetto di non-religious) negli Stati Uniti vengono statisticamente e sociologicamente indicati, senza mezzi termini, come “the most hated of minority group”, i più discriminati e i più in difficoltà a integrarsi e a essere integrati in un Paese dove, in effetti, la religiosità viene affermata su ogni banconota.
Sulla quantificazione di minoranza, le cifre in nostro possesso non sono né precise né aggiornate; eppure, nel confronto con la popolazione italiana non può non stupirci il dato raccolto da Zuckermann nel 2004 per la Cambridge University.
I non credenti rappresenterebbero infatti una quota di popolazione oscillante dal 3 al 9% sul totale; ampia approssimazione che, tradotta in cifre, comprenderebbe dai quasi 9 ai quasi 27 milioni di persone.
Sulla qualificazione dell’odio, invece, abbiamo qualche spunto in più.
Innanzitutto il recente sondaggio Gallup, secondo il quale il 53% degli elettori statunitensi non voterebbe mai un candidato ateo e il 45% lo voterebbe esclusivamente ove “ben qualificato” (solo il 43% non voterebbe un omosessuale, il 38% un musulmano, il 15% un cristiano evangelico…)
D’altronde, sia detto per inciso, il 55% della popolazione (e il 67% degli elettori di Bush) non crede all’evoluzionismo, bensì al creazionismo e/o alla cosiddetta teoria del “disegno intelligente”; sempre secondo una fonte Gallup, 1/3 degli americani considera verità scientifica il contenuto della Bibbia.
Pessima opinione dei non credenti che si riflette peraltro direttamente sul piano legislativo nelle Costituzioni di moltissimi Stati.
Lo Stato del Texas, ad esempio, nel non domandare alcun test religioso per l’ammissione ai pubblici uffici (richiamando in questo l’articolo 6 della Costituzione USA) sottomette però la garanzia di non venire discriminati per personali opinioni religiose alla necessaria ammissione dell’esistenza di un Essere Superiore qualsiasi. Nel South Carolina non si può venire eletti Governatori (e vice Governatori) qualora si neghi l’esistenza dell’Essere Superiore anzidetto; nel Tennessee, in Mississipi e in North Carolina l’esclusione è invece comprensiva di qualunque incarico pubblico. In Arkansas non solo si è esclusi dai pubblici impieghi, ma è addirittura vietato ai non credenti il prestare testimonianza.
Non stupisce quindi l’enorme risonanza, negativa ovviamente, data alla notizia che un membro del Congresso (addirittura!), tale Pete Stark eletto in California, si sia dichiarato pubblicamente ateo; il primo e per ora l’unico caso di coming out nelle sfere più elevate dell’amministrazione statunitense. A detta dello stesso Stark, nel Congresso dal 1973, la sua rielezione adesso risulta molto più difficile.
Le discriminazioni toccano anche temi sensibili come la sanità; in Illinois e Michigan, ad esempio, vengono stipulate assicurazioni sanitarie “convenzionate”, più vantaggiose e meno care, per coloro i quali si impegnano a priori a non ricorrere a tutta una certa gamma di prestazioni: contraccezione, aborto, inseminazione artificiale, sterilizzazione…
L’attuale amministrazione Bush non ha certo favorito la situazione; anzi, si può certo dire che abbia brillato per atti di dubbia costituzionalità volti a favorire tutte le iniziative faith based (peraltro poste in essere per la prima volta nel 1997 dal democratico Clinton). Anche attraverso fondi pubblici, in violazione del Primo Emendamento (la cosiddetta Clause Establishment: Il Congresso non potrà fare alcuna legge per il riconoscimento di qualsiasi religione, o per proibirne il libero culto); dal bilancio federale risulta infatti un incremento del 38% di esenzioni e donazioni a gruppi religiosi nel triennio 2003/2005, nonché la creazione di un apposito fondo da un miliardo di dollari con l’esclusiva funzione di creare iniziative politiche a favore delle fedi (alcune inchieste giornalistiche hanno peraltro sottolineato la coincidenza singolare tra le elargizioni a favore delle parrocchie e il cambiamento di orientamento politico di parroci e pastori tradizionalmente democratici; ma forse siamo maliziosi…). Certo è che finanziamenti destinati ai meno abbienti vengono spesso dirottati verso programmi per giovani che includono l’educazione all’astinenza sessuale, così come è certa e recente la legge che permette alle organizzazioni religiose di non assumere persone di altre fedi (o senza fede, ovviamente) anche se impiegati in servizi sociali pagati esclusivamente con soldi pubblici.
Il caso è attualmente davanti alla Corte Suprema, a cui spetta per ora solo pronunciarsi sulla legittimazione al ricorso da parte della Freedom From Religion Foundation, in causa quale associazione di contribuenti. A questi in quanto tali non è infatti ammessa qualsivoglia opposizione ad azioni governative, ma spesso la Corte ha aggirato l’ostacolo concedendo la legittimazione per violazione della Clause Establishment; senza questo escamotage giurisprudenziale quasi nessun caso di contrasto tra Stato e Chiese sarebbe mai arrivato in tribunale. Staremo a vedere.
Giusto per dare un’idea dell’atmosfera nei confronti dei non credenti nella land of freedom a stelle e strisce, è recentemente andata in onda sulla CNN una puntata del seguitissimo programma di informazione Paula Zahn Now interamente dedicata alle persecuzioni e discriminazioni subite dagli atei americani.
Se nella prima parte della trasmissione si vedono frettolose ma significative testimonianze (bambini non frequentanti le ore di studio biblico alle elementari terrorizzati con preconizzazioni di inferno e dannazioni, con i relativi genitori ghettizzati costretti a cambiare città), nella seconda la parola viene data a tre “esperti” a vario titolo, tutti credenti e infervorati. Si arriva a sostenere che le vere persecuzioni sono quelle degli atei (ridotti, peraltro, all’1% della popolazione, contraddicendo così i dati di Zuckermann) nei confronti della storia e della tradizione americana (Salem o le moderne Chiese-centro commerciale?). Atei che in nulla credono e quindi nulla possono volere o pretendere e che, in ultima istanza, se proprio non vogliono convertirsi, dovrebbero solo tacere.
Ora gli Stati Uniti si preparano con fervore alle prossime elezioni presidenziali; un dato è però già certo: che sia -con o che sia -dem, il Presidente sarà senza dubbio teo-.