Newsletter UAAR n° 2

(27 dicembre 2000)

  1. L’UAAR ORGANIZZA LA PRIMA SETTIMANA ANTICONCORDATARIA
  2. CINEMA, RELIGIONE E ATEISMO
  3. IL TELEVIDEO RAI SPONSORIZZA LA CEI
  4. GLI ITALIANI PREFERISCONO LA SCUOLA PUBBLICA
  5. NUOVA LEGGE SULLE ADOZIONI

1. L’UAAR ORGANIZZA LA PRIMA SETTIMANA ANTICONCORDATARIA

Dal 9 al 18 febbraio 2001, l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) organizza una settimana di mobilitazione in Piazza Campo de’ Fiori a Roma, dove Giordano Bruno fu arso vivo il 17 febbraio del 1600.

Altre due date funeste cadono anch’esse nella stessa settimana: l’11 ed il 18 febbraio furono firmati, da Benito Mussolini e Bettino Craxi, il Concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica e le modifiche allo stesso.

Inoltre, in seguito al primo referendum a suffragio universale che sia svolto nella storia plurimillenaria di Roma, il 9 febbraio 1849 fu proclamata la Repubblica Romana che segnò la fine del potere temporale della Chiesa cattolica.

L’UAAR sarà presente in Campo de’ Fiori tutti i pomeriggi dal 9 al 18 febbraio al fine di dialogare con i cittadini, distribuire materiale informativo e organizzare manifestazioni e campagne di sensibilizzazione, possibilmente con la partecipazione di altre associazioni laiche disponibili.

Maggiori dettagli verranno comunicati tempestivamente.

Per maggiori informazioni, per aderire o per dare una mano, potete inviare una e-mail all’indirizzo info@uaar.it.

2. CINEMA, RELIGIONE E ATEISMO

Abbiamo avuto modo di leggere che il Cardinal Poupard, “ministro dello spettacolo” del Vaticano, ha lanciato un accorato appello agli uomini del cinema affinché producano pellicole con le quali far riscoprire Dio all’uomo moderno.

Noi dell’UAAR preferiamo invece ringraziare tutti coloro che, proprio attraverso la realizzazione di film, hanno permesso a tanta parte dell’umanità di conoscere culture, valori e stili di vita diversi, lasciandosi così alle spalle secoli di oscurantismo e di ipocrisia di cui anche la Chiesa cattolica porta pesanti responsabilità.

Non dimentichiamo, infatti, gli anatemi di Pio X, né l’enciclica del 1936 emanata da Pio XI affinché il cinema fosse oggetto di «Vigilanti cura», né la scomunica nei confronti di Luis Buñuel, né i processi contro Fellini e Pasolini: fa piacere constatare come, allora come oggi, il Vaticano riesca a farsi trovare sempre dalla parte sbagliata della contesa, salvo ritornare sui suoi passi dopo qualche tempo, come se niente fosse.

3. IL TELEVIDEO RAI SPONSORIZZA LA CEI

All’inizio di dicembre il Televideo della Rai-Radiotelevisione Italiana (servizio pubblico) ha inaugurata la sua nuova veste grafica che l’ha reso più gradevole e fruibile: specialmente l’indice a pagina 100 è ora in grado di presentare in maniera più approfondita gli argomenti trattati.

In questo modo, però, ci siamo anche accorti del lancio che, dalla stessa pagina, Televideo fa della pagina 418 riservata alla Conferenza Episcopale Italiana, arditamente collocata fra le “Istituzioni”.

La cosa è talmente spudorata che abbiamo immediatamente spedito alla redazione di Televideo la seguente lettera di protesta:

    • a commettere uno sbaglio macroscopico;
    • a dimostrarVi di parte;
    • a discriminare non solo gli atei e gli agnostici, ma anche lo Stato e le altre confessioni di minoranza firmatarie di Intese, competitori della CEI nell’ambito della distribuzione del gettito Irpef.
  • «Abbiamo avuto modo di rilevare come, nell’ambito della ristrutturazione del vostro servizio, abbiate inserito la CEI tra le istituzioni dello Stato Italiano. Un errore del genere potrebbe essere comprensibile se compiuto da un bambino delle elementari, non da un servizio pubblico: la CEI, oltre a dipendere direttamente da uno stato estero, è un ente ecclesiastico ai sensi della legge 222/85, la quale legge ne imponeva anche la registrazione all’albo delle persone giuridiche. Come se non bastasse, le pagine ad essa dedicate non sono altro che una pubblicità a favore della stessa al fine della sottoscrizione dell’otto per mille.

    In questo modo siete riusciti in un colpo solo:

    Vi invitiamo quindi a sistemare immediatamente l’errore: in caso contrario avvieremo una campagna di stampa sulla Vostra faziosità che, ne siamo certi, non ci vedrà soli».

Televideo non ci ha, al momento, ancora risposto. Ha in compenso replicato alle e-mail di alcuni nostri soci motivando la classificazione della CEI con «l’esigenza di facilitare il lettore», e informando altresì che la pagina 418 è una pagina a pagamento: circostanza che non emerge assolutamente dalla lettura della pagina stessa o della pagina-indice.

Invitiamo pertanto tutti i nostri lettori ad inviare anch’essi una protesta a Televideo, alla e-mail televideo@rai.it.

4. GLI ITALIANI PREFERISCONO LA SCUOLA PUBBLICA

Nei giorni scorsi è stata reso noto un sondaggio effettuato dall’Eurisko per conto del CNEL nel maggio scorso: immediatamente successivo, quindi, all’approvazione della Legge numero 62 con la quale lo stato italiano ha, per la prima volta, concesso fondi alle scuole private. Addirittura l’83,3% del campione intervistato si è detto d’accordo con l’affermazione che «lo Stato deve fare di più per le scuole e le università statali», mentre soltanto l’8,5% ha sostenuto che «ci vogliono più scuole e università private». A favore del pubblico soprattutto le donne (86,7%) e i giovani (91,8%). La débacle è completa per il presidente lombardo Formigoni, pasdaran del buono scuola: i lombardi si rivelano molto tiepidi nei confronti della scuola privata, a favore della quale mostrano più entusiasmo, pur limitato, i residenti in altre sei regioni.

5. NUOVA LEGGE SULLE ADOZIONI

Il 6 dicembre il Senato italiano ha approvato, in prima lettura, la nuova legge sulle adozioni: il testo votato persevera nel vietare l’adozione ai conviventi, a meno che non convivano da tre anni e promettano di sposarsi. Qualcuno, per giustificare il proprio voto favorevole, ha anche contrabbandato per un «primo riconoscimento delle coppie di fatto» quello che in realtà è un esplicito invito al matrimonio!

Tutto a causa della contrarietà di alcuni ministri cattolici all’interno del Governo: e pensare che, commentando il caso di Martina (la bambina portata via con la forza lo scorso giugno alla coppia non sposata a cui era stata affidata), proprio il vescovo di Grosseto aveva tuonato contro la «giustizia farisea» che la sottraeva alla propria famiglia!